- Sei ostile o è una mia impressione?
Una sfinge.
- Se siamo davvero amiche perchè sei così evasiva?!
- Mi sto attenendo scrupolosamente agli ordini del medico. Devi sforzarti di recuperare la memoria da sola. Se ti imbeccassi sarebbero ricordi indotti. Quello che credi cattiveria è il mio modo di aiutarti.
Sono confusa e perplessa.
- Ti posso assicurare che siamo amiche, io ho un lavoro, un'attività da mandare avanti e una famiglia a cui pensare, eppure trascorro ore qui in ospedale, avrebbe senso tutto questo se tra noi non ci fosse un legame?
- Non chiederlo a me, faccio fatica a ricordare cos'ho mangiato!
Francesca sostiene lo sguardo. Mi rifletto nei suoi occhi e ho un flash di pochi secondi in cui mi vedo consegnarle una busta, e lei, piangendo annuisce senza parlare. Le ho chiesto io di comportarsi così. Sta rispettando un patto siglato prima del mio intervento. Ora capisco il suo atteggiamento, quasi mi spiace di averla detestata.
- Devo farti delle domande, spero di averti autorizzato in anticipo a rispondermi.
Le scappa un sorriso involontario.
- Ho in testa immagini confuse, nomi, situazioni. Dovresti aiutarmi a ricollocare i ricordi nel giusto ordine. Io proverò a dirti cosa mi viene in mente.
- Spara!
Ecco la mia ragazza!
- Togliendo dal quadro Camilla, e la fantomatica Alice di cui non volete assolutamente parlare, ho un ricordo di un bambino biondo, avrà cinque/sei anni. Adora il gelato al cioccolato e da grande farà il pompiere come suo padre! Di cui però non ricordo nè nome nè la faccia
- Matteo! Mio figlio. Ne compie sette a maggio. E' il tuo figlioccio. Il padre si chiama Massimo, per tutti l'innominato.
- Matteo. Ecco chi era! Pensavo si chiamasse Gionata...
Le scappa uno sbuffo.
- Come Gionata Perlini? la tua prima cotta alle scuole medie! Hai sempre detto che se avessi avuto un figlio lo avresti chiamato così!
E' come un grande mosaico dove le tessere sono state buttate a caso. Devo toglierle una per una e metterle al loro posto.
- Abito con i miei genitori oppure ho un appartamento mio?
- Ehi, quanti anni credi di avere? Abiti da sola da almeno dieci anni. Nella zona più signorile, aggiungerei.
- Ho un ficus benjamin alto due metri in ingresso!
Questa è un'affermazione, ricordo perfettamente.
- E una kenzia enorme in soggiorno. Una cucina con isola, un soppalco in camera da letto e un bagno che sembra una pista da pattinaggio.
Francesca mi guarda sbalordita.
- Che lavoro faccio?
- Copywriter. In una delle agenzie pubblicitarie più quotate della città.
Non so per quale motivo ma non ho bisogno di ulteriori delucidazioni in merito.
- L'art director si chiama Andrea, ai tempi della scuola lo chiamavamo nerd, adesso è un genio e ci costa un occhio della testa!
Lei annuisce cercando di trattenere l'emozione.
- E...diciamo, ho qualcuno accanto?
- intendi un uomo?
- eh, non so, uomo, donna, a questo punto potresti dirmi ciò che vuoi, ti crederei sulla parola!
- sei etero, hai avuto diversi flirt, due fidanzati seri, l'ultimo è stato Marco. Lo hai lasciato quando hai scoperto...
- ho capito. Questo risale a...?
- l'anno scorso. Ci sono stati altri accompagnatori occasionali, nulla di serio, la priorità era guarire poi saresti tornata a cercare Marco, se ti avesse ancora voluto.
- Vuoi dire che non sa del...
- Assolutamente. Non se ne sarebbe mai andato se ti avesse saputo malata. Hai preferito ferirlo a morte dicendogli che lo avevi tradito con il suo migliore amico, che poi tanto amico non era, considerato il numero di volte in cui ci ha provato davvero con te.
- Ah. Non mi facevo così cinica.
- A noi hai sempre detto che lo hai fatto per amore, e abbiamo finito per crederci.
Inutile pausa di riflessione, la mia memoria è settoriale, tutto ciò che è emotivamente topico è un buco nero.
- Davide?
- Davidino?
- Lui! Ero sicura che esistesse. Perchè non è mai venuto a trovarmi?
- Mi hai vietato di dirgli del tuo ricovero. Vive e lavora a Londra, ti crede in Thailandia, verrà in estate e si fermerà un mese come al solito, periodo in cui voi due sparite sempre non si sa dove.
- Tu che lavoro fai?
- Architetto. Pantografo e carta millimetrata sono il mio pane.
Le brillano gli occhi pronunciando quelle parole e mi ricordo di lei a scuola, ad applicazioni tecniche, mentre disegna un'assonometria cavaliera.
Come funziona questa memoria?
- Claudia?
- Insegna alle scuole medie. Materie umanistiche.
- Ho un cane? un gatto? un canarino?
- No su tutta la linea, sei allergica al pelo dei cani, anni fa quando uscivi con Rusty il selvaggio volevi prendere un'iguana, fortuna che te l'ho impedito!
- Con chi stavo?
- Lascia stare, non perdi niente di vitale, anzi, meglio se non te lo ricordi!
CONTINUA
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sabato 10 aprile 2010
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ah queen, mi piace molto. sono curiosissima......
RispondiEliminaio nn vedevo l'ora di tornare, per sapere....:DD
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