venerdì 28 maggio 2010

Esercizio di stile (2007) - Prologo Il pozzo dell'anima

Adriano l'aveva amata subito. Senza volerlo.Colpito e affondato al primo sguardo. Il suo anticonformismo, l'essere così diversa dalle altre donne, e nel contempo così femminile l'avevano colpito; il profilo imbronciato, i capelli spettinati, l'aria insolente di chi non vuole omologarsi alla massa avevano fatto il resto. Il gioco era iniziato strappandole un semplice sorriso per trasformare un caffè in un aperitivo, al quale era seguita una cena ed un dopocena e le loro vite, così diverse e così lontane, erano diventate un mutuo per una casa, una macchina più grande e viaggi intorno al mondo. Non era servito un anello, neppure un contratto. Era bastato uno sguardo, incrociato nella calca del metro un mattino, sceso alla stessa fermata, cercato con frenesia sulle scale mobili e perso nella nebbia di un inverno troppo caldo per essere chiamato con quel nome.Quello stesso sguardo ritrovato in un bar e trattenuto con tutta la forza e con la complicità di una battuta stupida, per accendere il sole sul suo viso. Un tacito accordo sancito dal primo sorriso. Nove anni di progetti, di sogni condivisi. Come una maratona. Vittoria correva la vita e Adriano cercava di starle dietro. Il destino aveva giocato loro lo scherzo più crudele, anime gemelle sì, ma asincrone.Col tempo Adriano aveva iniziato a perdere colpi, ad avere il fiatone. Non aveva più voglia di correre. Troppi compromessi, troppe rinunce.Tutto passa, recita un vecchio adagio, e la fiamma di uno sguardo, diventata fuoco di passione, si era trasformata lentamente in brace di silenzi. Quella storia, sulla quale infondo nessuno avrebbe scommesso, finì in un momento, nello stesso modo in cui era iniziata. Fu profonda tristezza e poi rassegnazione, mai, neanche per un momento, mancanza d'amore. Vittoria era un' assolutista, troppo radicata alle sue convinzioni, con lei non c'era possibilità di discutere. Mai. Conosceva una sola verità: la sua. Adriano aveva sognato una vita diversa, vedeva un futuro diametralmente opposto. Nessuno dei due intendeva cedere il passo. In seguito avrebbero cercato mille parole per giustificare la rottura, per dare un senso a quella separazione, come se volessero definire le cose per renderle reali, perchè quando una storia finisce ci deve essere sempre una ragione. Decisero di usarne solo due: divergenze inconciliabili, seguendo la migliore tradizione divorzista statunitense. Vittoria, senza proferire parola, accettò quel destino come una punizione per un peccato da espiare. Ad Adriano, inerme davanti a quella potente barriera emotiva creata dal silenzio, non restò altro che piegarsi. Non c'era più tempo per nostalgie e ricordi, una volta definita la situazione patrimoniale ognuno avrebbe raccolto le sue cose e preso la propria strada. Adriano ripensò a quello sguardo, in quel passato così lontano... Sorrise al ricordo e il cuore sembrò avere un sussulto Come se mancasse un battito. Gli avevano insegnato che l'amore aggiusta tutto. Per loro non era stato così. L'amore non era bastato.

5 commenti:

  1. beh... perchè lo stile non è acqua... wow. BELLISSIMO... mi sono commossa (sul serio!)

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  2. Certi sguardi nella metro sono peggio di firme davanti ad un notaio, dannazione!

    (bellissimo post ;) )

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  3. Bello! Mi ha fatto riflettere l'ultima frase, quella su "l'amore non era bastato".. E' vero, ci insegnano sempre che l'amore possa bastare.. ma è realmente cosi???
    A parte questi miei pseudomomentiriflessivi.. Volevo chiederti: che ne diresti di fare scambio link? :)

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  4. @Daisy > Grazie, troppo buona! :*

    @Baol > vero! Grazie :)

    @Lisa > Grazie anche a te, non sono brava a ricevere complimenti :)
    * ci avevo già provato a preferirtima non ero riuscita(non appare il tasto SEGUI da cliccare in alto e neppure il google friend, così ti ho messo nel blogroll)a presto!

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  5. Molto bello, davvero. E tristemente realistico. Brava, brava, brava!

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