Lo psichiatra ha usato parole semplici, toni calmi e un atteggiamento molto disteso eppure ha scatenato in me una furia incontenibile. Restiamo in silenzio ad osservarci. Come se si riavvolgesse una pellicola rivedo i mesi precedenti, torno indietro di un anno, quando il dolore alla testa è diventato insostenibile e ho dovuto inventare ogni sorta di scusa per non far capire a Marco che stavo male. Mi sono protetta, con la scusa che volevo proteggere lui. Non volevo essere abbandonata, temevo che la malattia lo spaventasse e che si allontanasse da me. Non l'avrei sopportato , ho preferito andarmene piuttosto che vederlo andare via. Un taglio netto, perchè fosse meno doloroso possibile. Non era stato facile lasciare una persona che amavo in quel modo, che mi amava in quel modo. Avevo dovuto ferirlo, come temevo che avrebbe fatto lui se il terrore di un'altra malattia si fosse affacciato sulla sua vita. Io gli avevo inferto la ferita che non volevo ricevere. Non sapevo come gestire le mie emozioni. Non sapevo elaborare il lutto di una perdita e avevo creduto che agire in quel modo mi avrebbe risparmiato. Sono incazzata perchè questo sconosciuto, che mi rivolge la parola da dieci minuti ha capito di me più di quanto abbia fatto io stessa in tutta la mia vita.
- Marco
Il nome mi è uscito in un soffio.
- chi è Marco?
- l'uomo che amavo, che amo.
- dov'è?
- via, lontano, con un'altra donna, in un'altra vita.
- sa dell'astrocitoma?
- no, non gliel'ho detto.
- cosa vuole da Marco?
- vorrei che mi volesse ancora
Una fitta allo sterno, come una stilettata.
- Credo che lei sia pronta per tornare a casa.
Anche io, ma non ho il coraggio di dirlo.
- dottore, qual è la percentuale di sopravvivenza per questo tipo di neoplasia?
- Barbara, la vita non è fatta di statistiche, ogni caso è a sè, e non ha importanza quanto tempo avrà a disposizione, sarà importante tutto ciò che riuscirà a realizzare in quel tempo.
Sulla porta c'è l'assistente imbranato che è tornato a prendermi pieno di buoni propositi, scommetto che mentre mi aspettava ha studiato a memoria la piantina dell'ospedale per non sbagliare nuovamente il piano. Per non incorrere in nuovi problemi schiaccio il tasto e gli sorrido. Ricambia con gratitudine. La chiacchierata con lo psichiatra mi ha dato un'iniezione di fiducia, mi sorprendo a sorridere uscendo dall'ascensore. Nel corridoio i miei genitori parlano con Francesca che esce dalla stanza con una delle mie borse a tracolla. Mi viene incontro sorridendo. Sta succedendo davvero: torno a casa!
CONTINUA
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lunedì 21 giugno 2010
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come facevo ad andare a dormire senza almeno una delle tue continuazioni oggi????? meno male va che ne hai postata una...
RispondiEliminaMa torna a casa sul serio?
PS: buona notte
RispondiEliminaQueen ma dai commenti l'ultima parte prima di questa avevo capito che fosse una sorta di racconto autobiografico... Ero in fallo o no? Vorrei capirlo prima di continuare a leggere... Sono un dannato ritardato.
RispondiEliminabello..direi che chi scrive non è rappresentato dal personaggio che hai scelto di gossip :D già serena sarebbe stata meglio!
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