l'aria calda scatena l'ormone ai più, a me risveglia istinti di base
sono stata in profumeria a salutare Lara, ne sono uscita stringendo tra le dita un sacchetto colmo di facezie, Acqua di Giò, smalto nero superfashion, un kayal verde/piombo e una marea di campioncini più bracciale e borsa da spiaggia omaggio, nientedimeno
Entrata in casa ho nascosto il tutto nell'armadio, prima che my knight in shining whatever mi fulminasse con un battito di ciglia
Pentita ma felice
venerdì 30 aprile 2010
fade to grey
giovedì 29 aprile 2010
MINCHIA (esclamò la contessa entrando a palazzo) che giornata lunga!
lungi da me annoiarvi con le scartoffie menose che ho dovuto consultare, dopo il lavoro ho fatto un giro in centro, tutti con le infradito, una botta di caldo e la gente sbarella davvero! non voglio essere menagramo, però questa primavera non mi convince del tutto, whatever, mi sentivo in vena, ho comprato un gratta e vinci, e ho vinto 25 euro, non so proprio come investirli! ho deciso che il cambio degli armadi lo faccio nel weekend, con calma, mi aspetta un repulisti radicale, il Principe, sempre molto essenziale, apprezzerà sicuramente!
io, che ragiono in prospettiva, penso a fare posto ai nuovi acquisti, obviously
dell'eccesso di zelo (totalmente fuori luogo)
Se non avessi abbastanza da fare ci ha pensato la stagista a trovare un diversivo, tanto per dimostrare che ha iniziativa, ovviamente avallata dal capo, che quando è fuori si sente in obbligo di assegnarci i compiti da brava maestrina, ha scaricato un elenco di pratiche che se ne stavano tanto bene dov'erano, invece no! in sostanza oggi dovrò chiudere l'ufficio per occuparmi ANCHE di queste.
la possino caricà gl'indiani
mercoledì 28 aprile 2010
untitled
Il tempo cambia molte cose nella vita, il senso, le amicizie, le opinioni, che voglia di cambiare che c'è in me
ovviamente non è farina del mio sacco, l'ho presa in prestito dal mitico Franco Battiato, era il glorioso 1981, e la perla fa parte dell'inossidabile LP "La voce del Padrone"
il tempo è l'unità di misura che ci ricorda come tutto cambia, o tutto resta uguale, il tempo che passa, non torna, sembra infinito e non lo è. Milioni di cose da fare e così poco tempo, che alla fine della giornata hai sempre la sensazione di aver lasciato qualcosa indietro. Cerchi di vivere tutto fino all'ultimo, e poi, per alcune cose, le più importanti, rimandi al giorno dopo, come se fossi eterno, sprovvisto di data di scadenza. A volte penso che non ne abbiamo abbastanza per perderci in cazzate... se/quando proviamo qualcosa dovremmo dirlo, nell'esatto istante in cui lo sentiamo, sennò dopo quell'attimo é passato...
il tempo è l'unità di misura che ci ricorda come tutto cambia, o tutto resta uguale, il tempo che passa, non torna, sembra infinito e non lo è. Milioni di cose da fare e così poco tempo, che alla fine della giornata hai sempre la sensazione di aver lasciato qualcosa indietro. Cerchi di vivere tutto fino all'ultimo, e poi, per alcune cose, le più importanti, rimandi al giorno dopo, come se fossi eterno, sprovvisto di data di scadenza. A volte penso che non ne abbiamo abbastanza per perderci in cazzate... se/quando proviamo qualcosa dovremmo dirlo, nell'esatto istante in cui lo sentiamo, sennò dopo quell'attimo é passato...
martedì 27 aprile 2010
Etimologia
défaillance s.f. fr. (pl. défaillances); in it. s.f. inv. (o pl. orig.) *
Momento di debolezza, di mancamento SIN cedimento; nel l. sport., crisi
devo ricordarmi di assumere un antidepressivo prima di rifare l'estratto conto
*si ringrazia il dizionario Sabatini Coletti per la gentile concessione
lunedì 26 aprile 2010
Prendimi l'anima ma ridammi la radio
no, non sto farneticando, è che ieri durante il viaggio abbiamo ascoltato Vasco e mi è rimasta in testa. Comunque la giornata di ieri è stata catartica. Non ho avuto illuminazioni, segni del destino e altre amenità, ho trascorso una domenica nel verde della campagna astigiana, al sole, in compagnia di parenti, per festeggiare il compleanno della mia cuginetta di cinque anni, sono stata bene, non ho avuto nausea all'idea di rientrare al lavoro stamattina, mi sono anche divertita.
piesse l'auto nuova va che è una bellezza, in autostrada sembrava viaggiasse su rotaie
piesse l'auto nuova va che è una bellezza, in autostrada sembrava viaggiasse su rotaie
domenica 25 aprile 2010
Escogito ergo sum
Da giorni, o settimane? o mesi? rifletto, ragiono, considero (metteteci tutti i sinonimi, a piacimento) non ho ancora preso una reale decisione, sto valutando le poche opzioni che ho per stabilire cosa fare di questa vita, lavorativa, obviously. Certo è che non voglio marcire in quell'ufficio con i soliti oneri e ben pochi onori, ignorata dai grandi capi se non per i classici cazziatoni di massa, considerata solo nelle feste comandate, e costretta a subire l'ignoranza di chi mi è superiore in grado.
Ebbene ci ho rimuginato così tanto che mi fa male il pensatoio (cit.)
*
Finalmente abbiamo raggiunto un temperatura consona alla stagione, pensare che anche ieri pioveva! Per non rischiare altre sessioni di aerosol mi sono intabarrata nel mio cappottino fashion. Le allegre famigliole che infestavano la città in t-shirt, braghe corte e gambe nude domani sarranno tutte a letto con la febbre! Per onestà vi dico che mi sono alzata dal letto alle 14, prima che il dispositivo antiprigrizia mi catapultasse fuori! Per ripristinare le funzioni vitali ho fatto un brunch degno di un hotel guardando una puntata di Supernatural in lingua originale poi sono uscita col Principe in moto. Domani (cioè oggi tra una decina di ore) andremo dai parenti per il compleanno della cuginetta. Per l'occasione abbiamo acquistato un completo delizioso, una t-shirt Hello Kitty e un giocattolo. L'eterna bambina che alberga in me voleva comprare un barbapapà di pelouche alto mezzo metro (non fosse altro che in moto non sapevamo come portarlo, ho dovuto desistere) non paga mi sono sfogata in profumeria.
Avremmo dovuto comprare azioni di Clinique e Shiseido (cit).
La prossima settimana mi dedicherò seriamente alle mie spese personali!
Domani il gallo canterà presto, buona domenica a tutti
venerdì 23 aprile 2010
Queen Club
degli scazzi planetari ed altri demoni
Perchè permettiamo all'unica cosa che ci manca di rovinare tutte le altre che abbiamo?
siccome ho uno scazzo di discrete dimensioni, e il tempo nefasto non aiuta proprio, chiedo scusa in anticipo per sbalzi umorali al limite della schizofrenia, rosari di parolacce degni di La Tourette e altre didascaliche annotazioni che troverete nel blog
mi sto sforzando di non fare diventare il suddetto un muro del pianto
considerazione prima di dormire
è stata un'altra settimana di giorni stanchi, stiracchiati, vissuti senza emozione, giocati sempre in difesa, coprendo il fianco, in continua tensione, reprimendo i veri impulsi, mantenendo un profilo basso, e mentre sembra tutto statico, sotto una superficie di braci arde il vero fuoco, in profondità c'è fermento. Ci sono progetti e decisioni, priorità da stabilire, tempi e modi.
Sto tessendo una trama che Penelope in confronto a me era una dilettante
giovedì 22 aprile 2010
mercoledì 21 aprile 2010
Instant karma # 41
Quando sono entrata nella stanza e ho trovato Barbara seduta sul letto, con le lacrime che le solcavano il viso angosciato, ho realizzato che era arrivato il momento di consegnarle la busta.
Guardando il suo riflesso era riuscita a ritrovarsi, aveva recuperato i pezzi che le mancavano; lo specchio era la luce che le aveva permesso di trovare la strada per tornare a casa.
I ricordi sono dolorosi, i traumi soprattutto, scavano dentro, giacciono sotto pelle, spesso si addormentano per poi svegliarsi e toccare ancora nervi scoperti, rimettere tutto in gioco, alterare la memoria. Barbara ha convissuto con un senso di colpa per anni, la terapia l'ha aiutata a metabolizzare il dolore, ad elaborare la perdita e razionalizzare quanto era successo. Sono occorsi anni di supporto psicanalitico per superare il trauma di essere sopravissuta all'incidente in cui ha persona la vita sua sorella Alice.
Lalli aveva 10 anni, Barbara, adolescente, l'aveva portata con sè ad una festa di compleanno su preciso ordine dei genitori e aveva l'obbligo di accompagnarla a danza; il ragazzo dei suoi sogni, maggiorenne da pochi mesi, neopatentato, le portò con la sua auto, non seppe mai se fu per distrazione o poca esperienza, i tre rimasero vittime di un frontale in cui Luca perse temporaneamente l'uso delle gambe, Barbara riportò un severo trauma al ginocchio e la piccola Alice morì sul colpo. Barbara non si perdonò mai la morte della sua sorellina: per un periodo lunghissimo dormì nel suo letto, con la sua bambola preferita, Camilla, con cui i genitori la sentirono parlare ogni notte. Solo la lunga terapia psicanalalitica alla quale ne seguì una cognitivo comportamentale, riuscirono a sollevare Barbara dal senso di colpa che l'aveva attanagliata per 20 lunghi anni, fino a quando uno strano mal di testa non si era trasformato un incubo...
CONTINUA
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Guardando il suo riflesso era riuscita a ritrovarsi, aveva recuperato i pezzi che le mancavano; lo specchio era la luce che le aveva permesso di trovare la strada per tornare a casa.
I ricordi sono dolorosi, i traumi soprattutto, scavano dentro, giacciono sotto pelle, spesso si addormentano per poi svegliarsi e toccare ancora nervi scoperti, rimettere tutto in gioco, alterare la memoria. Barbara ha convissuto con un senso di colpa per anni, la terapia l'ha aiutata a metabolizzare il dolore, ad elaborare la perdita e razionalizzare quanto era successo. Sono occorsi anni di supporto psicanalitico per superare il trauma di essere sopravissuta all'incidente in cui ha persona la vita sua sorella Alice.
Lalli aveva 10 anni, Barbara, adolescente, l'aveva portata con sè ad una festa di compleanno su preciso ordine dei genitori e aveva l'obbligo di accompagnarla a danza; il ragazzo dei suoi sogni, maggiorenne da pochi mesi, neopatentato, le portò con la sua auto, non seppe mai se fu per distrazione o poca esperienza, i tre rimasero vittime di un frontale in cui Luca perse temporaneamente l'uso delle gambe, Barbara riportò un severo trauma al ginocchio e la piccola Alice morì sul colpo. Barbara non si perdonò mai la morte della sua sorellina: per un periodo lunghissimo dormì nel suo letto, con la sua bambola preferita, Camilla, con cui i genitori la sentirono parlare ogni notte. Solo la lunga terapia psicanalalitica alla quale ne seguì una cognitivo comportamentale, riuscirono a sollevare Barbara dal senso di colpa che l'aveva attanagliata per 20 lunghi anni, fino a quando uno strano mal di testa non si era trasformato un incubo...
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primavera non pervenuta
lunedì 19 aprile 2010
Instant karma # 40
- E' la terza volta che ti cambi! come mai?
- Non ho ancora deciso cosa mettermi, e tu perchè stai sempre a spiarmi? Non hai da fare i compiti? vai nella tua stanza. Su, fuori!
- Mamma, uffa, Lalli mi manda via!
- Basta voi due, siete insopportabili, cercate di andare d'accordo.
- Mà, non la voglio sempre tra i piedi!
- Oh, cara, sai quante cose non vorrei! Cerca di essere più cortese, se non è troppo disturbo.
- Perchè deve venire con me?
- Io e tuo padre dobbiamo andare dalla nonna, sei grande e devi prenderti cura di tua sorella. Non ho intenzione di ripeterlo.
- C'è la festa di Giorgia, proprio oggi dovete andare via?
- Lalli non fare i capricci, tua nonna non sta bene e noi dobbiamo andare a prenderla. Puoi andare alla festa solo se ti porti dietro tua sorella. Che sarà mai!
- Mà, è una tragedia, prima di tutto é piccola! poi sarò l'unica a portarsi dietro la zavorra.
- Mamma, mi ha chiamato zavorra! e non sono piccola, ho dieci anni
- Sei una scocciatura, ogni volta devo portarti con me, perchè non vai a giocare da Cinzia!
- Non posso, è martedì, la signorina Matilde mi aspetta!
- Ecco, per colpa tua perdo la festa.
- Vengo anch'io, prometto che starò in un angolo.
- Non diciamo stupidate, Chicca, non sei mica in castigo, tu andrai con tua sorella alla festa e alle cinque ti accompagnerà alla lezione di danza.
- Alle cinque? proprio quando arrivano tutti? è un mese che ho chiesto il permesso.
- Lalli, hai quattordici anni, quando sarai maggiorenne deciderai da sola, per ora, se non vuoi essere punita, farai come ti ho detto, e per cortesia non farmi ripetere due volte lo stesso discorso.
****
- Dai Chicca, sbrigati, ci da un passaggio Luca.
Lalli scambia un'occhiata con l'amica, è radiosa.
- La mamma non vuole che prendiamo passaggi dagli sconosciuti!
- E' il cugino di Giorgia, lo conosciamo, dai, mettiti il cappotto che ti accompagno.
- Resti a vedere le prove?
- No, torno alla festa.
- Mamma si arrabbierà.
- No, mamma non lo saprà perchè tu starai con la bocca cucita, ok?
- Ha detto che mi devi accompagnare, non lasciarmi lì.
- Tu vuoi proprio rovinarmi la giornata! é un mese che aspetto questa festa, non la perderò per la tua lezione di danza. Ti porto, ti ci lascio e poi vengo a riprenderti. Ricordati che hai un debito con me, siamo intese?
La bambina osserva la sorella con occhi curiosi, sembra aver mangiato la foglia!
- Ho capito, ti piace Luca?
- shh, non farti sentire.
- lo sapevo, ecco perchè sei contenta di portarmi a danza. Ma è grande!
- Ha diciotto anni.
- Sa guidare?
- Certo, smettila di fare tutte queste scene. Su, sali e zitta!
***
L'incoscienza dell'età, la voglia di crescere e di vivere tutto alla massima velocità, la paura delle delusioni, delle occasioni mancate, di quello che potrebbe essere è il combustibile che brucia nei loro cuori in questa giornata.
***
Prima di salire sull'auto Luca posa un bacio lieve sulle labbra di Lalli.
Mentre cambia la marcia appoggia la sua mano su quella della ragazza.
Chicca seduta dietro sorride ingenua e può vedere il profilo beato della sorella.
Lalli già pensa, con sguardo trasognato, a quando torneranno indietro, da soli.
Si volta verso Chicca, con quello sguardo complice che può esistere solo tra sorelle, le da un buffetto e dice sottovoce "grazie"
Se Chicca non avesse avuto la lezione di danza, Luca non le avrebbe mai dato un passaggio, e forse quel bacio, visto in tanti film d'amore, così desiderato, non sarebbe mai arrivato.
La rabbia è svanita.
****
- Lalli? Ahia Lalli, non riesco a muovermi.
- Ragazzi come state? puoi parlare? il ragazzo sembra vigile. Tu piccola, come ti chiami?
- Chicca. Mi fanno male le gambe.
- Stai calma! Passami l'estricatore, serve subito l'automedica. Codice rosso. Come si chiama la tua amica?
- è mia sorella, Lalli.
- Non cè battito. Serve un medico, subito!
- Lalli? Apri gli occhi! Lalli! Alice! voglio la mia mamma!
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- Non ho ancora deciso cosa mettermi, e tu perchè stai sempre a spiarmi? Non hai da fare i compiti? vai nella tua stanza. Su, fuori!
- Mamma, uffa, Lalli mi manda via!
- Basta voi due, siete insopportabili, cercate di andare d'accordo.
- Mà, non la voglio sempre tra i piedi!
- Oh, cara, sai quante cose non vorrei! Cerca di essere più cortese, se non è troppo disturbo.
- Perchè deve venire con me?
- Io e tuo padre dobbiamo andare dalla nonna, sei grande e devi prenderti cura di tua sorella. Non ho intenzione di ripeterlo.
- C'è la festa di Giorgia, proprio oggi dovete andare via?
- Lalli non fare i capricci, tua nonna non sta bene e noi dobbiamo andare a prenderla. Puoi andare alla festa solo se ti porti dietro tua sorella. Che sarà mai!
- Mà, è una tragedia, prima di tutto é piccola! poi sarò l'unica a portarsi dietro la zavorra.
- Mamma, mi ha chiamato zavorra! e non sono piccola, ho dieci anni
- Sei una scocciatura, ogni volta devo portarti con me, perchè non vai a giocare da Cinzia!
- Non posso, è martedì, la signorina Matilde mi aspetta!
- Ecco, per colpa tua perdo la festa.
- Vengo anch'io, prometto che starò in un angolo.
- Non diciamo stupidate, Chicca, non sei mica in castigo, tu andrai con tua sorella alla festa e alle cinque ti accompagnerà alla lezione di danza.
- Alle cinque? proprio quando arrivano tutti? è un mese che ho chiesto il permesso.
- Lalli, hai quattordici anni, quando sarai maggiorenne deciderai da sola, per ora, se non vuoi essere punita, farai come ti ho detto, e per cortesia non farmi ripetere due volte lo stesso discorso.
****
- Dai Chicca, sbrigati, ci da un passaggio Luca.
Lalli scambia un'occhiata con l'amica, è radiosa.
- La mamma non vuole che prendiamo passaggi dagli sconosciuti!
- E' il cugino di Giorgia, lo conosciamo, dai, mettiti il cappotto che ti accompagno.
- Resti a vedere le prove?
- No, torno alla festa.
- Mamma si arrabbierà.
- No, mamma non lo saprà perchè tu starai con la bocca cucita, ok?
- Ha detto che mi devi accompagnare, non lasciarmi lì.
- Tu vuoi proprio rovinarmi la giornata! é un mese che aspetto questa festa, non la perderò per la tua lezione di danza. Ti porto, ti ci lascio e poi vengo a riprenderti. Ricordati che hai un debito con me, siamo intese?
La bambina osserva la sorella con occhi curiosi, sembra aver mangiato la foglia!
- Ho capito, ti piace Luca?
- shh, non farti sentire.
- lo sapevo, ecco perchè sei contenta di portarmi a danza. Ma è grande!
- Ha diciotto anni.
- Sa guidare?
- Certo, smettila di fare tutte queste scene. Su, sali e zitta!
***
L'incoscienza dell'età, la voglia di crescere e di vivere tutto alla massima velocità, la paura delle delusioni, delle occasioni mancate, di quello che potrebbe essere è il combustibile che brucia nei loro cuori in questa giornata.
***
Prima di salire sull'auto Luca posa un bacio lieve sulle labbra di Lalli.
Mentre cambia la marcia appoggia la sua mano su quella della ragazza.
Chicca seduta dietro sorride ingenua e può vedere il profilo beato della sorella.
Lalli già pensa, con sguardo trasognato, a quando torneranno indietro, da soli.
Si volta verso Chicca, con quello sguardo complice che può esistere solo tra sorelle, le da un buffetto e dice sottovoce "grazie"
Se Chicca non avesse avuto la lezione di danza, Luca non le avrebbe mai dato un passaggio, e forse quel bacio, visto in tanti film d'amore, così desiderato, non sarebbe mai arrivato.
La rabbia è svanita.
****
- Lalli? Ahia Lalli, non riesco a muovermi.
- Ragazzi come state? puoi parlare? il ragazzo sembra vigile. Tu piccola, come ti chiami?
- Chicca. Mi fanno male le gambe.
- Stai calma! Passami l'estricatore, serve subito l'automedica. Codice rosso. Come si chiama la tua amica?
- è mia sorella, Lalli.
- Non cè battito. Serve un medico, subito!
- Lalli? Apri gli occhi! Lalli! Alice! voglio la mia mamma!
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la felicità sta nelle piccole cose (saturazione)
Instant karma # 39
Quindi ho avuto una brutta infanzia, o per lo meno qualcosa me l'ha rovinata. E quando sono riuscita a venire a patti con me stessa ho conosciuto la malattia. Questo è quanto Giulia, che credevo si chiamasse Camilla, e che fosse la mia migliore amica, mi ha riassunto durante il nostro primo dialogo. Sono seguiti i discorsi più strampalati, classica buona creanza tra vicine di letto. Questa mattina è stata preparata per il suo intervento ed è stata portata via.
Il tempo scorre lento e poi veloce, vado avanti di un giorno e torno indietro di tre, non so più distinguere cosa ho realmente vissuto e cosa ho solo sognato. Sono stanca. Stanca di aspettare, di capire, di ricordare. Sento voci, vedo volti, ricordo profumi, situazioni, stati d'animo. Cerco costantemente di collegare tutto, eppure manca sempre un elemento, il collante per tenere tutto insieme. Questa mattina mi sono svegliata con una fame assurda. Schiaccio il pulsante e appare l'infermiera scorbutica, le chiedo uno specchio, me lo porge con sguardo timoroso. Confesso che temo l'immagine che vedrò riflessa. Ho subito un intervento alla testa, ho i capelli corti e sicuramente sotto il cerotto ci sarà una bella cicatrice a testimoniare l'eterno soggiorno in questa struttura. Devo solo guardare. E' l'ora di affrontare la realtà. Lo appoggio sul comodino, prima voglio alzarmi. Riesco a reggermi in piedi. Bel traguardo. Sono sola nella stanza, giro intorno al letto, apro lo stipetto e vedo i miei abiti di quando mi sono presentata. Ho un flash, un ricordo nitido, barcollo, perdo l'equilibrio, mi siedo sul letto. Mi volto verso quello che è sempre stato il letto di Barbara, o almeno colei che chiamavo così. Afferro lo specchio e vedo il suo volto, devastato dalla malattia. Stringo gli occhi, sento salire le lacrime, respiro forte e riguardo l'immagine, è ancora lei, rimanda le stesse espressioni, mi tocco una guancia e vedo la mano. Sento la mia voce, bambina, che chiama Alice, sta urlando, piange. Buio. Ancora quel volto, gli occhi gonfi di lacrime. Inizio a ricordare, so chi è Alice, so di essere Barbara. E so perchè è successo tutto questo....
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Il tempo scorre lento e poi veloce, vado avanti di un giorno e torno indietro di tre, non so più distinguere cosa ho realmente vissuto e cosa ho solo sognato. Sono stanca. Stanca di aspettare, di capire, di ricordare. Sento voci, vedo volti, ricordo profumi, situazioni, stati d'animo. Cerco costantemente di collegare tutto, eppure manca sempre un elemento, il collante per tenere tutto insieme. Questa mattina mi sono svegliata con una fame assurda. Schiaccio il pulsante e appare l'infermiera scorbutica, le chiedo uno specchio, me lo porge con sguardo timoroso. Confesso che temo l'immagine che vedrò riflessa. Ho subito un intervento alla testa, ho i capelli corti e sicuramente sotto il cerotto ci sarà una bella cicatrice a testimoniare l'eterno soggiorno in questa struttura. Devo solo guardare. E' l'ora di affrontare la realtà. Lo appoggio sul comodino, prima voglio alzarmi. Riesco a reggermi in piedi. Bel traguardo. Sono sola nella stanza, giro intorno al letto, apro lo stipetto e vedo i miei abiti di quando mi sono presentata. Ho un flash, un ricordo nitido, barcollo, perdo l'equilibrio, mi siedo sul letto. Mi volto verso quello che è sempre stato il letto di Barbara, o almeno colei che chiamavo così. Afferro lo specchio e vedo il suo volto, devastato dalla malattia. Stringo gli occhi, sento salire le lacrime, respiro forte e riguardo l'immagine, è ancora lei, rimanda le stesse espressioni, mi tocco una guancia e vedo la mano. Sento la mia voce, bambina, che chiama Alice, sta urlando, piange. Buio. Ancora quel volto, gli occhi gonfi di lacrime. Inizio a ricordare, so chi è Alice, so di essere Barbara. E so perchè è successo tutto questo....
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limiti (that's me!)
sono stanca di aspettare, di avere pazienza, di attendere il mio turno, che comunque vada non arriva mai, stanca di ascoltare, di essere comprensiva, di capire i problemi e le difficoltà degli altri, quando le mie passano sempre in sordina, stanca di sorridere e di farmi andare bene cose che in realtà non sopporto, stanca di abbozzare, accettare atteggiamenti, comportamenti, cazziatoni, inutili cattiverie che SO di non meritare.
Ho un sacco di limiti, uno dei tanti è che non accetto che mi si insegni a vivere, specialmente se chi ci prova non sa farlo con la vita propria.
Sono fatta così
domenica 18 aprile 2010
sabato 17 aprile 2010
venerdì 16 aprile 2010
pulizie di primavera # 1 round
ieri ho passato in rassegna tutte le scatole di scarpe presenti nello sgabuzzino, praticamente il magazzino di un calzaturificio, alcune non ricordavo neanche d'averle! ne ho buttate via 4 paia.
Il Principe riguardo gli accessori (borse e scarpe) ha questa regola aurea: un paio entra e un paio esce!
mi sono portata avanti con gli acquisti di primavera
giovedì 15 aprile 2010
Instant karma #38
Non ho ancora un quadro preciso ma inizio a farmi un'idea di chi sono e cosa faccio nella vita.
Non ho chiesto uno specchio, non so che aspetto ho, non so che giorno è. Il tempo si è fermato. Passano settimane oppure giorni, ci sono spazi temporali vasti, e buchi neri nella memoria, salti nel futuro e riavvolgimenti di nastro. Sto cercando di immagazzinare più informazioni possibili per tracciare un profilo, ogni tanto mi sfugge la logicità dei pensieri, un ricordo mi confonde e scompagina quello che ho elaborato finora. Non mi perdo d'animo, aspetto paziente il cantastorie del giorno, chiunque possa fornirmi un'indicazione, un segno. A proposito mi giro per vedere come sta la vicina, che ha la presenza di un soprammobile. Tanto per cambiare è voltata tre quarti verso la finestra. Ha i capelli spettinati, hanno preso la forma del cuscino. Probabilmente si sente osservata, si gira verso di me e saluta educatamente. Questa poi! Camilla?! Sono sorpresa, emozionata, incuriosita, non riesco a trattenere l'eccitazione. Sapevo di non averla inventata!
- Come stai? Che ci fai qui?
Mi guarda, come se fossi dipinta di blu e non me ne fossi accorta.
- Secondo te?
Bè, è comprensibile, non siamo in una Spa, però mi aspettavo un po' meno astio e più partecipazione, la sto cercando da.....quant'è che sono qui dentro?
- Sono contenta di vederti.
Fa una smorfia poi si riprende.
- Scusami se non ricambio il tuo entusiasmo.
Mi da le spalle e accende l'Mp3. Non ha voglia di parlare, l'ha dimostrato chiaramente.
Non demordo, lei è la chiave, deve esserlo!
- Camilla, puoi spegnere un attimo quell'affare?
- Come mi hai chiamato?
Dimenticavo che qui abbiamo mischiato le carte ad arte, chissà qual è il suo nome!
- Scusa, sono un po' confusa, avrei bisogno di farti alcune domande, se non ti spiace...
Lo so, le spiace, eccome, ma io ho un obiettivo e fino a quando non l'avrò raggiunto non ho intenzione di mollare. Toglie gli auricolari, li avvolge intorno al lettore e si gira completamente dalla mia parte. Mi osserva con l'unico occhio a disposizione, visto che l'altro è coperto da una benda.
- Quindi sei contenta di rivedermi!
- Sì, bè, non in questa circostanza, però mi fa piacere...
Azzardo, non so dove andremo a parare.
- Sono sorpresa di trovarti qui, ero convinta che l'avessi sfangata.
- Eh, no...come vedi, tu piuttosto?
- Recidiva, è previsto un altro intervento martedì, quando si dice la sfiga! due su due!
Il mio sguardo dev'essere trasparente come un cristallo.
- Non ti ricordi di me, vero?
- Sì, del tuo viso, e della tua voce, solo che non sono sicura di chi tu sia in realtà.
- Giulia. Frequentavamo lo stesso medico.
- Vuoi dire che uscivamo con lo stesso uomo?
- Ma dai, no, eravamo in cura dallo stesso neurologo.
L'ho fatta ridere. Un punto a mio favore.
- Ah, mi sembrava strano! Questo quando succedeva?
- Due anni fa. Io ero in cura post operatoria, tu avevi i primi sintomi
- Io ho un ricordo di te con un abito da sposa. Ti sembrerà ridicolo e scusami fin d'ora se ti chiederò qualcosa di assolutamente assurdo. Sono stata al tuo matrimonio?
- Questa conversazione l'abbiamo già avuta. O meglio, mi avevi riconosciuto in una foto esposta da un fotografo, non era il mio matrimonio, facevo la fotomodella e quello era un servizio per un atelier di abiti da sposa.
- Giulia. Scommetto che hai una villa!
Dio o chi per lui si starà divertendo un mondo a complicarmi la vita
- No, però se vincessi al supernalotto mi piacerebbe comprarne una col parco.
- Nel periodo che frequentavamo questo medico...
- Bollani, è uno dei migliori.
- Ah! non l'ho mai visto, parlo sempre con Berti!
- Berti, mi ha operato lui. Brava persona, molto disponibile.
- Dicevo, quando ci siamo conosciute, come dire...siamo diventate amiche?
- Amiche è un parolone, diciamo che la miseria spesso accomuna.
- Voglio dire, ti ho mai confidato qualcosa sul disturbo...
- Sì. Non ti ricordi neanche questo?
- No. Il medico ha provato a spiegarmi, ma mi sconnetto ogni volta che qualcuno ci prova, non so se non voglio farmi influenzare o forse ho troppa paura di sapere. Dimmi, sono tanto diversa da quando mi hai conosciuto?
- A parte i capelli no, identica.
- Hai detto che pensavi l'avessi...
- Sfangata, che la radioterapia fosse sufficiente per risolvere il tuo problema. E' evidente che mi sbagliavo...
Il mio tono di voce da curioso è diventato supplichevole.
- Puoi aiutarmi a ricordare qualcosa in più?
- C'è un particolare, che mi aveva colpito molto. Nel tempo ci ho ripensato diverse volte. Mi avevi raccontato d'aver avuto un'infanzia terribile, che ti eri portata dentro un macigno per anni e quando eri riuscita finalmente ad eliminarlo avevi scoperto di essere malata. Aspetta, mi sembra che la frase fosse "ci ho pensato per così tanto tempo che alla fine mi è esploso in testa. Fottuto karma!"
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Non ho chiesto uno specchio, non so che aspetto ho, non so che giorno è. Il tempo si è fermato. Passano settimane oppure giorni, ci sono spazi temporali vasti, e buchi neri nella memoria, salti nel futuro e riavvolgimenti di nastro. Sto cercando di immagazzinare più informazioni possibili per tracciare un profilo, ogni tanto mi sfugge la logicità dei pensieri, un ricordo mi confonde e scompagina quello che ho elaborato finora. Non mi perdo d'animo, aspetto paziente il cantastorie del giorno, chiunque possa fornirmi un'indicazione, un segno. A proposito mi giro per vedere come sta la vicina, che ha la presenza di un soprammobile. Tanto per cambiare è voltata tre quarti verso la finestra. Ha i capelli spettinati, hanno preso la forma del cuscino. Probabilmente si sente osservata, si gira verso di me e saluta educatamente. Questa poi! Camilla?! Sono sorpresa, emozionata, incuriosita, non riesco a trattenere l'eccitazione. Sapevo di non averla inventata!
- Come stai? Che ci fai qui?
Mi guarda, come se fossi dipinta di blu e non me ne fossi accorta.
- Secondo te?
Bè, è comprensibile, non siamo in una Spa, però mi aspettavo un po' meno astio e più partecipazione, la sto cercando da.....quant'è che sono qui dentro?
- Sono contenta di vederti.
Fa una smorfia poi si riprende.
- Scusami se non ricambio il tuo entusiasmo.
Mi da le spalle e accende l'Mp3. Non ha voglia di parlare, l'ha dimostrato chiaramente.
Non demordo, lei è la chiave, deve esserlo!
- Camilla, puoi spegnere un attimo quell'affare?
- Come mi hai chiamato?
Dimenticavo che qui abbiamo mischiato le carte ad arte, chissà qual è il suo nome!
- Scusa, sono un po' confusa, avrei bisogno di farti alcune domande, se non ti spiace...
Lo so, le spiace, eccome, ma io ho un obiettivo e fino a quando non l'avrò raggiunto non ho intenzione di mollare. Toglie gli auricolari, li avvolge intorno al lettore e si gira completamente dalla mia parte. Mi osserva con l'unico occhio a disposizione, visto che l'altro è coperto da una benda.
- Quindi sei contenta di rivedermi!
- Sì, bè, non in questa circostanza, però mi fa piacere...
Azzardo, non so dove andremo a parare.
- Sono sorpresa di trovarti qui, ero convinta che l'avessi sfangata.
- Eh, no...come vedi, tu piuttosto?
- Recidiva, è previsto un altro intervento martedì, quando si dice la sfiga! due su due!
Il mio sguardo dev'essere trasparente come un cristallo.
- Non ti ricordi di me, vero?
- Sì, del tuo viso, e della tua voce, solo che non sono sicura di chi tu sia in realtà.
- Giulia. Frequentavamo lo stesso medico.
- Vuoi dire che uscivamo con lo stesso uomo?
- Ma dai, no, eravamo in cura dallo stesso neurologo.
L'ho fatta ridere. Un punto a mio favore.
- Ah, mi sembrava strano! Questo quando succedeva?
- Due anni fa. Io ero in cura post operatoria, tu avevi i primi sintomi
- Io ho un ricordo di te con un abito da sposa. Ti sembrerà ridicolo e scusami fin d'ora se ti chiederò qualcosa di assolutamente assurdo. Sono stata al tuo matrimonio?
- Questa conversazione l'abbiamo già avuta. O meglio, mi avevi riconosciuto in una foto esposta da un fotografo, non era il mio matrimonio, facevo la fotomodella e quello era un servizio per un atelier di abiti da sposa.
- Giulia. Scommetto che hai una villa!
Dio o chi per lui si starà divertendo un mondo a complicarmi la vita
- No, però se vincessi al supernalotto mi piacerebbe comprarne una col parco.
- Nel periodo che frequentavamo questo medico...
- Bollani, è uno dei migliori.
- Ah! non l'ho mai visto, parlo sempre con Berti!
- Berti, mi ha operato lui. Brava persona, molto disponibile.
- Dicevo, quando ci siamo conosciute, come dire...siamo diventate amiche?
- Amiche è un parolone, diciamo che la miseria spesso accomuna.
- Voglio dire, ti ho mai confidato qualcosa sul disturbo...
- Sì. Non ti ricordi neanche questo?
- No. Il medico ha provato a spiegarmi, ma mi sconnetto ogni volta che qualcuno ci prova, non so se non voglio farmi influenzare o forse ho troppa paura di sapere. Dimmi, sono tanto diversa da quando mi hai conosciuto?
- A parte i capelli no, identica.
- Hai detto che pensavi l'avessi...
- Sfangata, che la radioterapia fosse sufficiente per risolvere il tuo problema. E' evidente che mi sbagliavo...
Il mio tono di voce da curioso è diventato supplichevole.
- Puoi aiutarmi a ricordare qualcosa in più?
- C'è un particolare, che mi aveva colpito molto. Nel tempo ci ho ripensato diverse volte. Mi avevi raccontato d'aver avuto un'infanzia terribile, che ti eri portata dentro un macigno per anni e quando eri riuscita finalmente ad eliminarlo avevi scoperto di essere malata. Aspetta, mi sembra che la frase fosse "ci ho pensato per così tanto tempo che alla fine mi è esploso in testa. Fottuto karma!"
CONTINUA
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pigrizia
*
In questo inverno che sembra non volerci abbandonare, dopo mesi di serate intabarrate in pigiamoni di flanella, calzettoni e plaid di pura lana vergine (che immagine sexy!) ipnotizzate dal tubo catodico, ci siamo accordate per un'uscita solo donne. Barbara, in ferie per qualche giorno ha lasciato il Piemonte per respirare un po' di iodio marino. Federica ci ha raggiunto in moto, dopo la lezione di power yoga. Abbiamo cenato in un circolo culturale a dieci passi dal mare, in una piazzetta che ricorda quella dei Pescatori di Varigotti. Scofanata di pesce (dalle alici come antipasto al filetto d'orata) un dolcetto che scendeva come olio, sorbetto al limone, croccante di sesamo, digestivo alla liquirizia. Siamo uscite gonfie come palloni aerostatici. Ma quante risate! Bella serata. Ne avevo proprio bisogno. Da rifare!
mercoledì 14 aprile 2010
Maledetta primavera
diamo la colpa alla stagione
mi sveglio sempre alla stessa ora, solo che per farmi alzare dal letto occorre un'autogru!
bevo meno caffè e per contro ho più scazzo di quando ne bevo litri, oggi prendo due ore di permesso per sbrigare faccende che non voglio relegare al weekend, compresa la fila in posta per pagare un'utenza e il primo tagliando della moto. Stasera esco a cena con le amiche.
Sarà un massacro e domani servirà un defibrillatore, anzichenò!
martedì 13 aprile 2010
Instant karma #37
La chiacchierata con Francesca è stata senz'altro illuminante ma mi ha fiaccato. Chiedo un po' di thè all'infermiera, non faccio tempo a berlo che scivolo nel buio. Sonnecchio per ore. Sento voci intorno, sono tutta indolenzita. La mano sinistra è completamente addormentata, come se un elastico troppo stretto non permettesse la circolazione; c'è un ago a farfalla con una cannula inserita, una flebo centellina un liquido trasparente. Nella stanza non c'è nessuno. Vorrei andare in bagno. Aspetto l'inserviente e le chiedo se mi stacca questa dozzina di tubi per lasciarmi granchire le gambe. Giunge in mio aiuto l'infermiera scorbutica, oggi sembra di buon'uomore. alla mia richiesta mi guarda con gli occhi a mezzz'asta, deve domandare l'autorizzazione al medico! Ora che ci penso non mi sono ancora mossa dal letto. Le infermiere mi lavano regolarmente, non scenderò in particolari per descrivere come effettuo i bisogni, ma non mi sono alzata in piedi una volta. Con la mano destra afferro il lenzuolo e scopro le gambe. Lunghe e secche, bianco latte. Sembrano quelle di un manichino. Sul ginocchio sinistro c'è una cicatrice. Non è recente. Sembra un ricordo di guerra. Le muovo. Scampato pericolo, non sono paralizzata. L'infermiera è evaporata, oppure è stata sequestrata nel corridoio? entra l'inserviente col camice viola. Sta accompagnando al letto una ragazza. Un momento, che fine ha fatto Beatrice? Apprendo che é stata dimessa l'altro ieri. Dovevo essere narcotizzata pesantemente per non accorgermene. Neanche il tempo di dispiacermi e la ragazza accanto mi rivolge un sorriso di circostanza. Ha una benda sull'occhio, i capelli raccolti. Si sdraia nel letto prende un lettore mp3 dal cassetto, infila gli auricolari e si eclissa nel suo mondo. Bene, non avevo voglia di fare conversazione. Aspetto il prossimo personaggio che mi aiuterà a ricostruire il mio mosaico personale. Entra Claudia, dalla borsa spunto un quotidiano, sarà paradossale ma non voglio sapere che giorno è! Si avvicina, mi versa l'acqua in un bicchiere, accomoda la sedia accanto al mio comodino, tra il muro e il letto. Sa che potrà rispondere solo ad alcune domande, il resto dovrò aggiungerlo io, pezzo per pezzo. Sembra pronta!
- Da quanto ci conosciamo?
- Pressapoco sette anni.
Ecco affiorare un flash di Claudia, taglio e colore di capelli diversi, più disinvolta, quasi sfacciata. Una vita fa. Adesso sembra sua zia!
- Uscivi con il mio collega copywriter, Fabrizio.
- Bei momenti!
- Ti ho presentato io a Francesca!
- Esatto.
In un fotogramma io e Francesca litighiamo. Disapprovazione. Seguono istantanee di me furiosa con Claudia, e ancora con Francesca mentre cerco di evitare a Matteo un inutile dolore.
- Non sono omofoba, ero dispiaciuta che Francesca lasciasse Massimo per te. Non volevo che il bambino soffrisse.
Annuisce e prova a spiegare
- Con Fabrizio era una storia senza importanza. Prima di Francesca non avevo mai avuto una relazione con una donna. Lei neppure. Abbiamo iniziato a frequentarci in amicizia, lei e Massimo avevano seri problemi. Ci siamo innamorate. All'inizio hai fatto fuoco e fiamme, non credevi nella nostra storia, Matteo era piccolo, pensavi che io fossi una rovinafamiglie, poi hai visto come stiamo, come è sereno il bambino con noi, e hai accettato la situazione.
Francesca mi ha provocato per indurmi a ricordare.
- Ti confesserò una cosa ma spero che non la userai contro di me. Ogni volta che mi sveglio aggiungo un pezzo e ne perdo un altro. Ho paura di domandarti da quanto sono qui.
- Credimi, hai tutta la mia comprensione. E' stata una battaglia lunga. Devi avere ancora un po' di pazienza.
- La famosa lettera? Quando pensate di darmela?
- Hai chiesto che ti fosse consegnata ad un certo punto. Non siamo ancora arrivati a quel punto.
- Parlando per metafore, dista tanto la meta?
- Hai bisogno di fare ancora un po' di chiarezza, ma sei in dirittura d'arrivo
CONTINUA
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- Da quanto ci conosciamo?
- Pressapoco sette anni.
Ecco affiorare un flash di Claudia, taglio e colore di capelli diversi, più disinvolta, quasi sfacciata. Una vita fa. Adesso sembra sua zia!
- Uscivi con il mio collega copywriter, Fabrizio.
- Bei momenti!
- Ti ho presentato io a Francesca!
- Esatto.
In un fotogramma io e Francesca litighiamo. Disapprovazione. Seguono istantanee di me furiosa con Claudia, e ancora con Francesca mentre cerco di evitare a Matteo un inutile dolore.
- Non sono omofoba, ero dispiaciuta che Francesca lasciasse Massimo per te. Non volevo che il bambino soffrisse.
Annuisce e prova a spiegare
- Con Fabrizio era una storia senza importanza. Prima di Francesca non avevo mai avuto una relazione con una donna. Lei neppure. Abbiamo iniziato a frequentarci in amicizia, lei e Massimo avevano seri problemi. Ci siamo innamorate. All'inizio hai fatto fuoco e fiamme, non credevi nella nostra storia, Matteo era piccolo, pensavi che io fossi una rovinafamiglie, poi hai visto come stiamo, come è sereno il bambino con noi, e hai accettato la situazione.
Francesca mi ha provocato per indurmi a ricordare.
- Ti confesserò una cosa ma spero che non la userai contro di me. Ogni volta che mi sveglio aggiungo un pezzo e ne perdo un altro. Ho paura di domandarti da quanto sono qui.
- Credimi, hai tutta la mia comprensione. E' stata una battaglia lunga. Devi avere ancora un po' di pazienza.
- La famosa lettera? Quando pensate di darmela?
- Hai chiesto che ti fosse consegnata ad un certo punto. Non siamo ancora arrivati a quel punto.
- Parlando per metafore, dista tanto la meta?
- Hai bisogno di fare ancora un po' di chiarezza, ma sei in dirittura d'arrivo
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[cinema] Legion
prima di commentare questo film (recensire è un parolone) occorre una precisazione: sono affascinata da tutto ciò che soprannaturale. Vampiri, demoni, licantropi, ectoplasmi e compagnia cantante. Seguace dagli albori di Supernatural (se non lo conoscete vi consiglio la visione) con una particolare simpatia per l'arcangelo Gabriel interpretato da Christopher Walken (quanto amo quest'uomo) ne L'ultima profezia, non potevo farmi scappare questa perla della cinematografia. Spero si sia colta l'ironia nell'ultima frase!
Paul Bettany, eccellente Sylas ne Il codice Da Vinci veste i panni dell'arcangelo Michael. Il signore re dei cieli, stanco dell'ennesimo eccesso dei suoi figli decide di punirli in modo risolutivo, visto che il diluvio come monito non era stato abbastanza efficace, invia i suoi emissari alati a praticare uno sterminio di massa; il suddetto arcangelo, fedele soldato inviato in missione, in totale disaccordo con i progetti del padre, al punto da accapigliarsi col fratello Gabriel, interpretato da maschera di ghiaccio Kevin Durand, già detestato oltremodo in Lost, si schiera con gli umani, Originalissimo! si allea ad un gruppo di sfortunati che si trovano random a dividere lo stesso destino in the middle of nowhere e lotta contro una marea di zombies, armato fino a denti che Rambo in confronto era una caccola, e da luogo ad una sparatoria senza soluzione di continuità che i primi cinque minuti pareva lo sbarco in Normadia in Salvate il soldato Ryan, tutto per permettere ad una giovane cameriera all'ottavo mese di gravidanza di partorire il bambino che darà all'umanità una nuova speranza di redenzione. Che colpo di scena! In certi tratti rifà pure il verso a Terminator. Per favoreeeeeeeeee. Sorvolando sull'effetto trottola di Gabriel durante la lotta e sulla battuta scontata come i saldi Coop*, IMAO una cacata immane!
* protagonista all'arcangelo "Quando ti rivedremo?"
l'arcangelo risponde "Abbi fede"
lunedì 12 aprile 2010
troubles
[pensieri]
La prima cosa che ti insegnano a pugilato è mantenere sempre la guardia alta e non scoprire il fianco. Nella vita è la stessa cosa. Devi sempre proteggerti, e colpire per primo per non essere colpito. Il Principe, è della stessa scuola di pensiero, da sempre considerato ermetico, non da molta confidenza: mille conoscenti, pochi amici, quelli veri? si contano sulle dita di una mano. Le persone ti feriscono, volenti o nolenti, prima o poi succede, per questo non concede molto di sè. Lo fa sentire inattaccabile. Meno cose sanno di te, meno cose potranno usare contro di te. Lui sa come difendersi, lui non scopre il fianco. Io devo ancora imparare. Di me sapete poco, quello che scrivo in questo piccolo spazio. Libri, film, serie tv, scazzi lavorativi. Di me, in realtà non sapete niente, della mia vita vera qui c'è davvero poco. Comincerò a parlarvene un po', se avrete voglia di ascoltare...
domenica 11 aprile 2010
sabato 10 aprile 2010
Instant karma #36
- Sei ostile o è una mia impressione?
Una sfinge.
- Se siamo davvero amiche perchè sei così evasiva?!
- Mi sto attenendo scrupolosamente agli ordini del medico. Devi sforzarti di recuperare la memoria da sola. Se ti imbeccassi sarebbero ricordi indotti. Quello che credi cattiveria è il mio modo di aiutarti.
Sono confusa e perplessa.
- Ti posso assicurare che siamo amiche, io ho un lavoro, un'attività da mandare avanti e una famiglia a cui pensare, eppure trascorro ore qui in ospedale, avrebbe senso tutto questo se tra noi non ci fosse un legame?
- Non chiederlo a me, faccio fatica a ricordare cos'ho mangiato!
Francesca sostiene lo sguardo. Mi rifletto nei suoi occhi e ho un flash di pochi secondi in cui mi vedo consegnarle una busta, e lei, piangendo annuisce senza parlare. Le ho chiesto io di comportarsi così. Sta rispettando un patto siglato prima del mio intervento. Ora capisco il suo atteggiamento, quasi mi spiace di averla detestata.
- Devo farti delle domande, spero di averti autorizzato in anticipo a rispondermi.
Le scappa un sorriso involontario.
- Ho in testa immagini confuse, nomi, situazioni. Dovresti aiutarmi a ricollocare i ricordi nel giusto ordine. Io proverò a dirti cosa mi viene in mente.
- Spara!
Ecco la mia ragazza!
- Togliendo dal quadro Camilla, e la fantomatica Alice di cui non volete assolutamente parlare, ho un ricordo di un bambino biondo, avrà cinque/sei anni. Adora il gelato al cioccolato e da grande farà il pompiere come suo padre! Di cui però non ricordo nè nome nè la faccia
- Matteo! Mio figlio. Ne compie sette a maggio. E' il tuo figlioccio. Il padre si chiama Massimo, per tutti l'innominato.
- Matteo. Ecco chi era! Pensavo si chiamasse Gionata...
Le scappa uno sbuffo.
- Come Gionata Perlini? la tua prima cotta alle scuole medie! Hai sempre detto che se avessi avuto un figlio lo avresti chiamato così!
E' come un grande mosaico dove le tessere sono state buttate a caso. Devo toglierle una per una e metterle al loro posto.
- Abito con i miei genitori oppure ho un appartamento mio?
- Ehi, quanti anni credi di avere? Abiti da sola da almeno dieci anni. Nella zona più signorile, aggiungerei.
- Ho un ficus benjamin alto due metri in ingresso!
Questa è un'affermazione, ricordo perfettamente.
- E una kenzia enorme in soggiorno. Una cucina con isola, un soppalco in camera da letto e un bagno che sembra una pista da pattinaggio.
Francesca mi guarda sbalordita.
- Che lavoro faccio?
- Copywriter. In una delle agenzie pubblicitarie più quotate della città.
Non so per quale motivo ma non ho bisogno di ulteriori delucidazioni in merito.
- L'art director si chiama Andrea, ai tempi della scuola lo chiamavamo nerd, adesso è un genio e ci costa un occhio della testa!
Lei annuisce cercando di trattenere l'emozione.
- E...diciamo, ho qualcuno accanto?
- intendi un uomo?
- eh, non so, uomo, donna, a questo punto potresti dirmi ciò che vuoi, ti crederei sulla parola!
- sei etero, hai avuto diversi flirt, due fidanzati seri, l'ultimo è stato Marco. Lo hai lasciato quando hai scoperto...
- ho capito. Questo risale a...?
- l'anno scorso. Ci sono stati altri accompagnatori occasionali, nulla di serio, la priorità era guarire poi saresti tornata a cercare Marco, se ti avesse ancora voluto.
- Vuoi dire che non sa del...
- Assolutamente. Non se ne sarebbe mai andato se ti avesse saputo malata. Hai preferito ferirlo a morte dicendogli che lo avevi tradito con il suo migliore amico, che poi tanto amico non era, considerato il numero di volte in cui ci ha provato davvero con te.
- Ah. Non mi facevo così cinica.
- A noi hai sempre detto che lo hai fatto per amore, e abbiamo finito per crederci.
Inutile pausa di riflessione, la mia memoria è settoriale, tutto ciò che è emotivamente topico è un buco nero.
- Davide?
- Davidino?
- Lui! Ero sicura che esistesse. Perchè non è mai venuto a trovarmi?
- Mi hai vietato di dirgli del tuo ricovero. Vive e lavora a Londra, ti crede in Thailandia, verrà in estate e si fermerà un mese come al solito, periodo in cui voi due sparite sempre non si sa dove.
- Tu che lavoro fai?
- Architetto. Pantografo e carta millimetrata sono il mio pane.
Le brillano gli occhi pronunciando quelle parole e mi ricordo di lei a scuola, ad applicazioni tecniche, mentre disegna un'assonometria cavaliera.
Come funziona questa memoria?
- Claudia?
- Insegna alle scuole medie. Materie umanistiche.
- Ho un cane? un gatto? un canarino?
- No su tutta la linea, sei allergica al pelo dei cani, anni fa quando uscivi con Rusty il selvaggio volevi prendere un'iguana, fortuna che te l'ho impedito!
- Con chi stavo?
- Lascia stare, non perdi niente di vitale, anzi, meglio se non te lo ricordi!
CONTINUA
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Una sfinge.
- Se siamo davvero amiche perchè sei così evasiva?!
- Mi sto attenendo scrupolosamente agli ordini del medico. Devi sforzarti di recuperare la memoria da sola. Se ti imbeccassi sarebbero ricordi indotti. Quello che credi cattiveria è il mio modo di aiutarti.
Sono confusa e perplessa.
- Ti posso assicurare che siamo amiche, io ho un lavoro, un'attività da mandare avanti e una famiglia a cui pensare, eppure trascorro ore qui in ospedale, avrebbe senso tutto questo se tra noi non ci fosse un legame?
- Non chiederlo a me, faccio fatica a ricordare cos'ho mangiato!
Francesca sostiene lo sguardo. Mi rifletto nei suoi occhi e ho un flash di pochi secondi in cui mi vedo consegnarle una busta, e lei, piangendo annuisce senza parlare. Le ho chiesto io di comportarsi così. Sta rispettando un patto siglato prima del mio intervento. Ora capisco il suo atteggiamento, quasi mi spiace di averla detestata.
- Devo farti delle domande, spero di averti autorizzato in anticipo a rispondermi.
Le scappa un sorriso involontario.
- Ho in testa immagini confuse, nomi, situazioni. Dovresti aiutarmi a ricollocare i ricordi nel giusto ordine. Io proverò a dirti cosa mi viene in mente.
- Spara!
Ecco la mia ragazza!
- Togliendo dal quadro Camilla, e la fantomatica Alice di cui non volete assolutamente parlare, ho un ricordo di un bambino biondo, avrà cinque/sei anni. Adora il gelato al cioccolato e da grande farà il pompiere come suo padre! Di cui però non ricordo nè nome nè la faccia
- Matteo! Mio figlio. Ne compie sette a maggio. E' il tuo figlioccio. Il padre si chiama Massimo, per tutti l'innominato.
- Matteo. Ecco chi era! Pensavo si chiamasse Gionata...
Le scappa uno sbuffo.
- Come Gionata Perlini? la tua prima cotta alle scuole medie! Hai sempre detto che se avessi avuto un figlio lo avresti chiamato così!
E' come un grande mosaico dove le tessere sono state buttate a caso. Devo toglierle una per una e metterle al loro posto.
- Abito con i miei genitori oppure ho un appartamento mio?
- Ehi, quanti anni credi di avere? Abiti da sola da almeno dieci anni. Nella zona più signorile, aggiungerei.
- Ho un ficus benjamin alto due metri in ingresso!
Questa è un'affermazione, ricordo perfettamente.
- E una kenzia enorme in soggiorno. Una cucina con isola, un soppalco in camera da letto e un bagno che sembra una pista da pattinaggio.
Francesca mi guarda sbalordita.
- Che lavoro faccio?
- Copywriter. In una delle agenzie pubblicitarie più quotate della città.
Non so per quale motivo ma non ho bisogno di ulteriori delucidazioni in merito.
- L'art director si chiama Andrea, ai tempi della scuola lo chiamavamo nerd, adesso è un genio e ci costa un occhio della testa!
Lei annuisce cercando di trattenere l'emozione.
- E...diciamo, ho qualcuno accanto?
- intendi un uomo?
- eh, non so, uomo, donna, a questo punto potresti dirmi ciò che vuoi, ti crederei sulla parola!
- sei etero, hai avuto diversi flirt, due fidanzati seri, l'ultimo è stato Marco. Lo hai lasciato quando hai scoperto...
- ho capito. Questo risale a...?
- l'anno scorso. Ci sono stati altri accompagnatori occasionali, nulla di serio, la priorità era guarire poi saresti tornata a cercare Marco, se ti avesse ancora voluto.
- Vuoi dire che non sa del...
- Assolutamente. Non se ne sarebbe mai andato se ti avesse saputo malata. Hai preferito ferirlo a morte dicendogli che lo avevi tradito con il suo migliore amico, che poi tanto amico non era, considerato il numero di volte in cui ci ha provato davvero con te.
- Ah. Non mi facevo così cinica.
- A noi hai sempre detto che lo hai fatto per amore, e abbiamo finito per crederci.
Inutile pausa di riflessione, la mia memoria è settoriale, tutto ciò che è emotivamente topico è un buco nero.
- Davide?
- Davidino?
- Lui! Ero sicura che esistesse. Perchè non è mai venuto a trovarmi?
- Mi hai vietato di dirgli del tuo ricovero. Vive e lavora a Londra, ti crede in Thailandia, verrà in estate e si fermerà un mese come al solito, periodo in cui voi due sparite sempre non si sa dove.
- Tu che lavoro fai?
- Architetto. Pantografo e carta millimetrata sono il mio pane.
Le brillano gli occhi pronunciando quelle parole e mi ricordo di lei a scuola, ad applicazioni tecniche, mentre disegna un'assonometria cavaliera.
Come funziona questa memoria?
- Claudia?
- Insegna alle scuole medie. Materie umanistiche.
- Ho un cane? un gatto? un canarino?
- No su tutta la linea, sei allergica al pelo dei cani, anni fa quando uscivi con Rusty il selvaggio volevi prendere un'iguana, fortuna che te l'ho impedito!
- Con chi stavo?
- Lascia stare, non perdi niente di vitale, anzi, meglio se non te lo ricordi!
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venerdì 9 aprile 2010
[esclamazioni!] i soldi non fanno la felicità, pensa non averli
ieri pomeriggio ho fatto un estratto conto e mi sono atapirata subito, oggi ho ricevuto la busta paga, l'aumento contrattuale questo mese prevede 28 euro lordi in più
non so davvero come spenderli!
ma vaffancuore
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