Il malumore del lunedì mattina non è accettabile gli altri giorni della
settimana, per una questione di principio. L'atteggiamento insofferente
della collega, che troppo spesso vira dallo spazientito al
maleducato, inizia seriamente a disturbarmi. Questa mattina,
un'altra delle tante gravate da scazzo fotonico, ho affrontato
il discorso
senza tanti giri di parole e ha aperto il libro:
il pendolarismo non fa per lei. All'inizio si è adeguata, per un po'sembrava rassegnata alla nuova condizione,
adesso le sta uscendo la carogna: non riesce ad organizzare le sue cose, si sente privata del tempo, non ha più vita sociale, e non intende più lavorare fuori. Un mese fa avrei buttato benzina sul fuoco,
anche io non smanio per svegliarmi all'alba, due ore di viaggio in treno ed una di pausa bruciata in ufficio non mi esaltano particolarmente e facendo un rapido conto mi ritrovo con
55 ore sulla schiena a settimana anzichè le canoniche 40 però, da qualche settimana, il lavoro nella nuova sede ha ingranato bene, mi assorbe molto, mi pesa meno e camurrie a parte sto avendo soddisfazioni che nel vecchio ufficio mancavano da troppo tempo. L'ho ascoltata e ho
abbozzato. Non voglio influenzarla in alcun modo. L'ho persa di vista dopo il primo caffè, ho percepito tensione all'ora di pranzo, quando
Barbie Capoufficio le ha attaccato un pippone sul un cliente,
tanto per fare conversazione, e lei è uscita a fare due passi per bruciarsene una e non è
rientrata fino allo squillare della campanella. Un caffè al volo
scambiando due parole asciutte, prima di attaccare il pomeriggio,
poi ognuna nel suo banco. E' tornata loquace all'ora d'uscita, nel tragitto ufficio/stazione. E' davvero esaurita e non mi sento di darle torto. Se andrà via, come ha intenzione di fare, (spero non alla fine della settimana come ha sproloquiato questa mattina) mi dispiacerà molto, lavoriamo insieme da anni e non sarà facile trovare una persona sveglia e veloce che riesca ad assimilare tutto quello che occorre per svolgere in autonomia il suo lavoro
(oltre al fatto che dovrò occuparmi di selezione, inserimento e formazione della sostituta, e al pensiero mi viene da sboccare).