Avrei potuto descrivere la mia esistenza come un placido laghetto. Tempi scanditi da cartellini da timbrare, scadenze da rispettare, migliaia di parole, sempre le stesse, e conti da pagare a fine mese. Ero sostanzialmente un'abitudinaria: il decaffeinato al solito bar, la pizza il sabato sera, il cinema con le amiche una volta alla settimana. Un passato di tennista di buon livello mi consentiva di sfoggiare un discreto fisico atletico, e gli occhi, ereditati dalla nonna materna, pur intravedendosi dagli occhiali da vista, avevano una loro ragione d'essere. Ero comunque anonima e conducevo una vita insipida. Uscivo poco, non avevo particolari interessi e spendevo ogni centesimo che guadagnavo nell'arredo di una casa ad affitto bloccato nella zona più signorile della città. La vita sociale era pressochè azzerata dopo il fidanzamento dell'ultima amica "libera" Gli unici svaghi: una biblioteca da fare invidia alla British Library e un televisore al plasma dove rivedevo fino all'ultimo fotogramma i miei serial preferiti. Il carattere riservato non giovava alla causa. La mia più cara amica, e unica confidente, Elisabetta, si era trasferita da un anno negli States con il marito, impiegato in una multinazionale farmaceutica. Gli unici momenti in cui potevo sfogarmi con lei erano di notte, in chat . Mi sentivo sola, e trasparente. Sotto consiglio di una collega, decisi di concedermi un capriccio, un corso di tango argentino. Per dare uno slancio alla mia vita incolore. Alla fine della quinta lezione il tanguero mi chiese di uscire, era un bel tipo, ne fui lusingata, pensai che forse non era stata un'idea malvagia iscrivermi al corso. Alla lezione successiva capii che il seratone col prof era un rito di passaggio dal quale nessuna era uscita immune, ferita nell'orgoglio abbandonai il ballo. Seguì un periodo catartico in cui casa/lavoro/casa era tornato a tutti gli effetti il tema portante della mia intera vita. Elisabetta, per spronarmi ad uscire, suggerì di iscrivermi in palestra, per fare nuove conoscenze; glissai, avevo già dato con l'insegnante di tango, non avevo intenzione di diventare l'ennesima tacca sul letto dell'istruttore di body building. Al lavoro feci amicizia con una nuova collega. Fresca di separazione, era appena tornata nel giro dei single. Un po' di compagnia mi faceva comodo. Una sera mi trascinò a forza all'addio al nubilato di una sua amica. Il programma prevedeva cena e dopocena con strip nel locale più in della città. Fosse dipeso da me sarei rimasta volentieri incollata al mio comodissimo divano in pelle da single, indossando un pigiama antistupro, con una tisana calda in una mano e il telecomando multifunzione nell'altra a consumare uno dei tanti film cult di cui ero appassionata, però quella sera ebbi la sensazione che sarebbe successo qualcosa di imprevedibile, così accettai. Fui convinta ad agghindarmi come se dovessi presentarmi al sultano del Brunei. Quando arrivai all'appuntamento e vidi le altre invitate capii l'andazzo. Non conoscevo la festeggiata, ma la inquadrai dopo il primo giro di bevute. Romina, quello il suo nome, a mio avviso non era la persona più indicata per un vincolo contrattuale come il matrimonio. Quella sera, l'unica volta in cui la vidi, era letteralmente indiavolata. Una bomba ad orologeria, che attendeva solo il momento di esplodere. La collega confermò che non si trattava di un episodio isolato! Dopo aver trangugiato in solitaria una bottiglia di rosso potente Romina sparì con uno degli spogliarellisti ingaggiati per la serata, il fidanzato, a cena in un locale dall'altra parte della città, avvisato in tempo reale dai soliti noti si precipitò nel locale a velocità Mac 2. Quando lo vedemmo apparire sulla soglia del privè ci venne un coccolone di massa. La cercammo in ogni anfratto per evitare una tragedia. Sembrava evaporata, Il fidanzato ci battè sul tempo e la trovò dopo pochi minuti. Era nel bagno degli uomini, abarbiccata al tipo in posizioni non convenzionali. Seguirono insulti, lacrime, schiaffi e il diverbio tra i due maschi sfociò in una rissa il fidanzato minacciò di far saltare il matrimonio, che alla fine seppi si celebrò, solo per non perdere il viaggio in Polinesia, che in altre circostanze nessuno dei due avrebbe potuto permettersi, al ritorno dalla luna di miele ognuno andò per la sua strada; pagando una cifra astronomica e rinnegando tutte le promesse fatte in anni di fidanzamento, ottennero lo scioglimento dalla Sacra Rota e vissero felici e contenti. Alla fine fu comunque un successo. Quella sera, in cui ero uscita controvoglia, avevo assistito a scene degne del più squallido feulleiton, ed era successo veramente di tutto conobbi Flavio e la mia vita cambiò.
Irruppe nel mio placido laghetto con la prepotenza di un'onda anomala e mi travolse come una piccola barca di carta.
lunedì 31 maggio 2010
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Ciao, è possibile che sia tua questa foto? Ti assomiglia tantissimo!
RispondiEliminahttp://www.facebook.com/note.php?note_id=126214227407231&id=109737719057220&ref=mf
non ho parole... geniale. a dir poco.
RispondiEliminaHo sorriso con "il pigiama antistupro" così chiamo sempre anche il mio! :-DDD
L'ultima frase poi... è poesia.
WOW