giovedì 25 febbraio 2010

Instant karma #1

Barbara mi odia. Fin da quando eravamo ragazze. Quindi da tempo immemore. E non ho mai capito il vero motivo. Eh sì che non ero un angelo, durante l’adolescenza, ciò nonostante sono certa di non aver mai causato nulla di irreversibile al punto da farmi odiare in modo così viscerale.
Eppure le cose stanno così. Mi odia. E non ne ha mai fatto mistero.
Avevo provato qualsiasi cosa pur di andarle a genio; non c’era stato nulla da fare.
Personalmente non avevo nulla contro di lei
Sai che fregatura provare simpatia per qualcuno che annerisce la tua testa su tutte le foto di gruppo in cui appari!
Il suo odio era lapalissiano tant’è che ero stata costretta ad adeguarmi, per non rimanere svantaggiata.
Nonostante il vincolo di antipatia che ci legava a doppio filo, ci vedevamo spesso, essendo entrambe amiche di Camilla, che in questa storia si era sempre comportata come la Svizzera. Neutrale. Non aveva mai voluto entrarci. Nel bene e nel male.
Aveva creato l’occasione per permetterci di parlare ma al diniego di Barbara prima, e al mio assoluto rifiuto di chiarirci in un secondo tempo, aveva preferito declinare qualsiasi attività e/o appuntamento che implicasse un’interazione tra noi due. Ci si vedeva in gruppo, oppure incontrava ognuna di noi, singolarmente. Entrambe ci ostinavamo a frequentare la compagnia, all’inizio la nostra antipatia era imbarazzante poi col tempo ci si abitua a tutto, ed ero riuscita a detestarla cordialmente, lei invece mi ignorava con la più assoluta disinvoltura. Nel frattempo Camilla si era sposata. E aveva voluto entrambe come testimoni di nozze. Impagabile l’espressione di Barbara nel momento in cui la nostra amica ce lo comunicò, con il suo solito aplomb, affogando un pasticcino in una tazza di earl grey, seduta comodamente sul divano del suo soggiorno. A me andò di traverso il succo, dal ridere, pensando ai preparativi da organizzare in qualità di brave testimoni. Barbara quasi si strozzò con un sorso di caffè e uno chantilly, e il mio sorriso, per nulla correlato alla disgrazia degna di una manovra di Heimlich, gettò altra benzina sul fuoco che mi ero dannata per anni, tentando di ridurre a brace.
Il matrimonio di Camilla fu favoloso e noi due, nonostante l’inimicizia, fummo eccellenti testimoni e mantenemmo per tutto il tempo un comportamento decoroso.
Il momento topico fu dopo la partenza per il viaggio di nozze. Andammo entrambe a salutare gli sposi all’aeroporto, cercando di non litigare per chi doveva portare a Camilla il beauty case e chi porgerle il trolley per recarsi all’imbarco, quando ci imbattemmo in Matteo.
Il motivo del dissidio, o per dirlo in maniera epica, il pomo della discordia.
In quel momento fu tutto adamantino. Mi odiava a causa sua.
Torniamo indietro di qualche anno. Rewind.
Precisamente all’estate del 90. Quella dei mondiali in Italia e di quell’inno terribile partorito da Bennato e Nannini, che certe sere cantarlo ti faceva venire i lucciconi e ora pensi che sia una tra le canzoni più brutte mai ascoltate nella storia. Per me era l’estate della maturità. Comunque, quella fu l’estate in cui conobbi Matteo.

CONTINUA....

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