domenica 28 febbraio 2010

♫ #11


in ascolto "Something to believe in" Aqualung

Instant karma #5

Le ore volano quando ci si diverte. Chi l’ha detto non ha mai diviso la stanza con Barbara
Immobile nel suo mutismo forzato.
Se venisse a trovarla qualcuno potrei trovare la scusa per attaccare discorso, invece questo silenzio a cui mi costringe è quasi assordante. Potrò anche esserle antipatica, neppure io stravedo per lei, ma l’empatia dovrebbe renderla un po’ più accondiscendente invece continua ad essere rigida.
I miei genitori hanno sostituito i biscotti con libri tascabili d’ogni genere, in media ne fulmino uno al giorno, questa settimana mi sto facendo una cultura da romanzi rosa.
Oggi Barbara è arrivata più stremata del solito. La capo sala sembrava preoccupata.
Nel pomeriggio ci sono diversi interventi e le infermiere, tutte occupate a correre su e giù in corsia, non possono rispondere alla nostra chiamata quando si sente male.
Mio malgrado mi alzo e cerco di prestarle assistenza, mi spinge indietro, guardandomi con cattiveria. Scotta, deve avere la febbre altissima, la cosa mi spaventa.
Tenta di respingermi una seconda volta ma non ne ha la forza, riesco ad impormi.
Non m’importa se cova rancore da anni, anche io non salto di gioia all'idea di sguazzare nel vomito di una persona che mi desidera morta, questa è una situazione di emergenza, stavolta si fa a modo mio.
L'aiuto ad alzarsi e mentre la sorreggo mi accorgo che è pelle ed ossa, di quel fisico che le avevo sempre invidiato non è rimasto niente. Mi viene da piangere dalla rabbia, mando indietro le lacrime e la tiro su. Riesco a trascinarla fino al bagno dove si lascia andare, a quel punto inizio ad urlare e finalmente arriva qualcuno.
Mi sembra di essere in purgatorio. Sto scontando la pena per i vizi terreni e gli sbagli commessi.
Ormai sono 28 giorni di detenzione, per Barbara sono 52.

CONTINUA...

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sabato 27 febbraio 2010

sorrow


oggi un altro funerale, il secondo della settimana
finirà questo febbraio infame?

Instant karma #4

Sono ancora qui a domandarmi qual è il mio destino quando Camilla, dopo avere fatto un trillo per avvertirmi che è il mio turno in sala d'attesa, mi confida che la situazione di Barbara è piuttosto grave e non sa come comportarsi. Non vorrei essere coinvolta poi penso che stiamo condividendo un destino simile e quel minimo di empatia mi suggerisce di ascoltare le sue ragioni.
Barbara aveva iniziato ad accusare i primi sintomi all'incirca un anno fa.
Avendo sempre sofferto di emicrania aveva attribuito un'importanza relativa a quegli attacchi un po' più forti del solito, l'esordio era avvenuto in seguito ad un insolito problema alla vista.
I miei stessi sintomi.
Non so dove vuole arrivare Camilla, non capisco se intende rivelarmi la malattia di cui è affetta Barbara oppure mettermi in guardia perché potremmo soffrire dello stesso disturbo.
Spaventata, e afflitta al tempo stesso, decido che per questa giornata ho fatto il pieno, mi scuso con lei e mi ritiro nelle mie stanze. Resto con gli occhi spalancati tutta notte, cercando una spiegazione e trovando mille scuse stupide per convincermi che non sono malata, e risolveranno il mio problema in breve tempo.
Intanto sono passate tre settimane, continuo a fare esami, mi sembra di avere la testa inserita in una morsa d'acciaio, dall'occhio sinistro ci vedo pochissimo e dentro di me sono certa che non tornerò a casa tanto presto.
Le amiche si avvicendano con i miei genitori per tenermi compagnia.
Mi manca un uomo che mi porti fiori, mi rassicuri sul pagamento delle bollette, e che mi ripeta che senza di me la casa è vuota.
In questo momento il mio essere libera ed indipendente mi fa sentire sola e sconfitta.
Camilla va a casa mia tutti i giorni a controllare posta e segreteria telefonica.
Non è esattamente la stessa cosa.
I giorni passano nella totale immobilità, una mattina viene a trovarmi Federico, un vecchio compagno di scuola che all'inizio dell'estate ha aperto un agriturismo nell'entroterra.
Aveva chiamato per invitarmi ad una cena tra ex compagni di classe, che terrà nel suo locale la settimana prima di natale, aveva spedito un invito e lasciato un messaggio in segreteria. Camilla ha preso la telefonata, o lo ha richiamato, non è stata molto chiara al riguardo, gli ha detto che sono ricoverata così si è presentato con un bellissimo mazzo di fiori.
Scambiamo qualche parola poi, mentre lo accompagno agli ascensori, passiamo davanti alla stanza di Barbara e la vedo.
Sembrano trascorsi secoli da quando siamo state trasferite all'ottavo piano, non mi ero ancora resa conto realmente di come stavano le cose.
Barbara sta vomitando dopo aver fatto una seduta di chemioterapia.
Gli occhi iniettati di sangue e un'espressione che non dimenticherò mai più.
In quel momento in me scatta qualcosa.
Congedo Federico e corro in stanza. Chiamo Camilla e inizio a piangere.
Arriva dopo mezz'ora, il tempo di lasciare Gionata a sua madre.
Mi abbraccia senza parlare.
Ho capito che devo fare un passo per riconciliarmi con Barbara.

*

Il baco da seta si chiamava Corina, era una signora albanese di settant'anni.
Apro gli occhi e vedo il letto vuoto, il materasso piegato e due inservienti che spazzano il pavimento intorno.
E' andata via nella notte per collasso cardiocircolatorio.
Dormivo placidamente, non me ne sono accorta.
La ragazzina viene dimessa due giorni dopo la dipartita di Corina.
Prima di andare lascia un charm sperluccicante sul mio comodino, con un biglietto di carta a quadretti, piegato in 4, una scrittura da adolescente con i cuori al posto dei puntini sulle i che recita: "questo è un piccolo regalo perchè hai sopportato me e i miei amici. Ciao Cry"
Non ho mai saputo se fosse Cristina o Cristiana
Resto sola, faccio spostare il letto accanto alla finestra.

*
Trascorro giornate intere guardando il panorama. Sempre lo stesso.
Una mattina di fine novembre Barbara viene trasferita nella mia stanza. Non dice niente, sembra rassegnata. Non la vedevo da parecchi giorni, è scheletrica.
So che il ciclo di chemio non é finito, l'ho intuito dalle volte in cui l'ho sentita vomitare.
Quello che è iniziato come day hospital, si è trasformato in un soggiorno coatto, ed è diventato un incubo.
Sono rinchiusa in una stanza di due metri per tre, in compagnia di una tizia che vomita a spruzzo come la protagonista dell'esorcista, quando è lucida ricorda di odiarmi ferocemente per un motivo ignoto tanto quanto la presenza di vita su Marte, e non ho la benché minima idea sul disturbo che mi impedisce di vedere.
A voler fare dello spirito è una perfetta legge del contrappasso.

CONTINUA...

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venerdì 26 febbraio 2010

♫ #10


in ascolto "Domino dancing" Pet shop boys

Instant karma #3

Barbara mi odia tuttora, è evidente, anche se in questo momento ha problemi più urgenti a cui pensare e il fatto che io sia stata trasferita nella sua stessa stanza, nel letto accanto al suo, non dovrebbe turbarla più di tanto. Sono qui da martedì. Oggi è venerdì. A parte un’occhiata distratta il primo giorno, non mi ha rivolto lo sguardo nemmeno una volta.
Da parte mia nessun tentativo di approccio. Tu muta, io muta.
Non è rispetto, semplice tacita non belligeranza. Sono entrata per un problema all’occhio, un paio di visite in oculistica, una TAC di controllo e mi hanno assegnato un letto in questo limbo.
Lei non so, non sapevo neanche che stesse male.
Camilla mi ha chiamato per sapere dove ero finita, quando le ho dato il recapito a cui trovarmi ho sentito un’esitazione nella voce.
Ci siamo capite senza dire niente, così mi ha chiesto di incontrarla dagli ascensori.
Non voleva imbarazzare nessuna delle due. Immagino che Barbara abbia usato lo stesso riguardo nei miei confronti. Così siamo qui, due donne lo stesso destino.
Un tempo sorridevo pensando che avevamo diviso lo stesso ragazzo.
Ora mi riesce difficile fare dell’umorismo, più che altro mi girano le palle.
Ho chiesto di essere spostata in un'altra stanza, non hanno ancora stabilito cos'ho e non ho piacere di apprenderlo davanti a lei. Hanno risposto che non è un albergo, non possiamo scegliere la camera vista mare, mentirei se dicessi che non me l'aspettavo, però sono fiduciosa: la caposala sembra abbastanza conciliante, se si libera un posto sono certa che mi sistemerà in un'altra stanza.
Le ore trascorrono lente, Mamma mi ha portato tutti i mensili di moda in commercio, l'ipod l'avevo in borsa quando mi hanno fatto fermare, ho chiesto a Camilla di recuperarmi il carica batterie e di fare un paio di telefonate per me. Nei giorni a seguire c'è stata una processione di amici e parenti, fiori, scatole di biscotti.
Da Barbara solo Camilla, in sala d'attesa, previo sms d'avviso.
La politica continua ad essere la stessa. Non chiedo, non dice.
Barbara legge fino a quando non è stremata, piuttosto che chiedermi di tenere la luce accesa chiude il libro e finge di dormire. Non mi spiego il motivo di tanto astio, in questo momento francamente me ne frego. Lunedì mattina dovrò fare la risonanza magnetica ed è sufficiente per rovinarmi il weekend.
Ogni giorno, più volte al giorno viene un'infermiera, sempre diversa a prenderla, la fa sedere sulla sedia a rotelle e la porta via dal reparto.Tutto tace.
Vorrei domandarle come sta, per semplice cortesia, buona creanza tra vicine di letto, ma quando torna è sempre sconvolta e mi manca il coraggio.

**********

Sono passati tre giorni, questa mattina la caposala mi dice di restare a letto che mi spostano direttamente,
portando anche il comodino nella suite reale.
Barbara è scesa un'ora fa, digiuna per fare un esame, non ho tempo per salutarla, poco male, non le mancherò. Entro nella stanza, c'è posto per due soli letti, contro i quattro di quella appena lasciata. L'infermiera bionda mi sistema accanto alla porta, il posto finestrino è già occupato.
Volto la testa e riconosco il beauty case.
Vuoi vedere che anche lei ha chiesto di cambiare camera?
Il mistero è presto svelato. Barbara entra nella stanza, accompagnata da un inserviente, sposta lo sguardo rapidamente, con un movimento impercettibile solleva il sopracciglio sconcertata e sprofonda a letto dove giace meditabonda senza proferire motto per l'intera giornata.
Nel silenzio un trillo, è l'avviso di chiamata di Camilla, la sta informando che è arrivata.
Mi alzo per andare in bagno. Non ci degniamo di uno sguardo.
Barbara deambula malamente ma con fare altero e sdegnoso.
Arriva con fatica alla sala d'attesa dove l'aspetta la nostra amica.
Nel frattempo viene a trovarmi zia Angela, la logorroica, che mi attacca un bottone pazzesco su una parente lontanissima, con la scusa del caffè approfitto per convogliarla verso il distributore di bevande. Mentre cerco di seguire i ragionamenti di zia, senza volerlo, anzi a dirla tutta, origliando alla grande, ascolto un brano della conversazione di amica e nemica
"non riesco più a guardare in faccia i tuoi genitori. Ormai la storia non regge più, è venuto il momento di dire la verità. Almeno alle persone che ti vogliono bene"
Mi sconvolge scoprire, in un modo così abbietto, devo ammetterlo, che forse gli accidenti che le ho tirato l'hanno beccata sul serio!
Così Barbara è malata.
Beh, ok non siamo alle Terme di Saturnia, però non immaginavo che il livello fosse questo.
Sono ricoverata da otto giorni, tutti i miei amici lo sanno.
Il fatto che lo abbia tenuto nascosto m'inquieta.
Al giro visite c'è il primario. E' un uomo tarchiato, con gli occhi bovini e il sorriso sincero. Legge le nostre cartelle, parlando della mia situazione illustra al suo team un dubbio evidenziato nell'interpretazione di un esame, con Barbara invece cambia decisamente tono.
La faccenda è più grave di quanto immaginassi. Ad entrambe comunica che saremo spostate nel reparto consono e che stanno attendendo che si liberino i letti per dare disposizioni per il trasferimento.
Evvai, torno in oculistica! mai visto un reparto così pulito, e se possibile allegro. Le infermiere, graziose e sorridenti, sembrano uscite da un serial televisivo e ci sono un paio di medici che fanno invidia ai vari Stranamore e Strabollore di Grey's anatomy.
Peccato lasciarci ora che ci trovavamo così bene.
Mentre lo penso mi do mentalmente della cinica per la battuta infelice.
Ci pensa la provvidenza a rimettere ordine nelle cose.
Due giorni dopo veniamo trasportate entrambe nello stesso reparto.
Ottavo piano, lato monte. In due stanze attigue. Non so quale sia la sua situazione perché la porta rimane serrata per i successivi due giorni, per quanto mi riguarda mi ritrovo in compagnia di una non ben definita creatura alla quale non so dare un'età perché è completamente avviluppata nel lenzuolo, come un baco da seta e una ragazzina di 17 anni, perennemente saldata ad un fastidiosissimo cellulare che trilla ogni 10 secondi, che ad ogni ora del giorno ospita almeno una dozzina di compagni di scuola brufolosi, con i pantaloni alle ginocchia e la marca delle mutande in evidenza, che farneticano in uno slang lontano anni luce dalla mia portata.
Quasi quasi rimpiangevo le interminabili ore immersa nel silenzio da eremo benedettino a cui mi costringeva l'amica per proprietà transitiva.

CONTINUA....

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♫ # 9


in ascolto "Black black heart" David Usher

giovedì 25 febbraio 2010

Instant karma #2

Mi piaceva. Era giovane, ribelle, incazzato col mondo. Per una frazione di secondo devo anche averlo amato, per il resto del tempo lo avrei preso a cazzotti. Ci conoscemmo ad una festa, ci presentò una persona della quale ho dimenticato la faccia per una grave scorrettezza ricevuta e mai perdonata, ma questa è un’altra storia. In ogni modo parlammo una notte intera, mi diede un bacio indimenticabile e rimanemmo attaccati come adesivi quattro mesi. Fino all’inizio dell’anno successivo. Fu una storia piena di contrasti. Matteo da giovane era un tipo difficile. Bello e problematico. Quello che all’inizio trovavo affascinante, un duro che nascondeva un’anima sensibile, dopo pochi mesi si rivelò un'incommensurabile testa di cazzo. Non ci lasciammo in modo pacifico. Lui era incorreggibile, però, anche io, in quanto a testa dura, mi difendevo bene! Litigammo fuori da una discoteca, un sabato sera molto tardi. Il buttafuori ci ammonì affinché ci spostassimo perché disturbavamo. Quella sera dissi cose che non pensavo. Cattiverie gratuite, solo per ferirlo.
Matteo era coriaceo, nulla lo scalfiva.
Sembrava impermeabile ad ogni agente esterno, soprattutto ai sentimenti.
E questa cosa mi faceva dare fuori di testa.
Non c'intendevamo. Quando mi resi conto che eravamo totalmente incompatibili decisi per entrambi e troncai di netto la nostra storia. La cosa sembrava essersi risolta così, invece una settimana dopo, parliamo della prima decade di gennaio del 91, incontrandolo in discoteca, mi rivolse uno sguardo di sufficienza, e andò dritto per la sua strada. Cercai di giustificarlo, in fondo lo avevo lasciato in malo modo, forse ci aveva sofferto! Quando l’amico, con sorriso sprezzante precisò che la versione rilasciata da lui era diversa: ero io quella innamorata, che era stata mollata!
Il sangue fluì agli occhi in un nanosecondo, lo raggiunsi al bancone del bar, aveva ordinato un cocktail per darsi un tono, lo insultai ricordandogli che in certi locali, prima di conoscere me, probabilmente non lo avrebbero nemmeno fatto entrare, era inutile che si atteggiasse a divo del cinema, che aveva lo spessore di una carta da gioco e che stramaledicevo il giorno in cui c’eravamo incontrati. Che a raccontarla potrebbe anche sembrare una scena da film, ma ripensandoci, avevo 19 anni e stavo gridando ad un ragazzino di 17! Non era certo Casablanca!
Non gli rivolsi più la parola per quasi un anno.
A dicembre, nella stessa discoteca in cui ci eravamo detti addio, lo vidi passare con un’amica comune. Stavano andando a casa e la ragazza non sembrava tranquilla. Matteo, ormai maggiorenne, aveva bevuto ma era troppo spavaldo e sicuro di sé per ammettere che avrebbe dovuto ingollare almeno un thermos di arabica prima di mettersi alla guida. Quando superò il divanetto dove ero seduta, l’unico pensiero che salì dal cuore fu "che dio ti strangoli".
Uscimmo dal locale quasi contemporaneamente, lui partì dal parcheggio sgommando e sparì nel buio dicembrino. Lo trovammo dietro alla curva del faro, accartocciato contro al muro. Illeso ma terrorizzato. Il primo istinto fu di guardare al cielo. Mi domandai se la cosa funzionasse in quel modo" io chiedo, tu esaudisci!" Il secondo pensiero, scendendo dall’auto di corsa, fu di vedere come stava e una volta accertata che non si era fatto niente risalii e andai a casa.
Quella notte non riuscii a dormire.
Non sapevo se provavo ancora qualcosa per Matteo. Tra noi era finita male perché secondo lui pretendevo troppo da un ragazzino e non sapevo vivere il momento, avevo 19 anni e volevo una storia da grandi; gli piacevo, ma in quanto a storie serie, non ci pensava neanche lontanamente.
Lasciai passare un paio di giorni poi telefonai per chiedere come stava.
Mi dissero che era stato ricoverato per un accertamento. Mi catapultai all’ospedale. Provai tenerezza, nel vederlo indifeso, in un letto troppo grande. Lo insultai bonariamente, si mise a ridere e con quel sorriso cancellammo mesi di incomprensioni. Poi arrivò lei: Barbara. L’avevo vista anche sul luogo dell’incidente. Era accorsa ad abbracciarlo, con apprensione gli aveva domandato cento volte come stava e se sentiva male da qualche parte. Ricordo che quella sera piangeva. Quando entrò nella stanza mi guardò incuriosita. Se le dava fastidio la mia presenza non lo fece vedere, anzi, sorrise poi si avvicinò al letto, si chinò su Matteo e gli diede un bacio sulle labbra. Capii che c’era qualcosa tra di loro e sorridendo mi defilai. In seguito ci incontrammo nei locali, durante le feste natalizie e lei fu sempre molto gentile e sorridente. Poi il buio. Archiviato l’anno trascorso sparì anche la sua gentilezza per lasciare spazio all’odio più profondo. Eppure sono matematicamente certa di non aver detto/fatto/pensato/scritto nulla che potesse farla inalberare al punto da desiderarmi morta.
Quel pomeriggio all’aeroporto bastò un’occhiata per capire che il motivo di tanta discordia era Matteo. Lui sorrise come al solito. Come David Beckham dalla copertina di Vogue. Io abbozzai, Barbara arrossì violentemente, non lo degnò di uno sguardo e mi liquidò senza la possibilità di proporre un caffè, per scambiare due parole.
Non la rividi mai più.
Sono passati almeno12 anni.
Camilla si è sposata, separata e convive col padre di suo figlio Gionata, che ha 5 anni. Matteo convive con un’indossatrice, bella come il sole, più giovane di 10 anni e con il quoziente intellettivo di una pianta grassa.
Barbara è ricoverata all’ottavo piano dell’ospedale S. Giovanni. Stanza n. 6, letto n 18.
Non sono un’anima pia che viene a trovarla nonostante i vecchi rancori.
Siamo compagne di stanza. Io sto al letto 19.

CONTINUA....

♫ # 8


in ascolto "Daniel" Bat for lashes

Instant karma #1

Barbara mi odia. Fin da quando eravamo ragazze. Quindi da tempo immemore. E non ho mai capito il vero motivo. Eh sì che non ero un angelo, durante l’adolescenza, ciò nonostante sono certa di non aver mai causato nulla di irreversibile al punto da farmi odiare in modo così viscerale.
Eppure le cose stanno così. Mi odia. E non ne ha mai fatto mistero.
Avevo provato qualsiasi cosa pur di andarle a genio; non c’era stato nulla da fare.
Personalmente non avevo nulla contro di lei
Sai che fregatura provare simpatia per qualcuno che annerisce la tua testa su tutte le foto di gruppo in cui appari!
Il suo odio era lapalissiano tant’è che ero stata costretta ad adeguarmi, per non rimanere svantaggiata.
Nonostante il vincolo di antipatia che ci legava a doppio filo, ci vedevamo spesso, essendo entrambe amiche di Camilla, che in questa storia si era sempre comportata come la Svizzera. Neutrale. Non aveva mai voluto entrarci. Nel bene e nel male.
Aveva creato l’occasione per permetterci di parlare ma al diniego di Barbara prima, e al mio assoluto rifiuto di chiarirci in un secondo tempo, aveva preferito declinare qualsiasi attività e/o appuntamento che implicasse un’interazione tra noi due. Ci si vedeva in gruppo, oppure incontrava ognuna di noi, singolarmente. Entrambe ci ostinavamo a frequentare la compagnia, all’inizio la nostra antipatia era imbarazzante poi col tempo ci si abitua a tutto, ed ero riuscita a detestarla cordialmente, lei invece mi ignorava con la più assoluta disinvoltura. Nel frattempo Camilla si era sposata. E aveva voluto entrambe come testimoni di nozze. Impagabile l’espressione di Barbara nel momento in cui la nostra amica ce lo comunicò, con il suo solito aplomb, affogando un pasticcino in una tazza di earl grey, seduta comodamente sul divano del suo soggiorno. A me andò di traverso il succo, dal ridere, pensando ai preparativi da organizzare in qualità di brave testimoni. Barbara quasi si strozzò con un sorso di caffè e uno chantilly, e il mio sorriso, per nulla correlato alla disgrazia degna di una manovra di Heimlich, gettò altra benzina sul fuoco che mi ero dannata per anni, tentando di ridurre a brace.
Il matrimonio di Camilla fu favoloso e noi due, nonostante l’inimicizia, fummo eccellenti testimoni e mantenemmo per tutto il tempo un comportamento decoroso.
Il momento topico fu dopo la partenza per il viaggio di nozze. Andammo entrambe a salutare gli sposi all’aeroporto, cercando di non litigare per chi doveva portare a Camilla il beauty case e chi porgerle il trolley per recarsi all’imbarco, quando ci imbattemmo in Matteo.
Il motivo del dissidio, o per dirlo in maniera epica, il pomo della discordia.
In quel momento fu tutto adamantino. Mi odiava a causa sua.
Torniamo indietro di qualche anno. Rewind.
Precisamente all’estate del 90. Quella dei mondiali in Italia e di quell’inno terribile partorito da Bennato e Nannini, che certe sere cantarlo ti faceva venire i lucciconi e ora pensi che sia una tra le canzoni più brutte mai ascoltate nella storia. Per me era l’estate della maturità. Comunque, quella fu l’estate in cui conobbi Matteo.

CONTINUA....

mercoledì 24 febbraio 2010

♫ # 7


in ascolto "9 crimes" Damien Rice

fermo immagine


oggi non so tradurre i sentimenti con le parole

martedì 23 febbraio 2010

Credevano che avessi scritto qualcosa per l'occasione
se lo aspettavano, in fondo sono l'artista di famiglia,
così dicono
non sanno che non riesco a scrivere
che in questi giorni ho provato ma ogni parola sembrava banale,
vuota, priva di significato,
lo zio era di poche parole, essenziale sintetico, minimalista
quasi zen, non mi ha considerato per buona parte della sua vita
ero la figlia della sorella di sua moglie,
cugina di suo figlio, ma non ero sua nipote,
non credo abbia mai dato importanza ai ruoli
Negli ultimi anni il suo atteggiamento è cambiato
ha iniziato ad interessarsi alla mia scrittura,
abbiamo parlato tanto dei sogni, degli ideali,
scambiato opinioni su libri e film,
ha progettato la casa in cui vivo col principe
Alla cena del battesimo della mia cuginetta
mi chiamò e mi fece sedere accanto a lui,
perchè raccontassi ai suoi amici le cose che scrivo,
mentre parlavo e tutti mi ascoltavano con attenzione,
lo vidi con la coda dell'occhio che diceva con lo sguardo fiero
"è molto intelligente"
fu in quel momento che mi accorsi davvero di esistere per lui

La nostra è una famiglia strana, sembriamo quasi anaffettivi,
amiamo tanto ma non ci lasciamo andare a slanci affettuosi,
crediamo nel valore delle intenzioni più che in quello dei gesti,
quando ci siamo abbracciati, oggi, ho sentito che eravamo davvero tutti vicini
e ho avuto la sensazione che ci fosse anche lui,
col suo sorriso tirato e quegli occhi belli in cui c'era tutto,
che non servivano parole


Rimarrai lo zio bello, giovane, che non è mai invecchiato
e che con i tuoi dipinti di Fontana e i libri di Galimberti
ci guarda dall'Iperuranio
e forse ci aspetterai proprio lì...

Ciao Zio, fa buon viaggio

lunedì 22 febbraio 2010

il giorno di dolore che uno ha

Destino è ciò che determina l’accadere e il senso degli eventi
indipendentemente dalla volontà cosciente degli uomini.

ecco, allora sono incazzata col destino

♫ # 6


in ascolto "Against all odds" The Postal Service

sabato 20 febbraio 2010

*mourning*

venerdì 19 febbraio 2010

giovedì 18 febbraio 2010

[mantra] Tu non sei il tuo lavoro!


bevi il caffè di corsa
prima di salire in moto e scappare al lavoro
piove
anche oggi ti bagnerai
infinite cose da fare e così poco tempo
hai l'agenda piena di scadenze da rispettare
e di tutto ciò non c'è nulla che ti interessi davvero
ma è LAVORO
dovere
e allora esci anche con i capelli bagnati,
il pranzo consumato troppo in fretta,
andato quasi di traverso,
in bocca il retrogusto di quel caffè preso in piedi
senza averlo goduto neanche un po'
ti aspettano telefonate, fax, mail,
milioni di parole
scritte, lette, gridate, soffocate
cazziatoni, e ti costa farli
moniti, divergenze di opinioni
incompatibilità
ogni giorno uguale a quello precedente
i mesi si rincorrono sul calendario
ed è passato un altro anno nel limbo
aspettando chissà cosa
ferma, immobile,
con i piedi cementati in una realtà ormai troppo stretta
non è cambiato molto
ti indigni sempre di più per le ingiustizie che subisci
ti sciocca sempre meno l'ambiente che ti circonda
tu stai aspettando,
rassegnata? no!
fiduciosa
SAI che prima o poi qualcosa cambierà,
allora non t'importa se non sei riuscita a bere il tuo caffè,
scenderai al bar appena avrai un attimo di tempo
in fondo sei stata tu a non volere la macchinetta per l'ufficio
forse un giorno potrai insegnare quello che stai facendo
a chi prenderà il tuo posto
e tu finalmente andrai a fare ciò che desideri veramente
ora però sei qui
e devi fare del tuo meglio
o almeno organizzarti per far passare il tempo in fretta

reminiscenze


un po' mi mancano quei momenti
quando da ragazzina certi piccoli dolori sembravano insuperabili
e i problemi come l'interrogazione, un taglio di capelli sbagliato,
o un bisticcio con l'amica del cuore sembravano irrisolvibili
e non credevi a chi, più grande di te, sorrideva e diceva
"passerà" e "che il bello doveva ancora venire"
quei momenti in cui credevi che non saresti mai cresciuta,
che saresti rimasta per sempre confinata nel limbo dell'adolescenza
e in fondo un po' ti sarebbe piaciuto
Pomeriggi chiusa in camera a lacrimare come un vitello
riascoltando la stessa canzone fino a smagnetizzare la cassetta
e perdere il significato delle parole
a strappare foto e accucciarsi in fondo ad un dolore
maledire il nome di un ragazzo
che dopo dieci anni non avresti ricordato neanche che faccia aveva
ma in quel momento non lo sapevi
e ti sembrava che il mondo iniziasse e finisse con lui
Mi mancano quei momenti in cui un mutuo,
le rate della macchina, le bollette,
e una finanziaria fatta da ricchi sulla pelle dei poveri,
erano galassie lontane anni luce,
quando ti si stringeva il cuore vedendo le foto di bimbi che muoiono di fame dall'altra parte del mondo,
e ancora non sapevi che potresti fare qualcosa per aiutarli,
ma se sei nato dalla parte giusta del mondo,
e quando hai la pancia piena e la borsetta alla moda,
i valori passano in cavalleria.

Mi mancano quei momenti in cui pensavo di avere una vita davanti, e che forse una vita sola non sarebbe bastata per fare tutte le cose che avevo in mente.

mercoledì 17 febbraio 2010

strange days


sono giorni strani
fatti di ore piccole accecate dallo schermo di un pc
di pioggia sottile e freddo che scuote le ossa
di battiti accelerati ad ogni squillo del telefono
di attese lunghe, snervanti e lancette ossidate
di un futuro certo, già presente, quasi anteriore
di dosi di nostalgia, gocce di memoria e sogni di latta
di piccoli rimpianti e di lezioni imparate quando è davvero tardi per tornare indietro

♫ # 2


in ascolto Hometown glory Adele

♫ # 1


in ascolto No surprises Radiohead

martedì 16 febbraio 2010

il sorriso del diavolo


il lavoro procede, le colleghe sono amichevoli,
la supervisor, odiosa per definizione,
pronta a cazziarci ogni volta che sorge il sole,
oggi ha ammesso una mancanza del suo staff
tanto basta per sollevare il morale già abbastanza
affossato da problemi personali e malanni di stagione

ah, dimenticavo, è in arrivo un bonus
(si parla di frusciante, baby)
maturato sul fatturato dello scorso anno,
questo mi ha fatto tornare il sorriso...
tu chiamali se vuoi, risarcimenti morali

lunedì 15 febbraio 2010

operativa


sono rientrata al lavoro
un po' atapirata (checchè se ne dica a casa stavo bene!)
e con un inconsueto respiro da asmatica
per portarmi avanti sono andata in ufficio mezz'ora prima
c'erano diverse pratiche da sistemare ma è andato tutto liscio
la bella notizia è che sono sola perchè le colleghe sono in trasferta

Salvo complicazioni last minute
dovrebbe essere una giornata tranquilla...

il gabbiano Jonathan Livingston


il gabbiano è un animale elegante, fiero, algido
col suo fare altero arriva in volo sul mare
volteggia, plana, si ferma sulla spiaggia

Se avete letto il romanzo di Richard Bach
pensate al gabbiano come un animale mistico
invece no, fidatevi!
il suddetto si nutre di carogne,
(dei suoi stessi piccoli) ed altri animali di svariate taglie
è aggressivo e fa un casino bestia

Sul tetto della nostra casa vive una colonia di gabbiani
e sono dei rompicoglioni da manuale
scommetto che dopo un mese di convivenza forzata
anche Greepeace gli metterebbe una bomba!

domenica 14 febbraio 2010

[lavoro] #5

la mia amica ricopre un ruolo importante nel management
di una corporation svizzera (leggi impero)
ieri sera a cena ha detto che se volessi andare a lavorare con lei
potrebbe farmi assumere in due minuti,
lì gli impiegati percepiscono uno stipendio mensile
che si aggira intorno ai 3500 euro lordi
in confronto guadagno uno stipendio da fame,
solo oneri e nessun onore
e mi fanno sempre sentire come se mi strapagassero
se non fosse per il principe,
che non lascerebbe mai la nostra casa a trenta metri dal mare
avrei già fatto le valige!

inseguendo il bianconiglio...


sono caduta nel buco!

venerdì 12 febbraio 2010

bloccata


tre giorni a casa e non ho scritto una riga
la musa è andata in ferie

[vè-ge-to]



tre giorni in casa e mi sta venendo lo shining
trascorro il tempo facendo aerosol (che botta di vita)
guardando serial (11 puntate di Cougar Town)
scrivendo (ma la musa ispiratrice latita) e provando
a leggere (ho già iniziato tre libri e nessuno ha quell appeal
che mi spinga a continuare)

se qualcuno ha idee illuminanti su come trascorrere il resto
della giornata mi avvisi, si accettano consigli

giovedì 11 febbraio 2010

Bollettino medico

stamattina mi sono alzata molto presto
e mi sono data una ripulita
due giorni a casa con una sospetta bronchite mi hanno
trasformato in una larva
Papà è venuto a prendermi
per accompagnarmi dal medico
(il principe non poteva e mi ha proibito di usare la moto)

Polmoni e bronchi a posto
naso e gola lavori in corso
Responso> una brutta rinite si è trasformata in laringite acuta
Prescrizione medica > aerosol a sfinimento, sciroppino, al caldo
tutta la settimana weekend compreso

Coda all'inps per consegnare il certificato
i miei rantoli non hanno impietosito nessuno
tamponamento davanti all'ufficio dell'inps
un'impedita ha visto un parcheggio e senza saper nè leggere
nè scrivere, aggiungerei nè guidare
ha messo la retro ai 50 km/h e ci ha picchiato il muso
mio padre voleva darle una testata
tipo che se ero con la macchina nuova
scendevo e la finivo lì, davanti alla statua della piazza
sono passata in ufficio a lasciare la copia per il datore di lavoro,
e ora sono in pigiama al caldo come ha ordinato il medico


Saranno i capelli scuri,
dal biondo svedese al cioccolato è un colpo d'occhio mica male
ma guardandomi allo specchio mentre rientravo a casa
ho avuto l'impressione di vedere riflesso uno spettro

mercoledì 10 febbraio 2010

acciacchi

ieri tra un accenno di colica
e i rantoli di una sospetta bronchite
non ero perfettamente in quadro
la capo ufficio più di una volta mi ha detto di andare a casa
che si sarebbe occupata lei le mie pratiche
io, stoica fino al midollo, ho tenuto botta fino alle 18.30
quando abbiamo chiuso mi ordinato di non presentarmi al lavoro
e di andare subito dal dottore prima che la situazione degeneri
oggi, sveglia di buon'ora ho avvertito tutti con un sms
e sono rimasta comodamente adagiata nel mio sarcofago


a casa mi annoio, fortuna che ho libri in quantità
centinaia tra film e telefilm su PC e una sacher torte in frigo

martedì 9 febbraio 2010

Teoria e pratica

un conto è aver un paio di calcoli ai reni
un altro è se i suddetti si muovono


ops, deve essersi staccato un cristallo

[lavoro] #4

Come già narrato nei post precedenti,
al lavoro cerco di comportarmi nel modo più corretto possibile
se scoppia qualche casino (e capita sempre!)
mi adopero perchè si riesca ad ammortizzare in gruppo
non sottolineo mai l'errore del singolo
diciamo che il mio ruolo è quello del cuscinetto
cerco sempre di mediare, smussare gli angoli,
eppure negli ultimi tempi chi dovrebbe coprirmi le spalle
(considerato il notevole mazzo che mi sono fatta negli anni
per salvare le sue) inconsciamente o no, mi sta sabotando
oggi per non scavalcare nessuno,
prima che mi si additasse come l'anarchica di turno,
vi ho già detto che da noi l'iniziativa personale non è MAI una buona idea?
mi sono rivolta alla capo ufficio, fuori sede,
come al solito non ha capito cosa intendevo
eppure mi sono espressa in italiano corrente
anche un po' forbito se vogliamo
lei, in auto con la mia responsabile diretta,
in viva voce, obviously,
dopo avermi fatto ripetere il discorso un paio di volte,
ha risposto a sproposito,
e all'intervento dell'altra (buona per farci il bollito!)
ha fatto una delle sue uscite da splendida
in cui io ho fatto la figura della tapina
già di per sè buon motivo per staccarle la testa a morsi
ohm
inspiro, respiro, caccio dalla mente un brutto pensiero,
focalizzo, ci metto una pezza, mi scuso per il disturbo
e riattacco con la consueta educazione che si conviene
ad una conversazione con un personaggio più alto in grado

però il mio Hard Disc interno ha registrato tutto
e io non dimentico facilmente
tu chiamala se vuoi "memoria pachidermica"!


sto quasi raggiungendo il carico di rottura

domenica 7 febbraio 2010

malanni

non farti ingannare dal sole

sono un rottame
per non andare in apnea notturna
dovrei dormire in piedi come i cavalli,
in alternativa seduta come in aereo.
Soprassediamo sulle ultime notti
Oggi riesco a parlare
dopo aver trascorso il weekend gesticolando
mentre il principe diceva di non affaticarmi(!)

è ufficiale, devo bandire i lieviti dalla mia dieta
sabato sera abbiamo cenato in pizzeria
sarebbe da aprire una parentesi sulla dimensione delle pizze
ed ora sono gonfia come un pallone aerostatico



distrazioni

signora mia, come sono distratti questi uomini!

in settimana faccio la spesa
arrivo carica come un mulo da soma
il Principe consorte mi aiuta a ordinare la dispensa
io riempio gli scaffali, lui sistema il frigo
il giorno dopo cerco un prodotto,
sono sicura di averlo comprato
niente da fare, nei posti canonici non c'è!
mentre ravano in frigo per preparare pranzo,
sposto il cartone del latte e tac! ecco le salviette struccanti

gli chiedo perchè le ha messe lì, non c'è scritto da nessuna
parte che debbano essere conservate in un luogo fresco...
e lui, candidamente risponde:
"sono salviette struccanti? pensavo fosse una confezione di stracchino!"

Ah ecco!

sabato 6 febbraio 2010

ci ho dato un taglio

ieri sera abbiamo visto AVATAR
durante la prima parte,
nonostante gli effetti speciali davvero eccezionali
ho rischiato seriamente l'abbiocco,
verso la fine il principe consorte ha esclamato
"praticamente è l'ultimo dei mohicani in chiave futuristica!"
tirando le somme davvero un bel film
che non rivedrei, però capisco la nomina per l'Oscar
*
sono così raffreddata che rischio l'apnea notturna
ovviamente mi sono svegliata afona
*
stamattina sono andata dalla parrucchiera
(che è così innamorata dei miei capelli
e non vuole MAI tagliarli o cambiarne il colore)
ho insistito e a 'sto giro mi ha accontentato
le ho chiesto di farli come Anne Hathaway
in "Rachel getting married"
un po' estrema come idea visto lunghezza e colore dei miei capelli

per sicurezza ha domandato tre volte se poteva tagliare
veder cadere i capelli sul pavimento
è stata una liberazione

ieri pioveva acqua e ghiaccio, e la moto non partiva (!)
oggi c'è un bel sole e azzardo ad uscire col cappottino

venerdì 5 febbraio 2010

damn cold



il raffreddore impera,
la routine è di 11 starnuti senza prendere fiato
e dopo la cappottata d'acqua di oggi
sono senza voce

il principe consorte ne è rallegrato!

del maltempo ed altri demoni

di argomenti di conversazione ce ne sarebbero milioni
invece si finisce per parlare sempre delle stesse cose
tanto per cambiare anche questo weekend sarà polare
quattro gradi Celsius in questo momento!
che in inverno ci sta,
(non si parla di -30 come in certe località sciistiche)
ma in una località di mare no
sarà che mi muovo sempre in moto
sia col sole che secca le pietre
che con fiocchi di neve grossi come bocce da biliardo
e che nel mio mondo ideale dovrebbe splendere sempre il sole
(un po' come in the Truman show)
però ad un certo punto della stagione
di questa in particolare
ne ho tal donde delle siffatte ciuffole (cit.)
insomma ne ho le palle piene!!!!
oggi ho fatto un incommensurabile esercizio zen
per non mandare in quel posto la mia collega
se tira ancora un po' la corda prima o poi apro il libro
e mo' so' cazzi

giovedì 4 febbraio 2010

Shopaholics Anonymous


Buonasera, mi chiamo Queen B e sono una shopaholic!

Soffro di un disturbo che affligge milioni di persone
in prevalenza di sesso femminile,
e si chiama shopping compulsivo
i soggetti che ne soffrono entrano nei negozi attirati da qualcosa,
ne escono con minimo 100 euro di spesa,
e l'unica cosa che non hanno acquistato
è proprio quella per cui sono entrati!

stasera da Intimissimi ho fatto sanguinare il bancomat

ammettere di avere un problema è il primo passo verso la guarigione

mercoledì 3 febbraio 2010

segno dei tempi

c'è stato un tempo in cui andavo in giro con la pancia scoperta
se ci provo ora mi vengono sciatalgia e colite fulminante

Da un mese esatto ho il raffreddore
ogni sera prendo una sbornia col flumicil
che tra poco mi sciolgo in muco
e nonostante ciò non accenna a passare

unbelievable
sto andando a dormire prima dei dodici rintocchi!
si invecchia cari miei...

martedì 2 febbraio 2010

[lavoro] #3

è un'equazione matematica,
rendo di più quando sono sotto pressione
il lato positivo è che il tempo scorre velocemente,
e riesco a fare più cose che in situazioni normali,
si chiama multitasking, dolcezza
anche se rischio una cricca anzitempo
e nessuno mi darà una medaglia
che dire, sono fatta così!
essere zelanti non paga,
è un fatto
e gli inquilini del piano superiore
non me ne passano una
certi giorni mi fanno la punta anche alle matite!
però
data la mia natura polemica
che è un po' il mio marchio di fabbrica
e la mia indole di rompicoglioni certificata
ultimamente il leitmotiv è quello di puntualizzare
su ogni loro mancanza (e vi assicuro che ce n'è per i beati)


tanto per ribadire che,
anche se per loro sono solo una maestranza
non sono una decerebrata che si unisce al gregge senza protestare!

That's all folks!

attese


parliamo di sportelli
in certi posti svolgono il minimo indispensabile,
se la menano ad oltranza,
tra un utente e l'altro si fanno una riga di cazzi loro
ogni scusa è buona per andare in bagno o fare pausa caffè
(no dico, un'ora di coda per mandare una raccomandata!)

ho deciso, se rinasco vado a lavorare in posta o in comune

lunedì 1 febbraio 2010

progetti


dovrei concentrarmi di più
decisamente

senso pratico

stanotte ho fatto sogni strani (saranno state le mele cotte)
il lunedì al lavoro è una giornata lunga,
se il lunedì è all'inizio del mese è eterna
sveglia/colazione/preparato la lavatrice alla velocità della luce
fortunatamente a Guantanamo (ufficio) la mattinata è volata
sono uscita un'ora prima per fare tutoraggio in un'azienda
rientrando ho fatto una visita al cimitero (che è di strada)
sono passata in posta a pagare un bollettino,
evitando la supercazzola dell'impiegata allo sportello
che voleva convincere tutti gli utenti a sottoscrivere un fondo,
ho fatto la spesa, steso il bucato, adesso cucino
e tra meno di un'ora torno nel recinto


Dio benedica l'inventore di Quattro salti in padella