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lunedì 26 luglio 2010

Instant karma # 53

Rimango incantata ad osservare la foto, sfoglio l'album alla ricerca di una conferma, una dopo l'altra fanno venire a galla ricordi che ho accantonato in un angolo della testa, sospetto che l'astrocitoma, per fare posto, ne abbia sacrificato qualcuno, sono flashata e Davide mi guarda senza parlare.
- il medico strafigo, quello di cui ti ho parlato, è Marco!
- che significa?
- non lo so, deve significare qualcosa, ma non saprei dire cosa.
- sapeva che eri malata e si è travestito per venirti a trovare?
- no Davide, l'ho sognato e quando mi sono svegliata ho chiesto di lui senza ricordarne il volto.
- quindi?
- lascia perdere!
Mi guarda stranito, sembra non aver capito il discorso, inizia a frugare nella mia borsa per prendere il cellulare, smanetta sulla rubrica e seleziona il numero poi me lo porge sorridendo. Sembra arrivato il momento della verità. Mille pensieri affolllano la testa, con che diritto mi rifaccio viva? dopo più di un anno, dopo averlo allontanato con cattiveria, magari ha una donna, magari sono felici, hanno intenzioni serie, convivono, o sono andati in vacanza alle Fidji e sono tornati sposati. Non ce la faccio. Schiaccio il tasto C e chiudo il telefono. Un passo per volta. Mi alzo per tornare in sala quando arrivano tutti nella mia stanza, mi obbligano a indossare la camicia da notte e a coricarmi. Il medico ha ordinato tassativamente riposo. Credo che diventerà il mantra della settimana. Obbedisco agli ordini, mi sdraio, a disposizione ci sono libri, riviste, il portatile e il televisore. Mamma e papà mi lasciano riposare, promettono di tornare all'ora di cena, Claudia ha sistemato le mie cose e ha riempito frigo e credenza di ogni genere alimentare, Francesca controlla la temperatura ed esce in punta di piedi. Sono ancora sorvegliata a vista, se mi addormento subito ci sono buone probabilità che i visitatori mi lascino in pace per le prossime ore. I pensieri non mi danno tregua. Mi rigiro nel letto una dozzina di volte, sembrano passate ore invece le lancette sono saldate. Prendo il telefono, osservo il suo nome sul display, non lo facevo da mesi. Decido di premere il pulsante. La chiamata è partita, non posso riavvolgere il nastro.

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mercoledì 21 luglio 2010

Instant karma # 52

Assenza di traffico. Il viaggio dall'ospedale a casa è tranquillo, quasi veloce. Francesca parcheggia davanti al mio garage, esce rapidamente, apre la portiera e mi porge il braccio, scendo, resto in piedi, mantengo una certa stabilità, procedo con calma. Prende la mia borsa dal bagagliaio e mi porge le chiavi, entriamo nel portone e saliamo sull'ascensore. Nelle narici l'odore di casa, di normalità. Arriviamo sul pianerottolo, sulla porta la targhetta col mio nome luccica. Infilo nella toppa il chiavistello grande, poi la chiave più piccola. Gesti automatici, naturali. La casa è in ordine, non ricordo come l'ho lasciata il giorno del ricovero. Osservo lo svuotatasche sulla consolle in ingresso. Lo specchio, impietoso, rimanda l'immagine a lungo evitata. Pensavo peggio. Non sono un fiore però non sembro neanche una naufraga. Mi accomodo nel mio soggiorno, riprendo confidenza con le mie cose e penso a quanto tempo mi ha rubato questa malattia, le cose che ho perso, che ho dovuto lasciare andare, le persone che non sono riuscita a trattenere. Un pensiero mi offusca la vista. Marco. Ho voglia di chiamarlo, sentire la sua voce. Dopo più di un anno. Non so come tornare indietro, recuperare i pezzi, il filo del discorso. Come se fosse andato tutto avanti e io mi fossi fermata. Congelata. Bloccata nel tempo. Siamo entrate a casa da pochi minuti e squilla già il citofono poi il campanello. Sono Davide e Claudia, i miei genitori e la dirimpettaia, la signora Cervetto, che porge un piatto con una torta di mele e mi abbraccia contenta di rivedermi. La casa è affollata. Avrei voglia di sistemarmi a letto e dormire i prossimi tre mesi, o almeno fino a che mi verrà un'idea geniale per risolvere i problemi che si sono sviluppati intorno alla malattia. Sulla segreteria telefonica diversi messaggi, Francesca indica tre cassette da ascoltare. Accendo il pc, digito la password senza pensarci, un centinaio di mail, colleghi e amici, negli oggetti realizzo che qualcuno è offeso per la mancanza di risposte in tempo reale. Claudia sorride, dice che leggerle tutte mi aiuterà a passare il tempo. Davide mi prende per mano, lo seguo in camera. Tira fuori dalla borsa l'album. Ho paura di aprirlo, anche se sento che tra quelle immagini ci sarà la risposta che cerco. Apro e la prima foto ritrae una coppia di ragazzi abbracciati, sorridono felici con due t-shirt uguali, gialle, con lo stemma della nazionale brasiliana. Una sono io, in tempi migliori. Lui è il medico figo che ho sognato.
E' un segno...

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martedì 6 luglio 2010

Instant karma # 51

Mi dimettono, torno in via Pernice 16, nel mio appartamento con terrazza sul golfo, tra le mie cose, alla mia realtà. Devo chiamare gli amici, al lavoro, i colleghi, per giorni non ho fatto che pensare a questo momento, ed ora che mi hanno dato il lasciapassare sono trattenuta, come se la mia permanenza qui non fosse davvero terminata. Vorrei salutare la nuova vicina di letto, con cui non ho scambiato neanche una parola, e rivedere Giulia, che nei miei deliri post operatori credevo fosse Camilla, sapere che sta bene. Lo ammetto, cerco ancora di sapere se quel medico bellissimo che non mi ha mai fatto la medicazione, è un altro frutto della mia immaginazione, probabilmente distorta dai farmaci o esiste davvero. Francesca ha preso le mie cose e mi accompagna all'ascensore. Ho salutato le infermiere di turno, fatto un cenno con la testa alle persone che ho incontrato. Ci fermiamo al bar del piano terra per un caffè quando tra la calca avverto un viso che conosco e odo una voce famigliare, una donna, alta, sorride mentre me la ricordo seria. Ha i capelli legati, osservo le mani quando stringe la tazza di caffè. Conosco quel gesto. Chiedo a Francesca se la conosce. Non l'ha mai vista. So che ha qualcosa a che fare con me, non so come, chiedo di avvicinarci quando la donna si volta, sorride e mi chiede come sto. Sono confusa, lei sa chi sono ma io non so chi è.
- Sono l'anestesista, non si ricorda? La trovo bene, esce oggi?
D'un tratto ho il flash del giorno dell'intervento. La sala azzurra in cui mi hanno somministrato la preanestesia, un orologio enorme su cui cercavo di mettere a fuoco la lancetta mentre i secondi diventavano lenti e la testa pesante, in sottofondo un discorso lungo e articolato su una rivalità tra donne innamorate dello stesso uomo, di un tradimento, un incidente, una carriera stroncata sul nascere e tanto livore misto a dispiacere. Nomi che adesso sembrano scritti su carta, in fila, come personaggi di un copione, una storia che ha preso forma nella mia testa mentre qualcuno giocava col mio cervello. Riconosco la voce narrante, quella che credevo fosse la mia. Non erano miei ricordi, non si trattava di me. Non ho mai avuto un fidanzato di nome Matteo, e nessuna che mi odiasse al punto da volermi investrire con l'auto. Ho assimilato i discorsi che ho ascoltato in fase incoscia, li ho elaborati e ne ho tratto una versione adatta a me. Ho sostituito questa realtà alla mia, escludendo tutto il resto. Sorrido perchè ho capito. Annuisco alla sua domanda. Esco oggi e vado a riprendermi la mia vita

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lunedì 21 giugno 2010

Instant karma # 50

Lo psichiatra ha usato parole semplici, toni calmi e un atteggiamento molto disteso eppure ha scatenato in me una furia incontenibile. Restiamo in silenzio ad osservarci. Come se si riavvolgesse una pellicola rivedo i mesi precedenti, torno indietro di un anno, quando il dolore alla testa è diventato insostenibile e ho dovuto inventare ogni sorta di scusa per non far capire a Marco che stavo male. Mi sono protetta, con la scusa che volevo proteggere lui. Non volevo essere abbandonata, temevo che la malattia lo spaventasse e che si allontanasse da me. Non l'avrei sopportato , ho preferito andarmene piuttosto che vederlo andare via. Un taglio netto, perchè fosse meno doloroso possibile. Non era stato facile lasciare una persona che amavo in quel modo, che mi amava in quel modo. Avevo dovuto ferirlo, come temevo che avrebbe fatto lui se il terrore di un'altra malattia si fosse affacciato sulla sua vita. Io gli avevo inferto la ferita che non volevo ricevere. Non sapevo come gestire le mie emozioni. Non sapevo elaborare il lutto di una perdita e avevo creduto che agire in quel modo mi avrebbe risparmiato. Sono incazzata perchè questo sconosciuto, che mi rivolge la parola da dieci minuti ha capito di me più di quanto abbia fatto io stessa in tutta la mia vita.
- Marco
Il nome mi è uscito in un soffio.
- chi è Marco?
- l'uomo che amavo, che amo.
- dov'è?
- via, lontano, con un'altra donna, in un'altra vita.
- sa dell'astrocitoma?
- no, non gliel'ho detto.
- cosa vuole da Marco?
- vorrei che mi volesse ancora
Una fitta allo sterno, come una stilettata.
- Credo che lei sia pronta per tornare a casa.
Anche io, ma non ho il coraggio di dirlo.
- dottore, qual è la percentuale di sopravvivenza per questo tipo di neoplasia?
- Barbara, la vita non è fatta di statistiche, ogni caso è a sè, e non ha importanza quanto tempo avrà a disposizione, sarà importante tutto ciò che riuscirà a realizzare in quel tempo.

Sulla porta c'è l'assistente imbranato che è tornato a prendermi pieno di buoni propositi, scommetto che mentre mi aspettava ha studiato a memoria la piantina dell'ospedale per non sbagliare nuovamente il piano. Per non incorrere in nuovi problemi schiaccio il tasto e gli sorrido. Ricambia con gratitudine. La chiacchierata con lo psichiatra mi ha dato un'iniezione di fiducia, mi sorprendo a sorridere uscendo dall'ascensore. Nel corridoio i miei genitori parlano con Francesca che esce dalla stanza con una delle mie borse a tracolla. Mi viene incontro sorridendo. Sta succedendo davvero: torno a casa!

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giovedì 10 giugno 2010

Instant karma # 49

Per gli argomenti trattati si consiglia la lettura solo a persone non impressionabili

Si fa presto a dire dimissioni: al mattino presto, dopo una notte insonne, trascorsa ad osservare quattro scienziati pazzi che facevano esperimenti sulla mia povera vicina di letto, a volerla prendere con spirito sembrava di essere sul set di Stati di allucinazione, l'infermiera polacca dice di prepararmi che da lì a mezzora mi porteranno al secondo piano per il consulto psichiatrico. Questa poi! se non passo il testo col tipo che fanno, mi tengono chiusa qui con la forza? prima di andare in paranoia (pane per i denti di uno strizzacervelli) chiedo di poter usare il cellulare e chiamo Francesca.
- Barbara non preoccuparti, di che hai paura? Che non ti facciano uscire?
- mi domando perchè un consulto ora?
- perchè hai subito un intervento importante, hai sofferto di amnesia e non sei del tutto centrata, senza offesa!
- figurati, praticamente qualcuno deve stabilire se sono socialmente pericolosa!
- no, solo se il tuo rientro a casa sarà semplice o potresti incontrare difficoltà, penso..
- tu lo sapevi?
- no, però immaginavo. Vuoi che venga con te?
- e mi terrai la mano tutto il tempo?
- scema! vedrai che in dieci minuti sarai fuori, chiama quando avrai finito, aspetto notizie.

Il consulto avviene nel reparto di psichiatria, mi accompagna un giovane assistente ospedaliero al primo giorno di lavoro, che sbaglia piano tre volte, quando raggiungiamo lo studio mi accoglie un signore distinto, barba e capelli d'argento, occhi scuri come pece ed una stretta di mano vigorosa.
- Signora Corradi che fine ha fatto? l'aspettavo venti minuti fa!
L'assistente è arrossito. Mi spiacerebbe se lo rimproverassero mentre è in prova, assumo la responsabilità del ritardo.
- Scusi dottore, ero indecisa, non sapevo come vestirmi per l'occasione.
Il medico mi osserva, ha capito che copro il mio accompagnatore, forse intuisce il motivo e congeda il ragazzo.
- L'ho fatta venire qui perchè per dimetterla devo appurare che il suo equilibrio psichico sia stabile.
- Sentiamo, cosa vuole che le dica?
- Partiamo dall'inizio: sulla sua cartella leggo che in seguito a diversi episodi di deficit cognitivi e neurologici le è stata diagnosticata una neoplasia cerebrale.
- vero
- il tipo di cui è affetta di norma viene trattato con radioterapia, è corretto?
- sì.
- è stata sottoposta a cicli di terapia che non sono stati risolutivi, leggo che il processo rischiava di provocare una leucoencefalopatia quindi il medico che l'aveva in cura ha proposto come unica alternativa la resezione chirurgica.
- esatto.
- lei come ha percepito la malattia di cui è affetta?
- in che senso?
- ci sono diversi modi di affrontare o non affrontare le situazioni che ci accadono...
- intende dire se ho capito e accettato quello che mi stava accadendo? capito sì, accettato no. Assolutamente!
- quando le hanno diagnosticato la neoplasia come ha reagito?
- secondo lei?
- le ricordo che non stiamo parlando di me.
- posso essere sincera?
- deve, signora Corradi.
- mi sono incazzata come una bestia.
- mhm interessante, continui.
- Vede dottore ho perso una sorella che ho scoperto d'amare più di me stessa solo dopo che è morta, ed era solo una bambina, ho pensato per anni che fosse colpa mia, ho vissuto a metà come se volessi punirmi, come se non fossi degna di vivere una vita intera, perchè lei non avrebbe potuto crescere, amare, vedere le cose che ho visto, e fare le cose che ho fatto, non ho mai vissuto per due, ho sempre sottratto una parte, come la metà di una mela, che nemmeno Platone poteva riunire. E quando ho accettato che non fosse dipeso da me, quando ho iniziato a vivere, davvero, e provare a vedere il mondo e fare tutte le cose che desideravo anche per lei, come a volerle idealmente restituire qualcosa che non le è mai stato concesso, ho scoperto il mostro nella mia testa. Come un karma istantaneo. Crede nel karma dottore?
- lei ci crede?
- In questo caso senz'altro!
- perchè lo chiama mostro?
- da che mondo è mondo il mostro è qualcosa che fa paura...
- così lei continua ad aver paura, prima di aver causato la morte di sua sorella, poi di non riuscire a vivere, adesso di non guarire?
- che c'è di male ad aver paura?
- le impedisce di andare avanti, la paura blocca.
- cosa potrei fare per non aver più paura? mi hanno operato e lui è ancora lì. Ha vinto!
- con lui intende il mostro?
- sì, il mostro, proprio lui.
- è curioso che lo identifichi con un soggetto maschile.
- non ho mai detto che...insomma io volevo dire esso!
- astrocitoma, questo è il nome, dovrebbe chiamare le cose col loro nome, definirle, per ridimensionarle, renderle reali ed affrontarle. Non è più una bambina, non deve aver paura del buio o di guardare sotto il letto, la malattia fa paura, è vero, allora deve conoscerla e affrontarla.
- un cazzo di astrocitoma, è questo che mi sta rovinando la vita!
- sì, e lei adesso deve provare a reagire!

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lunedì 7 giugno 2010

Instant karma # 48

Non ho ancora capito a che gioco giochiamo o probabilmente qui giocano tutti ed io sono solo una spettatrice. Ho desiderato andarmene da questo ospedale praticamente da quando sono entrata. Ora che mi sono acclimatata, per carità, non dico di voler arredare la stanza a renderla la mia residenza permanente, ma visto che siamo in ballo, balliamo! spunta il primario, l'ambasciator che porta la pena, mi sottopone un indovinello del tipo "c'è una notizia buona e una notizia meno buona, quale desidera per prima" Secondo te, geniaccio? e questo sarebbe il primario? pensa gli altri come stanno messi! Comunque il medico dice che domani sarò dimessa ma che dovrò tornare un paio di volte a settimana perchè intendono monitorarmi. Allora mi chiedo perchè mandarmi a casa? Non posso restare qui? Oddio, non mi starà venendo la sindrome di Stoccolma? mi sono innamorata dei miei carnefici e voglio restare qui vita natural durante! Che a dirla tutta non sembra neanche un ospedale piuttosto una residenza protetta, tipo quelle cliniche per la riabilitazione delle star. Per essere sinceri non ho più visto quel medico da sogno e prima di congedarmi volevo dargli un'altra occhiata, e magari rifilargli il mio numero. Mi assale una strana stanchezza, i pensieri si spengono. Ho sonno ma non riesco a chiudere occhio, oppure sto dormendo ma non riesco a riposarmi. Delle due una è sicura. Precipito in un pozzo nero, scivolo e poi mi sembra di nuotare verso la superificie, sbatto i piedi più veloce che posso, non sento il fiato in gola, riaffioro. Ancora fili e tubi. Il medico col pizzetto sorride e mi fa cenno di non agitarmi. E' stato un episodio di apnea notturna. Niente di rilevante, secondo loro. Nella stanza il solito via vai di infermieri, quanti sono? un esercito! Ascolto la conversazione tra i due medici e inizio a preoccuparmi quando citano il termine psicosi. La dottoressa mora parla difficile, nomina un deficit dell'attività cerebrale, ma sottolinea minimo quando mi vede spalancare gli occhi; afferma che lo stress acuto a cui sono stata sottoposta nelle ultime settimane tra intervento e ospedalizzazione, l'uso di farmaci sommato ai disturbi del sonno preesistenti (sto ripetendo parola per parola) hanno sicuramente influito sulla regolarità del sonno e possono aver provocato un'alterazione dell'equilibrio psichico (ha detto proprio così, ho letto il labiale). Io non ho mai avuto problemi a domire? Di che sta parlando? Poche ore fa pensavo di uscire domani, adesso la faccenda sta assumendo una piega inaspettata, per non dire tragicomica. Altro che rehab per vips, questo sta diventando il manicomio di "qualcuno volò sul nido del cuculo" Adesso mi alzo con un gesto repentino, tramortisco il medico buono, corro in bagno, sradico il lavabo di marmo lo schianto contro la finestra e scappo! See, come no! Mi volto verso la nuova vicina e la vedo collegata ad uno schermo da centinaia di elettrodi. Sta dormendo, sonno ipnotico indotto. Da fantascienza. Le palpebre serrate si muovono velocissime. Mi fa impressione. Sinapsi, neuroni, le rotelline dell'ingranaggio si muovono: realizzo tutto in un nanosecondo. Stavano parlando di lei. La mia è stata veramente una semplice apnea notturna, colpa delle mie tonsillacce ipertrofiche. Se non mi viene un infarto stasera domani porto via le tele, giuro!

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martedì 25 maggio 2010

Instant karma # 47

Sto per fare spazio alla memoria quando Davide esordisce così.
- Adesso voglio sentirlo da te, com'è sta cosa dell'amnesia?
- Che vuoi dire?
- Dev'essere fichissimo. Tabula rasa, reinventarsi completamente.
- Insomma, non è stata una passeggiata, sto iniziando a rimettere in ordine i ricordi da un paio di giorni. Ho avuto una gran confusione in testa, mi sembrava d'essere pazza.
- Non ricordavi proprio nulla?
- i miei genitori per logica, due persone stravolte che contavano i miei respiri, Frà e Clà mai viste, credevo di chiamarmi Alice e cercavo due donne, Barbara, che ovviamente non esiste e Camilla che in realtà è la mia compagna di stanza e si chiama Giulia.
Davide si volta verso il letto vuoto.
- Dov'è?
- L'hanno operata due giorni fa, è in terapia intensiva.
- Ti ricordavi di me?
- Come facevo a scordarti?
- Ruffiana!
Veniamo interrotti da due infermiere che non conosco.
- Scusate devo chiedervi di uscire, dobbiamo preparare la stanza.
Davide prende l'album lo infila nella borsa ed esce insieme alle ragazze. Le due infermiere, una rossa ed una bionda disfano il letto accanto a me, prendono alcune cose nell'armadietto, tolgono la borsa di Giulia. Il mio sguardo interrogativo non le tange, continuano il loro lavoro come muli da soma. Sento la voce morire in gola. Non ho il coraggio di chiedere di lei. Tra le due la bionda è più morbida, ha capito e fa per parlare quando la collega la ammonisce con lo sguardo. Escono e dopo pochi minuti entra una ragazza, avrà una trentina d'anni. L'infermiera rossa le porge il braccio. Vanno in bagno, esce con addosso una veste da camera e si sistema nel letto di Giulia. Io vorrei fare un cenno ma sono immobilizzata. Lei si rivolge a me con educazione.
- L'infermiera mi ha detto di dirle che Giulia sta bene, l'hanno trasferita in semi intensiva e dovrà restare lì fino a quando non si sarà ripresa completamente.
Sono sollevata. La nuova vicina sembra cordiale. Sento un vociare nel corridoio. E' il giro di visite, magari passa il dottore strafico così lo faccio vedere alle mie amiche. Invece sono i soliti noti. Mi medica lo smilzo con la mosca sul mento, è gentile, le solite frasi di circostanza, non ho ancora capito quando mi dimetteranno, adesso non ho più fretta di uscire.

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mercoledì 19 maggio 2010

Instant karma # 46

- Voglio proprio vedere con che coraggio mi guarderà in faccia!
La voce che rimbomba in corridoio è quella di Davidino. Le sue entrate ad effetto.
- Mi racconta che va in Thailandia, Koh Samui, e devo venire a sapere per caso che è in ospedale?
Capelli rasati, nuance platino, lineamenti da fare invidia ad un modello, ciglia lunghissime e labbra a cuoricino. Strizzato in un paio di jeans skinny in cui non entrerei nemmeno dopo un anno senza carboidrati, eccolo in tutto il suo splendore.
- Te lo dico, sono offeso anzi no, incazzato a morte con te. Ti credevo a cuocere quelle chiappette smunte sull'isola di Di Caprio e ti trovo in un lettino, con quella camicina sgualcita e quel taglio di capelli orribile? Dio, in Italia avete perso il buon gusto?
La scenetta mi strappa un sorriso. Tira un sospiro, gli occhi gli si fanno lucidi.
- Stronza, mi è saltato il cuore in bocca quando Claudia mi ha telefonato!
- Smettila con tutto questo teatro, Davide. Vieni qui e abbracciami!
- Mi hai raccontato un sacco di frottole. "Sto bene, faccio la cura"
- Era vero, solo che ad un certo punto la cura non ha più funzionato, c'era bisogno di un trattamento radicale e ho deciso di farmi operare. Al mio posto avresti fatto lo stesso.
- Senza dire niente? Cazzate! io ti avrei chiamato subito e ti avrei voluto vicino.
- Dai, cerca di capire, non volevo farti preoccupare.
- Tu pensi sempre di sapere cosa è meglio per gli altri. E se fosse andata male, o peggio...oddio non voglio nemmeno persarci.
- Mi vedi? Sono qui e sto bene. E sono contenta di vederti.
- Se stai bene me lo diranno i medici, a guardarti sei un rottame. Anche io sono contento di vederti, briciola!
- Tu sei in forma smagliante, che cosa ti è successo?
- Ne vengo da una mini vacanza in Cornovaglia.
L'atteggiamento è cambiato ora che si parla di lui.
- Col parrucchiere?
- No, tutto finito con lui, questo è una new entry. Non lo conosci. Un pezzo da novanta.
Claudia e Francesca scambiano uno sguardo compiaciuto.
- a proposito di pezzi da novanta, devo farti vedere un dottore...
- mhm, iniziamo a ragionare! Dimmi tutto.
- Stratosferico. Quando mi faranno la medicazione prepara gli occhi
- Ricevuto. Ho portato lo scrigno dei segreti come mi è stato richiesto. Tutto quello che mi hai detto di conservare fino al nuovo ordine. Già che siamo in argomento, come sta Marco?
- Non lo so, non lo vedo da....?? un anno, mese più mese meno.
Cerco conferme da Francesca che interviene asciutta.
- l'ho incontrato recentemente, sta bene.
Davide si volta verso di lei dandomi le spalle, se lo conosco un po' le sta facendo le facce!
- Non era solo, gliel'ho già detto.
- Ecco appunto perchè io l'avevo sentito e mi aveva accennato qualcosa....niente di serio...
- Tu hai sentito Marco? Ultimamente?
Alla nostra domanda, recitata all'unisono, risponde con fare evasivo.
- Mhm, quando vi siete lasciati per un po' siamo rimasti in contatto, qualche sms, qualche mail...
- non dirmi che ci hai provato, non potrei sopportarlo.
Mi rivolge uno sguardo offeso
- ma và, tu sai che non te lo farei mai.
- se non ricordo male hai fatto scappare il primo fidanzato di tua sorella!
- oh, quell'imbecille, mi sono accorto che era gay prima di lui, glielo volevo solo far capire,
- traumatizzato a vita!
Francesca spiega a Claudia.
- see, intanto il bellimbusto mi ha martellato per mesi pur avere la mia amicizia su Facebook. Non ho neanche accettato i suoi inviti per un aperitivo. E non sapete quanto ha insistito...Ora sta con un tizio, forse lo conosci Francy, è un architetto come te!
- Davide, tu non cambierai mai.
- in un mondo che viaggia così veloce il vero trend è restare sè stessi.
- ok, dopo questa perla di saggezza tira fuori le foto.
Ho quasi paura di aprire l'album che mi porge. Temo di non ricordare, oppure di provare troppa nostalgia.

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martedì 11 maggio 2010

Instant karma # 45

- E poi non ho mai capito perchè hai troncato con lui. Marco è tosto, mica una mammoletta come il mio ex, sarebbe stato in grado di gestire la cosa.
- La madre di Marco morì di brutto male quando era alle elementari. Ecco perchè l'ho lasciato. Non sapevo come si sarebbe evoluta la situazione e non volevo procurargli altro dolore.
- Invece dirgli di averlo tradito col suo migliore amico per convincerlo ad andarsene gli ha ridato dieci anni di vita!
- Frà credimi, anche quando non ricordavo la nostra amicizia sapevo che dovevi avere l'innato dono di farmi saltare i nervi.
- Bà, le dinamiche tra noi sono così dalla notte dei tempi. Noi siamo diversissime ed uguali al tempo stesso e siamo sempre state l'una la coscienza dell'altra.
- Cosa vuoi che ti dica? Credevo che un taglio netto avrebbe risolto la cosa. Lo avrebbe fatto soffrire meno.
- Hai davvero tagliato i ponti, hai cambiato bar, palestra, giro di amicizie, ti sei dedicata solo al lavoro. E' passato oltre un anno e non lo hai più incontrato.
- Sai che fine ha fatto?
- L'ho incrociato all'ikea tre settimane fa. L'ho evitato, temevo mi chiedesse di te, ti avevano appena operato e non potevo dirgli niente. L'ho visto in forma.
- non era solo vero?
- mhm, no...
- ecco...

Claudia rientra nella stanza nascondendo l'eccitazione.
- Arriva la cavalleria!
Anche Francesca non ha capito cosa intende e si volta per guardarla meglio. Lei ignora il suo sguardo e mantiene un'espressione neutra. Stiamo aspettando che parli. E ci stiamo innervosendo.
- uff, ok, avevo intenzione di farti una sorpresa, visto che è più urgente risolvere la questione della memoria, Davide arriverà stasera da Londra. L'ho chiamato ieri e gli ho raccontato tutto. Non vede l'ora di vederti. Lui sa dove sono le foto.
Davidino, il mio amicone. Nelle narici il suo profumo e nelle orecchie la sua risata argentina. Il cuore diventa leggero. Ho cambiato espressione e le due amiche di riflesso sorridono con me.
Entra l'infermiera, Claudia la saluta per nome, Magda. Un'occhiata in tralice, tutto a posto, trattiene un sorriso, dice che arriverà il medico per cambiare la medicazione.
- Di nuovo?
- Occorre controllare come si rimargina la ferita e mettere un altro cerotto.
- L'ho fatta prima!
- Prima quando?
Claudia e Francesca, sedute accanto al mio letto, una di fronte all'altra, ascoltano lo scambio di parole come spettatrici di un match di ping pong
- Quando è venuto il medico belloccio. C'eri anche tu!
Magda mi guarda stranita. Non capisce a chi mi riferisco.
- ma sì, non so il nome, comunque un figo da manuale. Cintura nera di testosterone.
- E chi era, Stranamore?
- Non lo so, però il nome suona bene!
- Guarda che intendeva quello della tv.
Aggiunge Claudia per giustificare lo zelo di Magda.
- Avevo capito! Non l'avevo mai visto. Bel tipo. Mi hai fatto l'occhiolino
- Credo tu l'abbia sognato, la tua medicazione è prevista al secondo giro visite, e per ora non è passato nessun medico senza che io lo vedessi.
- Allora ho le allucinazioni!
- Può essere, se ci fosse un medico così figo in reparto io lo saprei di certo.
Non so se prendere la battuta di Magda con spirito o incazzarmi sul serio. Giulia non è tornata. Ho un vago senso di abbandono. Spero che rivedere Davide e che le mie foto con Marco stimolino i ricordi e tutto quello che ho rimosso con la malattia.

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lunedì 10 maggio 2010

Instant karma # 44

Dopo l'allegra chiacchierata con colui che d'ora in poi chiameremo il dispensatore di cattive notizie non tocco cibo e non mi riesce di chiudere occhio. L'infermiera tosta mi rimbrotta ben due volte. Giulia non è rientrata dopo l'intervento, sento l'inserviente che riporta la notizia alle colleghe di reparto, terapia intensiva precauzionale. Andiamo bene! Si spengono le luci alla solita ora. Fisso il soffitto, mentalmente conto milioni di pecore soffici che saltano uno steccato, niente da fare, rimpiango i momenti in cui domrivo più del letto. Finalmente arriva l'alba. Sono esausta e la carogna è salita esponenzialmente col tempo che passava. Primo giro visite, la dottoressa con gli occhialini, la bellona refiosa, quello secco col pizzetto ed uno mai visto che chiude la coda. Solita routine. chiedono se ho appetito, riesco a parlare, muovermi, capisco tutto, mi ricordo, ho nausea, che giorno è. Tutto regolare. L'infermiera come un falco che ha addocchiato la preda entra con sguardo minaccioso.
- non ho detto che ieri non ha cenato, e neppure dormito perchè emozioni ne ha avute anche troppe in un solo giorno e anche un cazziatone dai medici sarebbe stato esagerato, ora però mangia tutto quello che c'è per colazione sennò dovrò fare rapporto alla capo sala
- sissignora!
Dove sono finita, in un'ospedale militare? Tè al limone, doppia razione di fette biscottate iposodiche e una mela. Ah no, dimenticavo: alloggio all'Hilton.
Dal nulla si materializza un medico bellissimo, di quelli da serial, altro che quei quattro sgangherati che ho visto finora. Controlla la mia cartella, scambia due termini medici con l'infermiera, che mi fa un sorriso ed esce. Questi si avvicina al mio letto, controlla il riflesso degli occhi, rimuove il cerotto, da un'occhiata alla ferita, osserva la cicatrizzazione, sembra contento, disinfetta, applica una nuova medicazione. Saluta e si congeda. Mentre io, in stato confusionale mi chiedo ancora come mai tanta grazia? e soprattutto dov'è stato nascosto finora questo medico? La testa si fa pesante. Mi ha anestetizzato?

******

- Cosa starà sognando? guarda che faccia goduta!
Apro gli occhi, Francesca e Claudia sorridono incerte.
- Perchè mi state guardando in quel modo?
- diccelo tu, sembravi così...cosa hai sognato? o meglio, chi hai sognato?
- Non so, non sapevo neanche di dormire. Che fortuna che siete qui, volevo proprio parlare con voi. Potete portarmi qualche foto mia con Marco?
La reazione è inaspettata. Due statue di sale.
- Marco esiste, non me lo sono inventato, vero?
Francesca risponde mortificata.
- Esiste eccome, ma non abbiamo foto, le hai messe via tutte, e non abbiamo idea dove.
Claudia interviene per spiegare.
- Quando hai chiuso con lui hai eliminato tutto quello che poteva ricordartelo. L'unico che potrebbe sapere dove sono...aspetta, ho avuto un'illuminazione!
Prende la borsa ed esce dalla stanza.
- Frà, se avessi sbagliato a tagliarlo fuori da tutto?
- Non voglio fare quella che "io te l'avevo detto"...
- Ecco non farlo, che tanto non serve, ho poco tempo per rimediare, ho bisogno di rivederlo, ricordo perfettamente come stavamo insieme, il suo odore, le sue mani, come mi sentivo con lui, ma non ricordo il suo volto. E' strano tutto questo, no?
- Dimmi cosa c'è di normale in tutta questa faccenda?

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mercoledì 5 maggio 2010

instant karma # 43



Ho un ricordo del professore mentre consulta i suoi assistenti guardando decine di lastre, confronta, agrotta le ciglia, scambia sguardi silenziosi col suo braccio destro, poi cerca di spiegarmi, con la terminologia medica che mastica abitualmente, che la neoplasia intracranica primitiva di cui sono affetta ha una stadiazione che permette soluzioni alternative all'intervento. Immagini si accavallano. Nelle narici un profumo persistente di mughetto, la parete fiorita che ricopre il cancello dei vicini di casa dei miei. De Regi, il presidente dell'agenzia dove lavoro, entra nel mio ufficio per comunicarmi solennemente la promozione. Francesca mi chiama per invitarmi in montagna con lei, Matteo e Claudia. Marco apre la portiera dell'auto, mi prende per mano e mi mostra la casa dove vorrebbe andare a vivere. Con me.


- Signorina Corradi...
- Barbara professore, mi chiami Barbara. Sono tutta orecchi!
- Barbara, non è il caso di parlarne ora, ha appena ritrovato sè stessa! affronteremo la cosa con calma. La priorità era ripristinare la memoria in modo che lei fosse al corrente di quanto avevamo realizzato e le procedure che avremmo dovuto eseguire in seguito. La convalescenza non è terminata perchè adesso si ricorda chi è, dovrà riposare e sottoporsi ad alcuni esami di rito e poi la manderò a casa.
- Posso farle una domanda?
- Tutto quello che vuole.
- Sono guarita?
Nella mia voce l'urgenza di conoscere la verità. Il primario mi osserva il silenzio, esita prima di rispondere. Sta valutando come affrontare il discorso.
- l'esame istologico non ha dato l'esito desiderato mentre i risultati raggiunti sono piuttosto incoraggianti. Con l'ausilio di mezzi e tecnologie...
- Non parli il medichese, professore.
- Ho il piacere di constatare che è tornata la Barbara che ho conosciuto! mettiamola così: abbiamo vinto una battaglia ma la guerra è ancora in atto.
- Vale a dire che avete rimosso il mostro ma ha avuto il tempo di generare i piccoli?
- Non la metterei in questo modo ma se serve per darle un'idea è quella che ci va più vicino.
- Possiamo quantificare il tempo?
- Mi riservo di rilasciare una vera e propria prognosi non appena avremo i risultati della risonanza. Barbara, lei è una combattente, nell'ultimo anno ha dato prova di grande forza, continui a lottare, ne verremo a capo.

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lunedì 3 maggio 2010

Instant karma # 42

Tutto si ricompone, come una scena al contrario di uno specchio andato in pezzi. Non riesco a fermare le lacrime, come se gli argini di una diga fossero divelti. Ho tutto davanti a me, voci, suoni, odori, sensazioni. Francesca varca la porta, uno sguardo e capisce. Si siede accanto a me, appoggia la sua mano sulla mia spalla. In silenzio. Aspettava quel momento. Entrambe sappiamo che devo piangere, per fare uscire tutto. Dopo un tempo che non so quantificare le lacrime si esauriscono. Sento di essere pronta per parlare. Senza voltarmi pronuncio il suo nome, anzi il soprannome. Lalli. Francesca cerca di contenere l'emotività. Non riesce. Ora è il suo turno.
- Mi dispiace così tanto per tutto quello che hai passato. Avrei voluto fare di più ma non lo hai permesso. Non ero d'accordo ma ti sono amica e ho rispettato le tue richieste.
Annuisco perchè ricordo esattamente la scena prima di essere preparata per l'intervento.

***
- Cosa scrivi Silvio Pellico?
Il tono preoccupato tradiva l'espressione sorridente.
- Frà, ho bisogno che tu faccia una cosa per me, hai sentito i rischi dell'operazione: nel migliore dei casi potrei risvegliarmi senza ricordare chi sono e chi mi è intorno. Devo essere sicura che mi aiuterai a ricordare.
- Certo Bà, cosa vuoi che faccia, ti porto i filmini, le foto e il baule che hai in mansarda? lì c'è tutta la tua vita! Non dovrebbe essere un problema.
- No, al contrario, vorrei ricordare senza l'ausilio di foto e oggetti, il ripristino della memoria, se ce ne fosse bisogno, deve essere graduale e spontaneo, e tu devi assicurarmi che non farai nulla per accellerare il processo. Non voglio ricordi falsati, una volta tolto il mostro la mia testa, deve tornare come prima, se non meglio!
- Non ho capito cosa vuoi da me!
- Ho scritto una lettera, qui dentro c'è tutto quello che ho bisogno di sapere. Tu capirai quando sarà il momento di darmela. Mi raccomando Frà, sei come una sorella, non mi mollare ora che ho bisogno di te.
- Non pensarci nemmeno, sono qui adesso che ti faranno addormentare e sarò ancora qui quando ti sveglierai. Conta su di me. Siamo una famiglia, non dimenticarlo.

****
- Grazie.
E' la prima cosa che sento di dirle sinceramente, animata da un sentimento forte.
- Di cosa?
- Per tutto quello che hai fatto, so non averti reso la vita facile.
Sorride, la tensione è sciolta.
- Vuoi leggerla adesso o preferisci riposare?
- Vorrei vedere i miei genitori, la lettera può aspettare.
- Sono in corridoio, li faccio entrare.
Sul viso di mia madre appaiono gli anni che le avevo tolto con la mia memoria, ogni ruga un dolore. Mio padre sorride dolente, non credo di ricordare altra espressione. Siedono accanto al mio letto, sollevati nello scoprire che ricordo, sono tornata in me. Non ci sono più allucinazioni, Sono tornata la loro figlia, almeno una su due. La conversazione è interrotta dal giro visite dei medici, escono tutti e resto sola col primario.
- Bene signorina Corradi, noto con piacere che facciamo seri progressi.
- Professore sono pronta, mi dica esattamente cosa ha trovato quando ha aperto la mia testa.

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mercoledì 21 aprile 2010

Instant karma # 41

Quando sono entrata nella stanza e ho trovato Barbara seduta sul letto, con le lacrime che le solcavano il viso angosciato, ho realizzato che era arrivato il momento di consegnarle la busta.
Guardando il suo riflesso era riuscita a ritrovarsi, aveva recuperato i pezzi che le mancavano; lo specchio era la luce che le aveva permesso di trovare la strada per tornare a casa.
I ricordi sono dolorosi, i traumi soprattutto, scavano dentro, giacciono sotto pelle, spesso si addormentano per poi svegliarsi e toccare ancora nervi scoperti, rimettere tutto in gioco, alterare la memoria. Barbara ha convissuto con un senso di colpa per anni, la terapia l'ha aiutata a metabolizzare il dolore, ad elaborare la perdita e razionalizzare quanto era successo. Sono occorsi anni di supporto psicanalitico per superare il trauma di essere sopravissuta all'incidente in cui ha persona la vita sua sorella Alice.
Lalli aveva 10 anni, Barbara, adolescente, l'aveva portata con sè ad una festa di compleanno su preciso ordine dei genitori e aveva l'obbligo di accompagnarla a danza; il ragazzo dei suoi sogni, maggiorenne da pochi mesi, neopatentato, le portò con la sua auto, non seppe mai se fu per distrazione o poca esperienza, i tre rimasero vittime di un frontale in cui Luca perse temporaneamente l'uso delle gambe, Barbara riportò un severo trauma al ginocchio e la piccola Alice morì sul colpo. Barbara non si perdonò mai la morte della sua sorellina: per un periodo lunghissimo dormì nel suo letto, con la sua bambola preferita, Camilla, con cui i genitori la sentirono parlare ogni notte. Solo la lunga terapia psicanalalitica alla quale ne seguì una cognitivo comportamentale, riuscirono a sollevare Barbara dal senso di colpa che l'aveva attanagliata per 20 lunghi anni, fino a quando uno strano mal di testa non si era trasformato un incubo...

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lunedì 19 aprile 2010

Instant karma # 40

- E' la terza volta che ti cambi! come mai?
- Non ho ancora deciso cosa mettermi, e tu perchè stai sempre a spiarmi? Non hai da fare i compiti? vai nella tua stanza. Su, fuori!
- Mamma, uffa, Lalli mi manda via!
- Basta voi due, siete insopportabili, cercate di andare d'accordo.
- Mà, non la voglio sempre tra i piedi!
- Oh, cara, sai quante cose non vorrei! Cerca di essere più cortese, se non è troppo disturbo.
- Perchè deve venire con me?
- Io e tuo padre dobbiamo andare dalla nonna, sei grande e devi prenderti cura di tua sorella. Non ho intenzione di ripeterlo.
- C'è la festa di Giorgia, proprio oggi dovete andare via?
- Lalli non fare i capricci, tua nonna non sta bene e noi dobbiamo andare a prenderla. Puoi andare alla festa solo se ti porti dietro tua sorella. Che sarà mai!
- Mà, è una tragedia, prima di tutto é piccola! poi sarò l'unica a portarsi dietro la zavorra.
- Mamma, mi ha chiamato zavorra! e non sono piccola, ho dieci anni
- Sei una scocciatura, ogni volta devo portarti con me, perchè non vai a giocare da Cinzia!
- Non posso, è martedì, la signorina Matilde mi aspetta!
- Ecco, per colpa tua perdo la festa.
- Vengo anch'io, prometto che starò in un angolo.
- Non diciamo stupidate, Chicca, non sei mica in castigo, tu andrai con tua sorella alla festa e alle cinque ti accompagnerà alla lezione di danza.
- Alle cinque? proprio quando arrivano tutti? è un mese che ho chiesto il permesso.
- Lalli, hai quattordici anni, quando sarai maggiorenne deciderai da sola, per ora, se non vuoi essere punita, farai come ti ho detto, e per cortesia non farmi ripetere due volte lo stesso discorso.

****
- Dai Chicca, sbrigati, ci da un passaggio Luca.
Lalli scambia un'occhiata con l'amica, è radiosa.
- La mamma non vuole che prendiamo passaggi dagli sconosciuti!
- E' il cugino di Giorgia, lo conosciamo, dai, mettiti il cappotto che ti accompagno.
- Resti a vedere le prove?
- No, torno alla festa.
- Mamma si arrabbierà.
- No, mamma non lo saprà perchè tu starai con la bocca cucita, ok?
- Ha detto che mi devi accompagnare, non lasciarmi lì.
- Tu vuoi proprio rovinarmi la giornata! é un mese che aspetto questa festa, non la perderò per la tua lezione di danza. Ti porto, ti ci lascio e poi vengo a riprenderti. Ricordati che hai un debito con me, siamo intese?
La bambina osserva la sorella con occhi curiosi, sembra aver mangiato la foglia!
- Ho capito, ti piace Luca?
- shh, non farti sentire.
- lo sapevo, ecco perchè sei contenta di portarmi a danza. Ma è grande!
- Ha diciotto anni.
- Sa guidare?
- Certo, smettila di fare tutte queste scene. Su, sali e zitta!

***
L'incoscienza dell'età, la voglia di crescere e di vivere tutto alla massima velocità, la paura delle delusioni, delle occasioni mancate, di quello che potrebbe essere è il combustibile che brucia nei loro cuori in questa giornata.

***
Prima di salire sull'auto Luca posa un bacio lieve sulle labbra di Lalli.
Mentre cambia la marcia appoggia la sua mano su quella della ragazza.
Chicca seduta dietro sorride ingenua e può vedere il profilo beato della sorella.
Lalli già pensa, con sguardo trasognato, a quando torneranno indietro, da soli.
Si volta verso Chicca, con quello sguardo complice che può esistere solo tra sorelle, le da un buffetto e dice sottovoce "grazie"
Se Chicca non avesse avuto la lezione di danza, Luca non le avrebbe mai dato un passaggio, e forse quel bacio, visto in tanti film d'amore, così desiderato, non sarebbe mai arrivato.
La rabbia è svanita.

****
- Lalli? Ahia Lalli, non riesco a muovermi.
- Ragazzi come state? puoi parlare? il ragazzo sembra vigile. Tu piccola, come ti chiami?
- Chicca. Mi fanno male le gambe.
- Stai calma! Passami l'estricatore, serve subito l'automedica. Codice rosso. Come si chiama la tua amica?
- è mia sorella, Lalli.
- Non cè battito. Serve un medico, subito!
- Lalli? Apri gli occhi! Lalli! Alice! voglio la mia mamma!

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Instant karma # 39

Quindi ho avuto una brutta infanzia, o per lo meno qualcosa me l'ha rovinata. E quando sono riuscita a venire a patti con me stessa ho conosciuto la malattia. Questo è quanto Giulia, che credevo si chiamasse Camilla, e che fosse la mia migliore amica, mi ha riassunto durante il nostro primo dialogo. Sono seguiti i discorsi più strampalati, classica buona creanza tra vicine di letto. Questa mattina è stata preparata per il suo intervento ed è stata portata via.
Il tempo scorre lento e poi veloce, vado avanti di un giorno e torno indietro di tre, non so più distinguere cosa ho realmente vissuto e cosa ho solo sognato. Sono stanca. Stanca di aspettare, di capire, di ricordare. Sento voci, vedo volti, ricordo profumi, situazioni, stati d'animo. Cerco costantemente di collegare tutto, eppure manca sempre un elemento, il collante per tenere tutto insieme. Questa mattina mi sono svegliata con una fame assurda. Schiaccio il pulsante e appare l'infermiera scorbutica, le chiedo uno specchio, me lo porge con sguardo timoroso. Confesso che temo l'immagine che vedrò riflessa. Ho subito un intervento alla testa, ho i capelli corti e sicuramente sotto il cerotto ci sarà una bella cicatrice a testimoniare l'eterno soggiorno in questa struttura. Devo solo guardare. E' l'ora di affrontare la realtà. Lo appoggio sul comodino, prima voglio alzarmi. Riesco a reggermi in piedi. Bel traguardo. Sono sola nella stanza, giro intorno al letto, apro lo stipetto e vedo i miei abiti di quando mi sono presentata. Ho un flash, un ricordo nitido, barcollo, perdo l'equilibrio, mi siedo sul letto. Mi volto verso quello che è sempre stato il letto di Barbara, o almeno colei che chiamavo così. Afferro lo specchio e vedo il suo volto, devastato dalla malattia. Stringo gli occhi, sento salire le lacrime, respiro forte e riguardo l'immagine, è ancora lei, rimanda le stesse espressioni, mi tocco una guancia e vedo la mano. Sento la mia voce, bambina, che chiama Alice, sta urlando, piange. Buio. Ancora quel volto, gli occhi gonfi di lacrime. Inizio a ricordare, so chi è Alice, so di essere Barbara. E so perchè è successo tutto questo....

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giovedì 15 aprile 2010

Instant karma #38

Non ho ancora un quadro preciso ma inizio a farmi un'idea di chi sono e cosa faccio nella vita.
Non ho chiesto uno specchio, non so che aspetto ho, non so che giorno è. Il tempo si è fermato. Passano settimane oppure giorni, ci sono spazi temporali vasti, e buchi neri nella memoria, salti nel futuro e riavvolgimenti di nastro. Sto cercando di immagazzinare più informazioni possibili per tracciare un profilo, ogni tanto mi sfugge la logicità dei pensieri, un ricordo mi confonde e scompagina quello che ho elaborato finora. Non mi perdo d'animo, aspetto paziente il cantastorie del giorno, chiunque possa fornirmi un'indicazione, un segno. A proposito mi giro per vedere come sta la vicina, che ha la presenza di un soprammobile. Tanto per cambiare è voltata tre quarti verso la finestra. Ha i capelli spettinati, hanno preso la forma del cuscino. Probabilmente si sente osservata, si gira verso di me e saluta educatamente. Questa poi! Camilla?! Sono sorpresa, emozionata, incuriosita, non riesco a trattenere l'eccitazione. Sapevo di non averla inventata!
- Come stai? Che ci fai qui?
Mi guarda, come se fossi dipinta di blu e non me ne fossi accorta.
- Secondo te?
Bè, è comprensibile, non siamo in una Spa, però mi aspettavo un po' meno astio e più partecipazione, la sto cercando da.....quant'è che sono qui dentro?
- Sono contenta di vederti.
Fa una smorfia poi si riprende.
- Scusami se non ricambio il tuo entusiasmo.
Mi da le spalle e accende l'Mp3. Non ha voglia di parlare, l'ha dimostrato chiaramente.
Non demordo, lei è la chiave, deve esserlo!
- Camilla, puoi spegnere un attimo quell'affare?
- Come mi hai chiamato?
Dimenticavo che qui abbiamo mischiato le carte ad arte, chissà qual è il suo nome!
- Scusa, sono un po' confusa, avrei bisogno di farti alcune domande, se non ti spiace...
Lo so, le spiace, eccome, ma io ho un obiettivo e fino a quando non l'avrò raggiunto non ho intenzione di mollare. Toglie gli auricolari, li avvolge intorno al lettore e si gira completamente dalla mia parte. Mi osserva con l'unico occhio a disposizione, visto che l'altro è coperto da una benda.
- Quindi sei contenta di rivedermi!
- Sì, bè, non in questa circostanza, però mi fa piacere...
Azzardo, non so dove andremo a parare.
- Sono sorpresa di trovarti qui, ero convinta che l'avessi sfangata.
- Eh, no...come vedi, tu piuttosto?
- Recidiva, è previsto un altro intervento martedì, quando si dice la sfiga! due su due!
Il mio sguardo dev'essere trasparente come un cristallo.
- Non ti ricordi di me, vero?
- Sì, del tuo viso, e della tua voce, solo che non sono sicura di chi tu sia in realtà.
- Giulia. Frequentavamo lo stesso medico.
- Vuoi dire che uscivamo con lo stesso uomo?
- Ma dai, no, eravamo in cura dallo stesso neurologo.
L'ho fatta ridere. Un punto a mio favore.
- Ah, mi sembrava strano! Questo quando succedeva?
- Due anni fa. Io ero in cura post operatoria, tu avevi i primi sintomi
- Io ho un ricordo di te con un abito da sposa. Ti sembrerà ridicolo e scusami fin d'ora se ti chiederò qualcosa di assolutamente assurdo. Sono stata al tuo matrimonio?
- Questa conversazione l'abbiamo già avuta. O meglio, mi avevi riconosciuto in una foto esposta da un fotografo, non era il mio matrimonio, facevo la fotomodella e quello era un servizio per un atelier di abiti da sposa.
- Giulia. Scommetto che hai una villa!
Dio o chi per lui si starà divertendo un mondo a complicarmi la vita
- No, però se vincessi al supernalotto mi piacerebbe comprarne una col parco.
- Nel periodo che frequentavamo questo medico...
- Bollani, è uno dei migliori.
- Ah! non l'ho mai visto, parlo sempre con Berti!
- Berti, mi ha operato lui. Brava persona, molto disponibile.
- Dicevo, quando ci siamo conosciute, come dire...siamo diventate amiche?
- Amiche è un parolone, diciamo che la miseria spesso accomuna.
- Voglio dire, ti ho mai confidato qualcosa sul disturbo...
- Sì. Non ti ricordi neanche questo?
- No. Il medico ha provato a spiegarmi, ma mi sconnetto ogni volta che qualcuno ci prova, non so se non voglio farmi influenzare o forse ho troppa paura di sapere. Dimmi, sono tanto diversa da quando mi hai conosciuto?
- A parte i capelli no, identica.
- Hai detto che pensavi l'avessi...
- Sfangata, che la radioterapia fosse sufficiente per risolvere il tuo problema. E' evidente che mi sbagliavo...
Il mio tono di voce da curioso è diventato supplichevole.
- Puoi aiutarmi a ricordare qualcosa in più?
- C'è un particolare, che mi aveva colpito molto. Nel tempo ci ho ripensato diverse volte. Mi avevi raccontato d'aver avuto un'infanzia terribile, che ti eri portata dentro un macigno per anni e quando eri riuscita finalmente ad eliminarlo avevi scoperto di essere malata. Aspetta, mi sembra che la frase fosse "ci ho pensato per così tanto tempo che alla fine mi è esploso in testa. Fottuto karma!"

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martedì 13 aprile 2010

Instant karma #37

La chiacchierata con Francesca è stata senz'altro illuminante ma mi ha fiaccato. Chiedo un po' di thè all'infermiera, non faccio tempo a berlo che scivolo nel buio. Sonnecchio per ore. Sento voci intorno, sono tutta indolenzita. La mano sinistra è completamente addormentata, come se un elastico troppo stretto non permettesse la circolazione; c'è un ago a farfalla con una cannula inserita, una flebo centellina un liquido trasparente. Nella stanza non c'è nessuno. Vorrei andare in bagno. Aspetto l'inserviente e le chiedo se mi stacca questa dozzina di tubi per lasciarmi granchire le gambe. Giunge in mio aiuto l'infermiera scorbutica, oggi sembra di buon'uomore. alla mia richiesta mi guarda con gli occhi a mezzz'asta, deve domandare l'autorizzazione al medico! Ora che ci penso non mi sono ancora mossa dal letto. Le infermiere mi lavano regolarmente, non scenderò in particolari per descrivere come effettuo i bisogni, ma non mi sono alzata in piedi una volta. Con la mano destra afferro il lenzuolo e scopro le gambe. Lunghe e secche, bianco latte. Sembrano quelle di un manichino. Sul ginocchio sinistro c'è una cicatrice. Non è recente. Sembra un ricordo di guerra. Le muovo. Scampato pericolo, non sono paralizzata. L'infermiera è evaporata, oppure è stata sequestrata nel corridoio? entra l'inserviente col camice viola. Sta accompagnando al letto una ragazza. Un momento, che fine ha fatto Beatrice? Apprendo che é stata dimessa l'altro ieri. Dovevo essere narcotizzata pesantemente per non accorgermene. Neanche il tempo di dispiacermi e la ragazza accanto mi rivolge un sorriso di circostanza. Ha una benda sull'occhio, i capelli raccolti. Si sdraia nel letto prende un lettore mp3 dal cassetto, infila gli auricolari e si eclissa nel suo mondo. Bene, non avevo voglia di fare conversazione. Aspetto il prossimo personaggio che mi aiuterà a ricostruire il mio mosaico personale. Entra Claudia, dalla borsa spunto un quotidiano, sarà paradossale ma non voglio sapere che giorno è! Si avvicina, mi versa l'acqua in un bicchiere, accomoda la sedia accanto al mio comodino, tra il muro e il letto. Sa che potrà rispondere solo ad alcune domande, il resto dovrò aggiungerlo io, pezzo per pezzo. Sembra pronta!
- Da quanto ci conosciamo?
- Pressapoco sette anni.
Ecco affiorare un flash di Claudia, taglio e colore di capelli diversi, più disinvolta, quasi sfacciata. Una vita fa. Adesso sembra sua zia!
- Uscivi con il mio collega copywriter, Fabrizio.
- Bei momenti!
- Ti ho presentato io a Francesca!
- Esatto.
In un fotogramma io e Francesca litighiamo. Disapprovazione. Seguono istantanee di me furiosa con Claudia, e ancora con Francesca mentre cerco di evitare a Matteo un inutile dolore.
- Non sono omofoba, ero dispiaciuta che Francesca lasciasse Massimo per te. Non volevo che il bambino soffrisse.
Annuisce e prova a spiegare
- Con Fabrizio era una storia senza importanza. Prima di Francesca non avevo mai avuto una relazione con una donna. Lei neppure. Abbiamo iniziato a frequentarci in amicizia, lei e Massimo avevano seri problemi. Ci siamo innamorate. All'inizio hai fatto fuoco e fiamme, non credevi nella nostra storia, Matteo era piccolo, pensavi che io fossi una rovinafamiglie, poi hai visto come stiamo, come è sereno il bambino con noi, e hai accettato la situazione.
Francesca mi ha provocato per indurmi a ricordare.
- Ti confesserò una cosa ma spero che non la userai contro di me. Ogni volta che mi sveglio aggiungo un pezzo e ne perdo un altro. Ho paura di domandarti da quanto sono qui.
- Credimi, hai tutta la mia comprensione. E' stata una battaglia lunga. Devi avere ancora un po' di pazienza.
- La famosa lettera? Quando pensate di darmela?
- Hai chiesto che ti fosse consegnata ad un certo punto. Non siamo ancora arrivati a quel punto.
- Parlando per metafore, dista tanto la meta?
- Hai bisogno di fare ancora un po' di chiarezza, ma sei in dirittura d'arrivo

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sabato 10 aprile 2010

Instant karma #36

- Sei ostile o è una mia impressione?
Una sfinge.
- Se siamo davvero amiche perchè sei così evasiva?!
- Mi sto attenendo scrupolosamente agli ordini del medico. Devi sforzarti di recuperare la memoria da sola. Se ti imbeccassi sarebbero ricordi indotti. Quello che credi cattiveria è il mio modo di aiutarti.
Sono confusa e perplessa.
- Ti posso assicurare che siamo amiche, io ho un lavoro, un'attività da mandare avanti e una famiglia a cui pensare, eppure trascorro ore qui in ospedale, avrebbe senso tutto questo se tra noi non ci fosse un legame?
- Non chiederlo a me, faccio fatica a ricordare cos'ho mangiato!
Francesca sostiene lo sguardo. Mi rifletto nei suoi occhi e ho un flash di pochi secondi in cui mi vedo consegnarle una busta, e lei, piangendo annuisce senza parlare. Le ho chiesto io di comportarsi così. Sta rispettando un patto siglato prima del mio intervento. Ora capisco il suo atteggiamento, quasi mi spiace di averla detestata.
- Devo farti delle domande, spero di averti autorizzato in anticipo a rispondermi.
Le scappa un sorriso involontario.
- Ho in testa immagini confuse, nomi, situazioni. Dovresti aiutarmi a ricollocare i ricordi nel giusto ordine. Io proverò a dirti cosa mi viene in mente.
- Spara!
Ecco la mia ragazza!
- Togliendo dal quadro Camilla, e la fantomatica Alice di cui non volete assolutamente parlare, ho un ricordo di un bambino biondo, avrà cinque/sei anni. Adora il gelato al cioccolato e da grande farà il pompiere come suo padre! Di cui però non ricordo nè nome nè la faccia
- Matteo! Mio figlio. Ne compie sette a maggio. E' il tuo figlioccio. Il padre si chiama Massimo, per tutti l'innominato.
- Matteo. Ecco chi era! Pensavo si chiamasse Gionata...
Le scappa uno sbuffo.
- Come Gionata Perlini? la tua prima cotta alle scuole medie! Hai sempre detto che se avessi avuto un figlio lo avresti chiamato così!
E' come un grande mosaico dove le tessere sono state buttate a caso. Devo toglierle una per una e metterle al loro posto.
- Abito con i miei genitori oppure ho un appartamento mio?
- Ehi, quanti anni credi di avere? Abiti da sola da almeno dieci anni. Nella zona più signorile, aggiungerei.
- Ho un ficus benjamin alto due metri in ingresso!
Questa è un'affermazione, ricordo perfettamente.
- E una kenzia enorme in soggiorno. Una cucina con isola, un soppalco in camera da letto e un bagno che sembra una pista da pattinaggio.
Francesca mi guarda sbalordita.
- Che lavoro faccio?
- Copywriter. In una delle agenzie pubblicitarie più quotate della città.
Non so per quale motivo ma non ho bisogno di ulteriori delucidazioni in merito.
- L'art director si chiama Andrea, ai tempi della scuola lo chiamavamo nerd, adesso è un genio e ci costa un occhio della testa!
Lei annuisce cercando di trattenere l'emozione.
- E...diciamo, ho qualcuno accanto?
- intendi un uomo?
- eh, non so, uomo, donna, a questo punto potresti dirmi ciò che vuoi, ti crederei sulla parola!
- sei etero, hai avuto diversi flirt, due fidanzati seri, l'ultimo è stato Marco. Lo hai lasciato quando hai scoperto...
- ho capito. Questo risale a...?
- l'anno scorso. Ci sono stati altri accompagnatori occasionali, nulla di serio, la priorità era guarire poi saresti tornata a cercare Marco, se ti avesse ancora voluto.
- Vuoi dire che non sa del...
- Assolutamente. Non se ne sarebbe mai andato se ti avesse saputo malata. Hai preferito ferirlo a morte dicendogli che lo avevi tradito con il suo migliore amico, che poi tanto amico non era, considerato il numero di volte in cui ci ha provato davvero con te.
- Ah. Non mi facevo così cinica.
- A noi hai sempre detto che lo hai fatto per amore, e abbiamo finito per crederci.
Inutile pausa di riflessione, la mia memoria è settoriale, tutto ciò che è emotivamente topico è un buco nero.
- Davide?
- Davidino?
- Lui! Ero sicura che esistesse. Perchè non è mai venuto a trovarmi?
- Mi hai vietato di dirgli del tuo ricovero. Vive e lavora a Londra, ti crede in Thailandia, verrà in estate e si fermerà un mese come al solito, periodo in cui voi due sparite sempre non si sa dove.
- Tu che lavoro fai?
- Architetto. Pantografo e carta millimetrata sono il mio pane.
Le brillano gli occhi pronunciando quelle parole e mi ricordo di lei a scuola, ad applicazioni tecniche, mentre disegna un'assonometria cavaliera.
Come funziona questa memoria?
- Claudia?
- Insegna alle scuole medie. Materie umanistiche.
- Ho un cane? un gatto? un canarino?
- No su tutta la linea, sei allergica al pelo dei cani, anni fa quando uscivi con Rusty il selvaggio volevi prendere un'iguana, fortuna che te l'ho impedito!
- Con chi stavo?
- Lascia stare, non perdi niente di vitale, anzi, meglio se non te lo ricordi!

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giovedì 8 aprile 2010

Instant karma #35

Sonno agitato. Sete. L'immagine si apre su un foglio protocollo a righe. In alto a destra l'intestazione della scuola, la data, il nome. Riconosco la scrittura. Saggio di italiano. Tema sulla famiglia. Vuoto. Buio, come accecata da un flash. Torno in me. In testa un milione di domande ed ogni volta mi ritrovo davanti ad un muro, come nei videogiochi. E' ora di passare al livello successivo. Mamma sta sistemando una cosa in borsa si volta e mi vede sveglia. Una presenza giace nel letto accanto. L'infermiera con i capelli elettrici mi regola la flebo. Sul viso un'espressione neutra. La bocca è una fessura, pare disegnata a matita. Controlla il libro delle prescrizioni, aggiunge una sacca di fisiologica, passa al letto vicino. Il tempo è dilatato. Conto i secondi. Si avvicendano mio padre, Claudia, una signora che non conosco ma la voce mi è famigliare. Finalmente Francesca. Mi guardo intorno, la stanza è la stessa, nel letto accanto c'è Beatrice, tutto regolare. Fosse la volta buona? Decido di non darle tregua.
- Volevo proprio parlare con te:noi due ci conosciamo dalle elementari
Mi interrompe senza lasciarmi finire il discorso
- Per la verità dall'asilo.
- Ecco appunto, non ricordavo che eri così puntigliosa, spero mi perdonerai.
Sorride senza emozione.
- Non ti chiederò di Alice nè di Camilla, per ora. Adesso ho bisogno di sapere di Claudia, come e dove l'ho conosciuta? Non mi ricordo assolutamente di lei.
- Memoria selettiva. Ricordi solo quello che hai scelto di ricordare.
Ok, grazie per questa illuminazione, sapientino!
- Pensi di rispondermi in giornata?
- Neppure un'intervento neurologico e il coma riescono a sopire il tuo sarcasmo!
Così, brutale. Mi occorre un attimo per replicare.
- Coma? Va bè, di questo parliamo dopo. Non farmi la supercazzola di com'ero, sii gentile, aiutami a ricordare! E' una collega, una compagna di scuola, che so, pratichiamo qualche sport insieme?
- E' la mia compagna, da sei anni. La conosci benissimo. Forse inconsciamente non l'hai mai accettata, così al tuo risveglio l'hai, come dire, cancellata?
Colpo di scena, non me l'aspettavo! Non so se sono rimasta più sorpresa dal fatto che le mie due amiche, se vogliamo chiamarle così, sono una coppia, oppure per la faccenda del coma. Escludo che la mia dimenticanza sia dovuta al loro orientamento sessuale. Adoro Davidino. Un momento, mi è tornato in mente Davide, il mio amico so fucking proud to b fag. Un altro ricordo utile. Una nuova pallina da aggiungere nel pallottoliere. Il dottor Berti mi ha spiegato l'amnesia momentanea, crede che si risolverà in breve tempo, ogni giorno ricordo qualche particolare in più; perchè la situazione rientri nella normalità occorre una stimolazione continua. Per questo motivo i miei genitori mi hanno portato alcuni oggetti personali tra cui un taccuino con delle annotazioni. I sogni mi stanno venendo in aiuto.
- Già che siamo in argomento, Berti ha parlato di una lettera che avrei scritto prima di essere operata.
Silenzio. Una statua di sale. La mia migliore amica, o colei che millanta questa nomea, sta mettendo a dura prova il mio sistema nervoso. Non escludo che il trattamento pensato per Claudia (la mossa del mamba nero 7 passi) non possa essere riservato a lei!

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mercoledì 7 aprile 2010

Instant karma #34

Immagini confuse, un profumo, forse l'odore del minestrone della nonna, un cerchietto con un fiocco di raso blu, le scarpe di vernice con la punta sbucciata, il grembiule con le iniziali ricamate dalla zia Lena, i gerani sul davanzale, un paio di sci con le bacchette coordinate, la videocassetta di Flashdance smagnetizzata, la voce dell'insegnante di chimica, il prof. Carbone, una mattina per non farmi interrogare tossii per cinque minuti di fila. E poi una sala col parquet di legno chiaro, consumato, scaldamuscoli rosa, una fila di ragazzzine magre in tutù, l'insegnante, la signorina Matilde, che tiene il tempo, inarca le sopracciglia e arrotola le erre. Croisé, arrondies, arabesque.
Sollevo una palpebra, di fronte a me Claudia. E' sola. In mano ha un tomo della portata di un fermaporte. Insomnia di Stephen King. La copertina rossa e bianca mi riporta ad un Natale di un milione di anni fa. Ricevetti quel libro in dono da Josef. Finalmente un ricordo preciso. Adesso mi saluterà chiamandomi Barbara. Non ho intenzione di obiettare. Mi interessa sapere chi è Alice e perchè ho ricominciato a parlare di Camilla. Credo che Claudia, se riesco ad entrare nelle sue grazie, potrebbe essermi davvero utile. Quasi mi spiace approfittare della situazione, ma non ho ricordi che mi colleghino a lei, per ora, quindi nessun senso di colpa in agguato.
- Ciao, come va oggi? ti va di mettere sotto i denti qualcosa?
La sua gentilezza è disarmante.
- Sì, grazie.
Si alza esce dalla stanza e torna con l'inserviente che mi porge un vassoio con due piatti coperti.
- Quando hanno portato il pranzo stavi riposando, siccome non dormi molto non volevo disturbarti.
- Non dormo molto? Se non faccio altro!
Oltre che vegetare e pormi quesiti amletici sull'universo che cospira alle mie spalle.

Probabilmente il mio tono e lo sguardo perplesso la allarma, perchè tenta subito di giustificarsi.
- E' normale dopo l'intervento che hai subìto, il medico ha detto di non forzarti a fare nulla che tu non senta.
Continuo a pensare che questa ragazza non faccia parte del mio giro di amicizie ma sia una figurante pagata per fare qualche apparizione, come personaggio minore, e occasionalmente per tenermi compagnia. Non ricordo nè il suo viso, nè la voce, non ha un singolo particolare che accenda una benchè minima scintilla nei recessi della mia memoria.
Annuisco pensierosa. Assaggio il semolino, due bocconi e ho già voglia di buttarmi giù dal balcone, addento la coscia di pollo senza osso, una cucchiaiata di purè e il mio pranzo è terminato. Desidero acqua come se piovesse. Mi porge una bottiglietta da mezzo litro. Non riesco ad afferrarla e cade sul pavimento. Quando si china per raccoglierla ho l'istinto di colpirla, in una frazione di secondo penso a come tramortirla, rubarle gli abiti, borsa, eventuale bancomat, telefono, auto per scappare da questo ospedale e lasciarmi tutto dietro le spalle. E' passato il momento. Sorride mortificata, avrà capito le mie intenzioni? No, è dispiaciuta perchè pensa di aver fatto cadere la bottiglietta. Adesso mi sento in colpa!

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