venerdì 26 febbraio 2010

Instant karma #3

Barbara mi odia tuttora, è evidente, anche se in questo momento ha problemi più urgenti a cui pensare e il fatto che io sia stata trasferita nella sua stessa stanza, nel letto accanto al suo, non dovrebbe turbarla più di tanto. Sono qui da martedì. Oggi è venerdì. A parte un’occhiata distratta il primo giorno, non mi ha rivolto lo sguardo nemmeno una volta.
Da parte mia nessun tentativo di approccio. Tu muta, io muta.
Non è rispetto, semplice tacita non belligeranza. Sono entrata per un problema all’occhio, un paio di visite in oculistica, una TAC di controllo e mi hanno assegnato un letto in questo limbo.
Lei non so, non sapevo neanche che stesse male.
Camilla mi ha chiamato per sapere dove ero finita, quando le ho dato il recapito a cui trovarmi ho sentito un’esitazione nella voce.
Ci siamo capite senza dire niente, così mi ha chiesto di incontrarla dagli ascensori.
Non voleva imbarazzare nessuna delle due. Immagino che Barbara abbia usato lo stesso riguardo nei miei confronti. Così siamo qui, due donne lo stesso destino.
Un tempo sorridevo pensando che avevamo diviso lo stesso ragazzo.
Ora mi riesce difficile fare dell’umorismo, più che altro mi girano le palle.
Ho chiesto di essere spostata in un'altra stanza, non hanno ancora stabilito cos'ho e non ho piacere di apprenderlo davanti a lei. Hanno risposto che non è un albergo, non possiamo scegliere la camera vista mare, mentirei se dicessi che non me l'aspettavo, però sono fiduciosa: la caposala sembra abbastanza conciliante, se si libera un posto sono certa che mi sistemerà in un'altra stanza.
Le ore trascorrono lente, Mamma mi ha portato tutti i mensili di moda in commercio, l'ipod l'avevo in borsa quando mi hanno fatto fermare, ho chiesto a Camilla di recuperarmi il carica batterie e di fare un paio di telefonate per me. Nei giorni a seguire c'è stata una processione di amici e parenti, fiori, scatole di biscotti.
Da Barbara solo Camilla, in sala d'attesa, previo sms d'avviso.
La politica continua ad essere la stessa. Non chiedo, non dice.
Barbara legge fino a quando non è stremata, piuttosto che chiedermi di tenere la luce accesa chiude il libro e finge di dormire. Non mi spiego il motivo di tanto astio, in questo momento francamente me ne frego. Lunedì mattina dovrò fare la risonanza magnetica ed è sufficiente per rovinarmi il weekend.
Ogni giorno, più volte al giorno viene un'infermiera, sempre diversa a prenderla, la fa sedere sulla sedia a rotelle e la porta via dal reparto.Tutto tace.
Vorrei domandarle come sta, per semplice cortesia, buona creanza tra vicine di letto, ma quando torna è sempre sconvolta e mi manca il coraggio.

**********

Sono passati tre giorni, questa mattina la caposala mi dice di restare a letto che mi spostano direttamente,
portando anche il comodino nella suite reale.
Barbara è scesa un'ora fa, digiuna per fare un esame, non ho tempo per salutarla, poco male, non le mancherò. Entro nella stanza, c'è posto per due soli letti, contro i quattro di quella appena lasciata. L'infermiera bionda mi sistema accanto alla porta, il posto finestrino è già occupato.
Volto la testa e riconosco il beauty case.
Vuoi vedere che anche lei ha chiesto di cambiare camera?
Il mistero è presto svelato. Barbara entra nella stanza, accompagnata da un inserviente, sposta lo sguardo rapidamente, con un movimento impercettibile solleva il sopracciglio sconcertata e sprofonda a letto dove giace meditabonda senza proferire motto per l'intera giornata.
Nel silenzio un trillo, è l'avviso di chiamata di Camilla, la sta informando che è arrivata.
Mi alzo per andare in bagno. Non ci degniamo di uno sguardo.
Barbara deambula malamente ma con fare altero e sdegnoso.
Arriva con fatica alla sala d'attesa dove l'aspetta la nostra amica.
Nel frattempo viene a trovarmi zia Angela, la logorroica, che mi attacca un bottone pazzesco su una parente lontanissima, con la scusa del caffè approfitto per convogliarla verso il distributore di bevande. Mentre cerco di seguire i ragionamenti di zia, senza volerlo, anzi a dirla tutta, origliando alla grande, ascolto un brano della conversazione di amica e nemica
"non riesco più a guardare in faccia i tuoi genitori. Ormai la storia non regge più, è venuto il momento di dire la verità. Almeno alle persone che ti vogliono bene"
Mi sconvolge scoprire, in un modo così abbietto, devo ammetterlo, che forse gli accidenti che le ho tirato l'hanno beccata sul serio!
Così Barbara è malata.
Beh, ok non siamo alle Terme di Saturnia, però non immaginavo che il livello fosse questo.
Sono ricoverata da otto giorni, tutti i miei amici lo sanno.
Il fatto che lo abbia tenuto nascosto m'inquieta.
Al giro visite c'è il primario. E' un uomo tarchiato, con gli occhi bovini e il sorriso sincero. Legge le nostre cartelle, parlando della mia situazione illustra al suo team un dubbio evidenziato nell'interpretazione di un esame, con Barbara invece cambia decisamente tono.
La faccenda è più grave di quanto immaginassi. Ad entrambe comunica che saremo spostate nel reparto consono e che stanno attendendo che si liberino i letti per dare disposizioni per il trasferimento.
Evvai, torno in oculistica! mai visto un reparto così pulito, e se possibile allegro. Le infermiere, graziose e sorridenti, sembrano uscite da un serial televisivo e ci sono un paio di medici che fanno invidia ai vari Stranamore e Strabollore di Grey's anatomy.
Peccato lasciarci ora che ci trovavamo così bene.
Mentre lo penso mi do mentalmente della cinica per la battuta infelice.
Ci pensa la provvidenza a rimettere ordine nelle cose.
Due giorni dopo veniamo trasportate entrambe nello stesso reparto.
Ottavo piano, lato monte. In due stanze attigue. Non so quale sia la sua situazione perché la porta rimane serrata per i successivi due giorni, per quanto mi riguarda mi ritrovo in compagnia di una non ben definita creatura alla quale non so dare un'età perché è completamente avviluppata nel lenzuolo, come un baco da seta e una ragazzina di 17 anni, perennemente saldata ad un fastidiosissimo cellulare che trilla ogni 10 secondi, che ad ogni ora del giorno ospita almeno una dozzina di compagni di scuola brufolosi, con i pantaloni alle ginocchia e la marca delle mutande in evidenza, che farneticano in uno slang lontano anni luce dalla mia portata.
Quasi quasi rimpiangevo le interminabili ore immersa nel silenzio da eremo benedettino a cui mi costringeva l'amica per proprietà transitiva.

CONTINUA....

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5 commenti:

  1. Queen Io ti faccio i miei complimenti. Scrivi molto ma molto bene.

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  2. quuuuuuuuueeeeeeeeeeeeeeeennnnnnnnnnn......sbrigatiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.....!!!!

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  3. @ Angela GRAZIE di cuore :)
    @ Chica ok vadoooooooooooooo 8D
    @ Giardigno va bene ;)
    @ Arlene grazie :)

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