giovedì 9 settembre 2010

Il pozzo dell'anima - 25

Adriano continuava a leggere i dettagli annotati la notte precedente. Era convinto che la questione fosse più grande di come si presentava. Per prima cosa decise di prendere maggiori informazioni. Si recò in questura molto presto, prima dell'inizio del turno. Parlò con il sovrintendente Dell'Orto, il decano della sezione, che lo accompagnò a spulciare l'archivio senza risultato; non esisteva nessun caso al riguardo, l'uomo spiegò la situazione per sommi capi e il collega anziano gli suggerì di presentarsi dal dirigente per richiedere l'apertura delle indagini. Adriano prima di chiedere un incontro col responsabile telefonò a Beatrice.
- Ho fatto i dovuti accertamenti, di questa storia non c'è alcuna traccia. Devo avvertirti che se richiedo l'avvio di un procedimento, in mancanza di riscontri dovrò citarti come fonte.
Bea non sembrava particolarmente colpita dall'evenienza.
- Non c'è una sezione cold case in polizia?
Adriano alzò gli occhi sconsolato.
- Bea hai ascoltato quello che ho detto?
- rispondi, testina!
- concentrati, i casi irrisolti si chiamano così perchè non si è trovato il colpevole del reato, considerato che al momento dobbiamo stabilire se veramente si è trattato di omicidio, capisci i miei dubbi, vero? Per avviare un'indagine, occorrono fatti, per ora abbiamo solo il nome di un ragazzino, morto 25 anni fa, che tu non conoscevi neanche. Io mantengo riserbo sulla tua identità ma se non esce fuori niente non posso evitare di convocarti in questura.
- ho capito, non trattarmi come una bambina ritardata, questo potrebbe essere il colpaccio della tua vita!
- sì, come no, mi faranno questore! ti do una dritta: fai pace con le tue amiche, sono le uniche che possono darti qualche informazione, visto che lo conoscevano! con gli elementi che abbiamo adesso non andiamo lontano.
- Farò come dici tu, socio.
- Non siamo soci. Ti aggiorno appena so qualcosa in più.
Dopo un'ora il dirigente lo convocò nel suo ufficio.
*

Vittoria, Carla ed Emma si trovarono al baretto all'ora dell'aperitivo.
- Resto poco, il tempo di un caffè e devo scappare all'ospedale. Ieri sera quando sono rientrata a casa ho trovato mio padre nel panico, mia madre si è sentita male e lui non sapeva cosa fare. Ho chiamato la guardia medica, aveva tutti i valori sballati, l'ha stabilizzata però abbiamo dovuto ricoverarla.
Le due amiche guardarono Carla con apprensione. Non era particolarmente espansiva, tendeva a tenere per sè i propri pensieri e le emozioni. Sentiva che la fine si avvicinava ma pensava che fino a che non lo avesse detto ad alta voce non sarebbe stato reale.
- Chi di voi ha sentito ringhio oggi? Ho provato a farle un trillo per avvertirla ma il cellulare è spento e al lavoro non l'ho trovata.
- Neppure io. Stavolta l'ha presa davvero secca!
Aggiunse Vittoria desolata.
- E che sarà mai, non l'abbiamo mica insultata! Non ci parlerà per il resto della vita?
Il tono scocciato di Emma tradiva il senso di colpa per la defezione dell'amica.
- Come hai dormito questa notte?
- Non saprei, poco e male facendo sogni strani, interrotti, forse ho elaborato le cose che abbiamo detto ieri sera e...non so, continuavo a vedere un gatto.
Le amiche la guardarono con aria interrogativa.
- no, non era un gatto, vero, o meglio, era qualcuno che mi ricordava un gatto, non lo so!
- pensa a quello che ti ho detto ieri!
- possiamo restringere il campo? abbiamo parlato per ore!
- devi vedere uno specialista. Prima risolvi la questione, prima elimini incubi e tabù.
- Ne ho parlato con la mia collega, non le ho raccontato la storia, chiaramente, le ho detto che non "digerito" emotivamente una cosa e che dovrei trovare un modo per mandarla su o giù. Lei consiglia l'ipnosi...
- quale collega, quella che si veste come Madonna degli anni 80?
- proprio lei!
- hai capito la tipa? tosta, ricordami di rivalutarla!
Le tre donne si salutarono al bancone del bar e si diressero in direzioni opposte.
*

Uscendo dall'ufficio del dirigente Adriano incrociò Sabrina. Con uno sguardo altero e sdegnoso la donna passò oltre senza emettere un suono, quando la salutò confuso dal suo atteggiamento lei si voltò scocciata dicendogli di salutare caramente l'amica comune: Beatrice.
Adrianò, per nulla scalfito, sfoggiò il miglior sorriso ed uscì dall'atrio per prendere servizio.
*
Beatrice uscì dal lavoro nel tardo pomeriggio e raggiunse Adriano in una tavola calda nella zona nord della città. L'uomo l'apostrofò subito per non avere ancora chiarito con le amiche.
- A proposito, hai incontrato Sabrina anche oggi?
- per carità di dio! perchè me lo domandi?
- mi ha fatto una strana battuta su di te, su di noi, pensavo ci fosse stato un altro round.

Continua.....

2 commenti:

  1. ma vieni... finita la pausa estiva! :-)
    Allora non gliel'ha ancora detto quella stronza alle altre.. meno male.

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  2. Finalmente..come lo aspettavo!!! Sempre appassionante,veloce, divertente ed emozionante.

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