mercoledì 30 giugno 2010
il caffè NON mi rende nervosa!
prova è che ne ho bevuti tre tra le 8.30 e le 11.00 e non ho staccato la testa a morsi a nessuno
come in sliding doors (solo più complicato)
ogni giorno compiamo migliaia di scelte senza accorgercene, anche solo decidere cosa mangiare a colazione, cosa indossare o quale strada percorrere per andare al lavoro (per citare le più semplici) può influenzare l'andamento dell'intera giornata, dare un senso o toglierlo del tutto, me ne sto rendendo conto in queste ore di pensieri pesanti fatti di sensi di colpa, rimorsi e domande a cui non saprò mai dare risposta.
Sto aspettando che si apra la famosa porta
Sto aspettando che si apra la famosa porta
martedì 29 giugno 2010
lunedì 28 giugno 2010
domenica 27 giugno 2010
sabato 26 giugno 2010
venerdì 25 giugno 2010
ke nako!
La nazionale italiana è stata nominata! Dopo l'esibizione del pomeriggio gli azzurri preparano i loro squallidi zainetti e se ne tornano in patria. Tre pere dalla Slovacchia, mica dei geni del calcio! Che dire: ci hanno preso a pallonate! Ognuno ha le sue colpe, e farebbe bene a fare ammenda: Lippi per quanto riguarda le scelte tattiche, già contestato prima di partire per il Sudafrica, immagino che non lo attenderà un simpatico comitato di benvenuto, i giocatori oggi sembrava avessero mangiato freni a pranzo. Tutti inchiodati! (Colpa del cuoco che li ha ingolfati di Nutella, tacci sua!) Quei pochi che vagavano per il campo a velocità più sostenuta della normale passeggiata sembravano in stato confusionale. Nè grinta, nè passione. E allora che tornino a casa, come i francesi che abbiamo sfottuto con gusto i giorni scorsi. Peccato che da campioni in carica non siamo arrivati nemmeno agli ottavi di finale!
Che giramento di vuvuzelas
giovedì 24 giugno 2010
mood della giornata
Quello che detesto nel mio lavoro è dover sempre giustificare ogni azione, analizzare la benchè minima stronzata e dover motivare ogni voce come a dover chiedere permesso per la propria esistenza e ringraziare per l'aria che respiro. Ieri mi è stato chiesto qualcosa del genere. Sono umorale e mi sono girate subito le palle come un'elica, oggi sono uscita per andare al lavoro con lo stesso spirito del gladiatore (di cui allego immagine), decisa a combattere per non soccombere. Me la sono cavata piuttosto bene, ma la giornata non è ancora finita...
mercoledì 23 giugno 2010
riflessioni (Ask - believe - receive)
è universalmente riconosciuto che per riuscire nella realizzazione di un sogno/desiderio concorrano più fattori, in primis volontà, intraprendenza e spirito d'iniziativa, è importantissimo l'atteggiamento mentale (volere é potere docet) ma quello senza il quale non si muoverebbe nulla, che ai più appare come concetto della persona giusta al posto giusto al momento giusto è denominato Fattore C (la famosa botta di culo)
ecco io sto aspettando che si manifesti il fattore C
[cinema] Moon
genere sci-fi
opera prima di Duncan Jones aka il figlio del Duca bianco (David Bowie n.d.r.) realizzato con un budget risicatissimo, e distribuito a poche sale ovviamente non ha riscosso il successo che meriterebbe. Pochi effetti speciali però efficaci. Mattatore l'irriducibile Sam Rockwell (ADORO) supportato dalla presenza virtuale di Kevin Spacey.
Davvero un bel film*********
martedì 22 giugno 2010
cronache di vita quotidiana
l'immagine è tratta da "Gli uccelli" di Alfred Hitchcock (1963)
la colonia di gabbiani che si è insediata sul tetto è diventata insopportabile, fanno più casino di uno stadio intero di vuvuzelas, hanno iniziato ad aggredire i gatti del rione, tracce di guano ovunque e sinceramente hanno davvero rotto i coglioni!
lunedì 21 giugno 2010
Instant karma # 50
Lo psichiatra ha usato parole semplici, toni calmi e un atteggiamento molto disteso eppure ha scatenato in me una furia incontenibile. Restiamo in silenzio ad osservarci. Come se si riavvolgesse una pellicola rivedo i mesi precedenti, torno indietro di un anno, quando il dolore alla testa è diventato insostenibile e ho dovuto inventare ogni sorta di scusa per non far capire a Marco che stavo male. Mi sono protetta, con la scusa che volevo proteggere lui. Non volevo essere abbandonata, temevo che la malattia lo spaventasse e che si allontanasse da me. Non l'avrei sopportato , ho preferito andarmene piuttosto che vederlo andare via. Un taglio netto, perchè fosse meno doloroso possibile. Non era stato facile lasciare una persona che amavo in quel modo, che mi amava in quel modo. Avevo dovuto ferirlo, come temevo che avrebbe fatto lui se il terrore di un'altra malattia si fosse affacciato sulla sua vita. Io gli avevo inferto la ferita che non volevo ricevere. Non sapevo come gestire le mie emozioni. Non sapevo elaborare il lutto di una perdita e avevo creduto che agire in quel modo mi avrebbe risparmiato. Sono incazzata perchè questo sconosciuto, che mi rivolge la parola da dieci minuti ha capito di me più di quanto abbia fatto io stessa in tutta la mia vita.
- Marco
Il nome mi è uscito in un soffio.
- chi è Marco?
- l'uomo che amavo, che amo.
- dov'è?
- via, lontano, con un'altra donna, in un'altra vita.
- sa dell'astrocitoma?
- no, non gliel'ho detto.
- cosa vuole da Marco?
- vorrei che mi volesse ancora
Una fitta allo sterno, come una stilettata.
- Credo che lei sia pronta per tornare a casa.
Anche io, ma non ho il coraggio di dirlo.
- dottore, qual è la percentuale di sopravvivenza per questo tipo di neoplasia?
- Barbara, la vita non è fatta di statistiche, ogni caso è a sè, e non ha importanza quanto tempo avrà a disposizione, sarà importante tutto ciò che riuscirà a realizzare in quel tempo.
Sulla porta c'è l'assistente imbranato che è tornato a prendermi pieno di buoni propositi, scommetto che mentre mi aspettava ha studiato a memoria la piantina dell'ospedale per non sbagliare nuovamente il piano. Per non incorrere in nuovi problemi schiaccio il tasto e gli sorrido. Ricambia con gratitudine. La chiacchierata con lo psichiatra mi ha dato un'iniezione di fiducia, mi sorprendo a sorridere uscendo dall'ascensore. Nel corridoio i miei genitori parlano con Francesca che esce dalla stanza con una delle mie borse a tracolla. Mi viene incontro sorridendo. Sta succedendo davvero: torno a casa!
CONTINUA
riproduzione vietata®
- Marco
Il nome mi è uscito in un soffio.
- chi è Marco?
- l'uomo che amavo, che amo.
- dov'è?
- via, lontano, con un'altra donna, in un'altra vita.
- sa dell'astrocitoma?
- no, non gliel'ho detto.
- cosa vuole da Marco?
- vorrei che mi volesse ancora
Una fitta allo sterno, come una stilettata.
- Credo che lei sia pronta per tornare a casa.
Anche io, ma non ho il coraggio di dirlo.
- dottore, qual è la percentuale di sopravvivenza per questo tipo di neoplasia?
- Barbara, la vita non è fatta di statistiche, ogni caso è a sè, e non ha importanza quanto tempo avrà a disposizione, sarà importante tutto ciò che riuscirà a realizzare in quel tempo.
Sulla porta c'è l'assistente imbranato che è tornato a prendermi pieno di buoni propositi, scommetto che mentre mi aspettava ha studiato a memoria la piantina dell'ospedale per non sbagliare nuovamente il piano. Per non incorrere in nuovi problemi schiaccio il tasto e gli sorrido. Ricambia con gratitudine. La chiacchierata con lo psichiatra mi ha dato un'iniezione di fiducia, mi sorprendo a sorridere uscendo dall'ascensore. Nel corridoio i miei genitori parlano con Francesca che esce dalla stanza con una delle mie borse a tracolla. Mi viene incontro sorridendo. Sta succedendo davvero: torno a casa!
CONTINUA
riproduzione vietata®
quando bastano le intenzioni
stamattina all'alba c'erano così pochi gradi che sono uscita con la t-shirt manica lunga, felpa con zip e giubbotto in pelle, nientedimeno il primo giorno d'estate, è bastato menzionare una class action che il sole ha fatto capolino, le temperature si sono alzate e adesso fa un caldo porco!
quando si dice che volere è potere
Perdonate l'autocelebrazione (dovete capirmi, è solo delirio da stress lavorativo)
quelli che ci provano sempre
ci sono diverse categorie di persone, tra tanti quelle che provano sempre a fregarti, come l'amministratore del palazzo in cui abitiamo. Prima di lui c'era la madre, confusionaria, distratta, addebitava anche tre volte le stesse spese, e gli è sempre andata bene perchè gli inquilini erano persone anziane, che un po' per fiducia, un po' per pigrizia, non andavano a spulciare più di tanto, facendo arricchire oltremodo la famiglia, ora il testimone è passato di diritto al delfino che vorrebbe perpetuare la tradizione invece gli ha detto male. La nuova generazione non se la fa menare. Il Principe è un tipo preciso, spendaccione se è il caso, però paga sempre tutto in tempo, spesso in contanti, e se paga con assegno tiene tutte le matrici nei secoli dei secoli. Non lo prendi in castagna. Così quando è arrivata una raccomandata con sollecito di pagamento di una rata del condominio (vi ricordo che viviamo in uno stabile che nemmeno sulla Wilshire Boulevard pagano tanto!) prima di andare in paranoia è passato a casa a prendere il faldone (giuro!) dove tiene tutti i bollettini delle utenze, scontrini, ricevute, raccomandate, è andato nell'ufficio del'amministaratore, ha bussato quattro volte prima che qualcuno gli aprisse, ha parlato direttamente con l'interessato che, quando ha visto che questo tentativo non è andato a buon fine, ha scaricato il barile sulle impiegate che si occupano della contabilità. Un errore del programma. Beato te che ci credi! Così chiarito il malinteso con genuflessione e capo cosparso di cenere ha archiviato la pratica e ha salutato mestamente. Il Principe sorride mentre me lo racconta, invece penso a chi non tiene tutto come noi, oppure è anziano e non ricorda se ha pagato oppure no, e mi viene un attacco di bile
Don't mess with Queen B.
Si fa presto a dire solstizio d'estate: guardi fuori dalla finestra e la tinta fumo di Londra sbiadito ti intristisce in un nanosecondo, oggi il calendario annuncia il cambio di stagione (anche se a me sembra la stessa da ottobre) il tempo, che ve lo dico a fare? fa schifo! e fa pure freddo, tipo 13/14 gradi! è ufficiale: non sono disposta a tollerare ulteriormente temperature inferiori alla media stagionale.
Si può intentare una class action contro il meteo?
Si può intentare una class action contro il meteo?
domenica 20 giugno 2010
Whose side are you on?
francamente non ho ancora deciso
continuo ad avere il mio blog originale, quello in cui mi conoscono per nome, dove per evitare incidenti diplomatici al lavoro, ho smesso di scrivere quello che penso, e di chi lo penso.
Lo tengo per affetto e per nostalgia, ogni tanto torno a leggere i miei ultimi anni e ricordo sensazioni che credo di aver parzialmente rimosso.
Ho bisogno di riprendere i fili con il mio passato recente ed elaborare quello che è rimasto in cantina.
continuo ad avere il mio blog originale, quello in cui mi conoscono per nome, dove per evitare incidenti diplomatici al lavoro, ho smesso di scrivere quello che penso, e di chi lo penso.
Lo tengo per affetto e per nostalgia, ogni tanto torno a leggere i miei ultimi anni e ricordo sensazioni che credo di aver parzialmente rimosso.
Ho bisogno di riprendere i fili con il mio passato recente ed elaborare quello che è rimasto in cantina.
sabato 19 giugno 2010
[cinema] Suburban girl - Talvolta la fine è solo un nuovo inizio
genere commedia sentimentale/drammatico
tratto dal romanzo di Melissa Bank "Manuale di caccia e pesca per ragazze" questa pellicola è uscita direttamente in dvd. Interpretata da Sarah Michelle Gellar (indimenticabile Buffy) e Alec Baldwin, l'ho guardato in questo pomeriggio piovoso e mi ha sorpreso.
Il pozzo dell'anima - 13
Vittoria ripose la foto scattata da Serena poi un pensiero le attraversò la mente, cercò nei diari e negli album un indizio per capire chi fosse Tiziano, non ricordava compagni di classe con quel nome, nè alle elementari, tantomeno alle medie. Scartabellò le agende delle scuole superiori, frugò nei portagioie colmi di orecchini, collane, in cassetti dove erano sistemati cerchietti e nastri per capelli, passò in rassegna dischi e videocassette. Niente. Non si accese nessuna lampadina. Libri di testo, candele, gomme colorate, adesivi, poster, vecchi giornali, ritagli incollati su quadernoni a quadretti, diari imbottiti di dediche, applicazioni, baci di lucidalabbra sbiaditi, pagine profumate. Tutto sembrava a appartenere alla vita di qualcun altro. Decise di andare a fondo e tornò dalla madre in soggiorno.
- parlami di Tiziano.
La donna osservò Vic con attenzione. Sembrava che parlasse di un estraneo. Non pareva minimamente coinvolta. La cosa le fece effetto e la sollevò al tempo stesso.
****
Da più di un'ora Carla fissava sua madre, negli ultimi mesi si era aggravata, i medici erano stati franchi e le avevano detto di portarla a casa perchè potesse trascorrere quanto le restava da vivere circondata dagli affetti anzichè in una triste stanza di un ricovero. Ogni momento aveva la sensazione che sarebbe volata via e non voleva perderne nemmeno un respiro. Si alzò per cambiare posizione quando un movimento impercettibile della mano della donna l'avvertì che era vigile. Si voltò e le sorrise per mascherare il dolore che aveva dentro. La donna chiese da quanto tempo era arrivata, rispose che si era seduta in quel momento. Scambiarono poche parole, la donna chiese una tazza di thè e Carla si alzò rapidamente per andare a prepararla. Quando uscì dalla stanza la madre guardò fuori dalla finestra, dolente. Da tempo si sentiva pronta, ma la sua bambina non lo era ancora per lasciarla andare via.
***
Bea ed Emma entrarono ed uscirono dai tre ristoranti della galleria commerciale, quando videro Adriano seduto di fronte a Sabrina in un tavolo nella vetrina del fast food. Conversavano amabilmente davanti a due hamburger, un pacchetto di patatine fritte ed una walky cup e non si accorsero di loro. Per pochi secondi Emma fu pervasa da brividi che cessarono subito. Bea al contrario ebbe una scarica di adrenalina. Da anni aspettava di trovarsi davanti quella Sabrina che aveva recato problemi emotivi a mezzo liceo. La vendetta è un piatto che va servito freddo? Indossò mentalmente una livrea e si apprestò a fare la sua mossa.
- parlami di Tiziano.
La donna osservò Vic con attenzione. Sembrava che parlasse di un estraneo. Non pareva minimamente coinvolta. La cosa le fece effetto e la sollevò al tempo stesso.
****
Da più di un'ora Carla fissava sua madre, negli ultimi mesi si era aggravata, i medici erano stati franchi e le avevano detto di portarla a casa perchè potesse trascorrere quanto le restava da vivere circondata dagli affetti anzichè in una triste stanza di un ricovero. Ogni momento aveva la sensazione che sarebbe volata via e non voleva perderne nemmeno un respiro. Si alzò per cambiare posizione quando un movimento impercettibile della mano della donna l'avvertì che era vigile. Si voltò e le sorrise per mascherare il dolore che aveva dentro. La donna chiese da quanto tempo era arrivata, rispose che si era seduta in quel momento. Scambiarono poche parole, la donna chiese una tazza di thè e Carla si alzò rapidamente per andare a prepararla. Quando uscì dalla stanza la madre guardò fuori dalla finestra, dolente. Da tempo si sentiva pronta, ma la sua bambina non lo era ancora per lasciarla andare via.
***
Bea ed Emma entrarono ed uscirono dai tre ristoranti della galleria commerciale, quando videro Adriano seduto di fronte a Sabrina in un tavolo nella vetrina del fast food. Conversavano amabilmente davanti a due hamburger, un pacchetto di patatine fritte ed una walky cup e non si accorsero di loro. Per pochi secondi Emma fu pervasa da brividi che cessarono subito. Bea al contrario ebbe una scarica di adrenalina. Da anni aspettava di trovarsi davanti quella Sabrina che aveva recato problemi emotivi a mezzo liceo. La vendetta è un piatto che va servito freddo? Indossò mentalmente una livrea e si apprestò a fare la sua mossa.
venerdì 18 giugno 2010
Il pozzo dell'anima - 12
- perchè hai voluto venire a pranzo qui, potevamo vederci al baretto
- Devo occuparmi di una faccenda importante.
- Sì, ma così devo sbrigarmi sennò non riesco a rientrare in tempo al lavoro. Che palle, detesto mangiare in fretta che poi non digerisco, e odio le mie colleghe! Mi toccano il tempo nemmeno fossero i capi dell'azienda.
- Già, non capisco cosa aspetti ad andartene da quel manicomio!
- Bea, non ho tempo di cercare un altro lavoro, ho un mutuo sulla schiena, scadenze ogni giorno, se me ne andassi alla concorrenza mi farebbero terra bruciata intorno e non saprei cos'altro fare, dopo 15 anni che faccio sempre la stessa cosa!
- Emma te l'ho sempre detto: manchi di iniziativa. Perchè pensi di dover cercare un lavoro simile al tuo, vai a fare qualcos'altro! Impara un mestiere.
- Lasciamo perdere, finiamo sempre a parlare delle stesse cose, oggi non ne ho voglia!
- infatti, oggi dobbiamo pensare a Vittoria, siamo qui per questo.
- Vediamo Vic a pranzo?
- no, cerchiamo Adriano
- che c'azzecca Adriano, scusa?
- Fidati di me.
- queste tre parole sono peggio di una maledizione. L'hai detto anche quando mi hai portato sulle montagne russe più alte d'Europa. E non farmi ricordare la conclusione di quel weekend.
- Emma ripigliati, sono passati almeno dieci anni. Se non volevi più frequentarmi potevi decidere prima, o hai i riflessi un po' lenti?
- Sentiamo, cosa dovremmo dire ad Adriano?
- Sono passata in ufficio per parlargli ed era appena andato via per pranzare con una collega.
- non potevi ripassare nel pomeriggio?
- certo, solo che mi ha disturbato il soggetto con cui si accompagna.
Il tono di Bea stimolò la curiosità dell'amica.
- traduci
- Sabrina.
- quella Sabrina?
- quante ne conosci?
Emma soffocò una risata. Poi, realizzata la gravità della situazione, si ricompose subito.
- Quanto è passato da quando si sono lasciati?
- quasi tre mesi
- vuoi dire che è già tornato in pista?
- voglio dire che l'arpia è tornata all'attacco e stavolta ha campo libero.
- in tutto questo noi due, qui, che cosa c'entriamo? Vic non ha intenzione di tornare con lui, l'hai ascoltata ieri sera? non vuole nemmeno parlarne. Adesso perchè hai lo sguardo da agenzia matrimoniale?
- Ascoltami, Vic ha troncato con lui a causa di qualcosa che non ci ha raccontato, che la spaventa o la fa star male, fin qui ci siamo?
- ancora la storia della chiesa? mollaci Bea, ti scongiuro!
- no, non mollo, sono convinta che se riuscisse a risolverla tornerebbe da lui al volo. E lui la riprenderebbe subito perchè la ama sul serio. Puttanon de puttanoni permettendo!
- secondo te, se Adriano avesse saputo l'origine del problema non avrebbe provato a risolverlo?
- sì, può darsi, non lo so, o forse non si è impegnato abbastanza, siamo qui, l'unione fa la forza e adesso andiamo a togliere dai piedi quella rubamariti
- non t'è andata ancora giù sta storia!
- mi conosci, io perdono ma non dimentico
- e certe volte non perdoni nemmeno...
- esatto, vedo che hai compreso il concetto.
Emma sospirò, era da poco passata l'una e vedeva la fine della giornata una meta lontanissima
- Devo occuparmi di una faccenda importante.
- Sì, ma così devo sbrigarmi sennò non riesco a rientrare in tempo al lavoro. Che palle, detesto mangiare in fretta che poi non digerisco, e odio le mie colleghe! Mi toccano il tempo nemmeno fossero i capi dell'azienda.
- Già, non capisco cosa aspetti ad andartene da quel manicomio!
- Bea, non ho tempo di cercare un altro lavoro, ho un mutuo sulla schiena, scadenze ogni giorno, se me ne andassi alla concorrenza mi farebbero terra bruciata intorno e non saprei cos'altro fare, dopo 15 anni che faccio sempre la stessa cosa!
- Emma te l'ho sempre detto: manchi di iniziativa. Perchè pensi di dover cercare un lavoro simile al tuo, vai a fare qualcos'altro! Impara un mestiere.
- Lasciamo perdere, finiamo sempre a parlare delle stesse cose, oggi non ne ho voglia!
- infatti, oggi dobbiamo pensare a Vittoria, siamo qui per questo.
- Vediamo Vic a pranzo?
- no, cerchiamo Adriano
- che c'azzecca Adriano, scusa?
- Fidati di me.
- queste tre parole sono peggio di una maledizione. L'hai detto anche quando mi hai portato sulle montagne russe più alte d'Europa. E non farmi ricordare la conclusione di quel weekend.
- Emma ripigliati, sono passati almeno dieci anni. Se non volevi più frequentarmi potevi decidere prima, o hai i riflessi un po' lenti?
- Sentiamo, cosa dovremmo dire ad Adriano?
- Sono passata in ufficio per parlargli ed era appena andato via per pranzare con una collega.
- non potevi ripassare nel pomeriggio?
- certo, solo che mi ha disturbato il soggetto con cui si accompagna.
Il tono di Bea stimolò la curiosità dell'amica.
- traduci
- Sabrina.
- quella Sabrina?
- quante ne conosci?
Emma soffocò una risata. Poi, realizzata la gravità della situazione, si ricompose subito.
- Quanto è passato da quando si sono lasciati?
- quasi tre mesi
- vuoi dire che è già tornato in pista?
- voglio dire che l'arpia è tornata all'attacco e stavolta ha campo libero.
- in tutto questo noi due, qui, che cosa c'entriamo? Vic non ha intenzione di tornare con lui, l'hai ascoltata ieri sera? non vuole nemmeno parlarne. Adesso perchè hai lo sguardo da agenzia matrimoniale?
- Ascoltami, Vic ha troncato con lui a causa di qualcosa che non ci ha raccontato, che la spaventa o la fa star male, fin qui ci siamo?
- ancora la storia della chiesa? mollaci Bea, ti scongiuro!
- no, non mollo, sono convinta che se riuscisse a risolverla tornerebbe da lui al volo. E lui la riprenderebbe subito perchè la ama sul serio. Puttanon de puttanoni permettendo!
- secondo te, se Adriano avesse saputo l'origine del problema non avrebbe provato a risolverlo?
- sì, può darsi, non lo so, o forse non si è impegnato abbastanza, siamo qui, l'unione fa la forza e adesso andiamo a togliere dai piedi quella rubamariti
- non t'è andata ancora giù sta storia!
- mi conosci, io perdono ma non dimentico
- e certe volte non perdoni nemmeno...
- esatto, vedo che hai compreso il concetto.
Emma sospirò, era da poco passata l'una e vedeva la fine della giornata una meta lontanissima
giovedì 17 giugno 2010
Pretty little liars (pilot)
serialmaniaci, orfani di Lost, gente in astinenza di episodi delle serie tv più amate, tutte in pausa estiva, ABC ha pensato a voi, creando una nuova serie che ha tutti i presupposti per diventare un cult in piena regola
Il pilot è spettacolare.
Se vi incuriosisce date un'occhiata alla recensione di "Serialmente"
non avrei saputo scrivere meglio
mercoledì 16 giugno 2010
[Girls night out] Cinque coperti
Avreste dovuto capirlo dalle condizioni atmosferiche di questi giorni, soprattutto gli impressionanti rovesci d'acqua seguiti da una bora che nemmeno a Trieste l'hanno vista così forte: questa sera alle 20.30, dopo circa 15 anni in cui due hanno figliato, una è in attesa e due sono ancora esenti, cinque donne che si sono frequentate assiduamente per anni, dividendo gioie, dolori, case in affitto, auto in prestito, abiti, lacrime, risate e quant'altro, si riuniscono per cena in un locale di un'amena cittadina limitrofa. Tutte e cinque, nello stesso posto, alla stessa ora. Mi sto preparando e ancora non riesco a crederci.
Faccio rapporto quando torno
le variabili nel gioco del calcio
prima il Giappone, ora la Svizzera
cascasse una pannocchia non gioco più un euro su Bwin
porcamignotta
cascasse una pannocchia non gioco più un euro su Bwin
porcamignotta
Il pozzo dell'anima - 11
Bea chiamò Emma per convincerla a pranzare insieme, al terzo diniego abbozzò e decise di andare da sola. La giornata prometteva bene, salì sullo scooter e sfidò il traffico dell'ora di punta, parcheggiò dietro alla questura ed entrò nel palazzo; cercò di ricordare quale corridoio prendere per raggiungere l'ufficio di Adriano e si presentò senza farsi annunciare. L'accolse Umberto, un agente che conosceva da prima che Adriano e Vittoria si mettessero insieme.
- Bea, che ci fai qui?E' una vita che non ti vedo!
- ero da queste parti e ho pensato di venire a fare un saluto a Adriano.
- l'hai mancato per una manciata di minuti. E' uscito a pranzo con una collega. Come stai? lavoro, casa, tennis? tutto bene?
- sì grazie, lavoro sempre nello stesso posto, a casa tutto normale, mi sono qualificata alle regionali, non mi lamento, voi, i bimbi?
- crescono a velocità impensabile, devo fotografarli prima di venire al lavoro, perchè a fine giornata sono diversi!
- loro diventano grandi e noi invecchiamo! Tua moglie come se la passa? non ricordo di averla incrociata.
- è scoppiata, due gemelli da seguire è roba tosta!
- oh immagino, salutala da parte mia.
- non mancherò.
- a proposito, Adriano, come sta?
- lo conosci, è un duro.
- Umberto, sono Bea, parla onestamente.
- fino ad una settimana fa ti avrei detto "sotto un treno", adesso sembra che...
- un momento, con chi hai detto che è uscito a pranzo?
- non l'ho detto, comunque è una collega...
- fammi indovinare, Sabrina?
- lei! ma non credo che ci sia...
- hai capito quella, il cadavere è ancora caldo...
- per favore, non parlare di cadaveri qui in questura! comunque non c'è niente tra loro, per ora...
- dove pranza di solito?
- in mensa, oggi però è andato alla galleria commerciale perchè doveva fare spese.
- grazie Umberto, scappo! saluta a casa.
Bea si dissolse lasciando Umberto interdetto. Di lì a poco squillò nuovamente il telefono di Emma, che rassegnata accettò di raggiungere l'amica al centro commerciale.
***
A diversi km di distanza Carla era appena arrivata sul lago a trovare i genitori. Il padre leggeva il giornale mentre la madre riposava quieta. Li osservò e le sfuggì una lacrima rotonda, come una sottile perla di vetro. Erano invecchiati tutto d'un colpo oppure era stata così lontana da non accorgersene? Il lavoro, guadagnato faticosamente, le aveva garantito sicurezza finanziaria, soddisfazioni personali e la carriera in rapida ascensione aveva contribuito a nutrire il suo ego, ma a quale prezzo? Meditò sul fatto di prendere un periodo di aspettativa per stare vicino alla famiglia e non perdere neppure un attimo del poco tempo che restava alla madre, colpita prematuramente da una forma di demenza senile. Si sedette accanto al letto, le prese la mano e chiuse gli occhi, per ricordare.
- Bea, che ci fai qui?E' una vita che non ti vedo!
- ero da queste parti e ho pensato di venire a fare un saluto a Adriano.
- l'hai mancato per una manciata di minuti. E' uscito a pranzo con una collega. Come stai? lavoro, casa, tennis? tutto bene?
- sì grazie, lavoro sempre nello stesso posto, a casa tutto normale, mi sono qualificata alle regionali, non mi lamento, voi, i bimbi?
- crescono a velocità impensabile, devo fotografarli prima di venire al lavoro, perchè a fine giornata sono diversi!
- loro diventano grandi e noi invecchiamo! Tua moglie come se la passa? non ricordo di averla incrociata.
- è scoppiata, due gemelli da seguire è roba tosta!
- oh immagino, salutala da parte mia.
- non mancherò.
- a proposito, Adriano, come sta?
- lo conosci, è un duro.
- Umberto, sono Bea, parla onestamente.
- fino ad una settimana fa ti avrei detto "sotto un treno", adesso sembra che...
- un momento, con chi hai detto che è uscito a pranzo?
- non l'ho detto, comunque è una collega...
- fammi indovinare, Sabrina?
- lei! ma non credo che ci sia...
- hai capito quella, il cadavere è ancora caldo...
- per favore, non parlare di cadaveri qui in questura! comunque non c'è niente tra loro, per ora...
- dove pranza di solito?
- in mensa, oggi però è andato alla galleria commerciale perchè doveva fare spese.
- grazie Umberto, scappo! saluta a casa.
Bea si dissolse lasciando Umberto interdetto. Di lì a poco squillò nuovamente il telefono di Emma, che rassegnata accettò di raggiungere l'amica al centro commerciale.
***
A diversi km di distanza Carla era appena arrivata sul lago a trovare i genitori. Il padre leggeva il giornale mentre la madre riposava quieta. Li osservò e le sfuggì una lacrima rotonda, come una sottile perla di vetro. Erano invecchiati tutto d'un colpo oppure era stata così lontana da non accorgersene? Il lavoro, guadagnato faticosamente, le aveva garantito sicurezza finanziaria, soddisfazioni personali e la carriera in rapida ascensione aveva contribuito a nutrire il suo ego, ma a quale prezzo? Meditò sul fatto di prendere un periodo di aspettativa per stare vicino alla famiglia e non perdere neppure un attimo del poco tempo che restava alla madre, colpita prematuramente da una forma di demenza senile. Si sedette accanto al letto, le prese la mano e chiuse gli occhi, per ricordare.
martedì 15 giugno 2010
Il pozzo dell'anima - 10
La donna guardò Vittoria come a cercare di capire.
- Dimmelo tu, da un giorno all'altro non hai più voluto entrare in una chiesa e non hai mai voluto dire il motivo. Hai smesso di andare a catechismo, a giocare all'oratorio, che ti piaceva tanto, anche solo parlare della chiesa era diventato impossibile, passarci davanti ti faceva diventare nervosa, isterica. Non hai voluto prendere il sacramento della cresima. Abbiamo dovuto chiedere di esonerarti dalla lezione di religione. E considerata la situazione non ti abbiamo obbligato a fare nulla che non desiderassi.
Gli occhi della donna si velarono.
- Pensavamo addirittura che qualcuno ti avesse, come dire...molestata. Poi abbiamo capito che forse il tuo comportamento era collegato a Tiziano e ti abbiamo lasciato stare.
- Tiziano?
- Non te lo ricordi?
Vittoria spalancò gli occhi smarrita, credeva di sentire quel nome per la prima volta, anche se a giudicare dall'espressione della madre la realtà era diversa.
Lo squillo del telefono interruppe il loro dialogo, la donna si alzò per rispondere e Vittoria sparì in corridoio. Entrò nella sua camera. Guardò l'arredamento, i poster e i quadri appesi, testimoni di un'infanzia lontana. Su una mensola tutti i diari scolastici in ordine di anno, i libri preferiti dell'adolescenza, cornici decorate di glitter, nei cassetti cianfrusaglie assortite, braccialetti colorati, foto di gite scolastiche, ricordi fatti di tagli di capelli improbabili e discutibili abbinamenti di colore. In fondo alla cassettiera una scatola di cartone colma di altre fotografie, album della scuola e agende tappezzate di ritagli di giornale e adesivi colorati. Non dovette frugare molto prima di trovare un'immagine che la ritraeva insieme alle sue amiche; l'anno della maturità. Erano in montagna, in Francia, sul ghiacciaio di Les Deux Alpes, Bea con la tuta da sci turchese, Emma ustionata, Carla sorrideva tenendola per mano mentre lei era voltata a guardare il maestro di ski. Girò la foto e lesse le parole scritte da Serena.
Quattro donne. Amiche, confidenti, complici. A volte invidiose, nemiche, solo per poche ore, ma sempre compagne nella vita, per la vita. Emma, Beatrice, Carla e Vittoria, hanno da sempre un'idea delle donne che vogliono diventare. Qualcuna con fatica ci sta riuscendo, qualcuna ogni tanto rema ancora controcorrente. Nessuna di loro rinuncia a sognare. Non cedono il passo, non mollano di un centimetro. Parano i colpi della vita con destrezza, umorismo e dignità. Sanno che sole sono fragili ma unite sono una forza. La vita non le spezza.
Ripensò a Serena, conosciuta in settimana bianca molti anni prima. Erano nella stessa classe di ski, col maestro Luciano, quello figo! Aveva l'hobby della fotografia, sciava con la macchina fotografica al collo. Aveva scattato la foto e gliela aveva inviata qualche tempo dopo con quella nota scritta in corsivo con l'inchiostro viola. Le era sembrato così strano che una persona che non le conosceva neppure le avesse inquadrate in quel modo e le avesse descritte com'erano realmente. Soprattutto com'erano diventate. Non l'aveva mai più sentita nè incontrata. Ogni tanto aveva la sensazione di averla sognata. E adesso si domandava chi fosse Tiziano
- Dimmelo tu, da un giorno all'altro non hai più voluto entrare in una chiesa e non hai mai voluto dire il motivo. Hai smesso di andare a catechismo, a giocare all'oratorio, che ti piaceva tanto, anche solo parlare della chiesa era diventato impossibile, passarci davanti ti faceva diventare nervosa, isterica. Non hai voluto prendere il sacramento della cresima. Abbiamo dovuto chiedere di esonerarti dalla lezione di religione. E considerata la situazione non ti abbiamo obbligato a fare nulla che non desiderassi.
Gli occhi della donna si velarono.
- Pensavamo addirittura che qualcuno ti avesse, come dire...molestata. Poi abbiamo capito che forse il tuo comportamento era collegato a Tiziano e ti abbiamo lasciato stare.
- Tiziano?
- Non te lo ricordi?
Vittoria spalancò gli occhi smarrita, credeva di sentire quel nome per la prima volta, anche se a giudicare dall'espressione della madre la realtà era diversa.
Lo squillo del telefono interruppe il loro dialogo, la donna si alzò per rispondere e Vittoria sparì in corridoio. Entrò nella sua camera. Guardò l'arredamento, i poster e i quadri appesi, testimoni di un'infanzia lontana. Su una mensola tutti i diari scolastici in ordine di anno, i libri preferiti dell'adolescenza, cornici decorate di glitter, nei cassetti cianfrusaglie assortite, braccialetti colorati, foto di gite scolastiche, ricordi fatti di tagli di capelli improbabili e discutibili abbinamenti di colore. In fondo alla cassettiera una scatola di cartone colma di altre fotografie, album della scuola e agende tappezzate di ritagli di giornale e adesivi colorati. Non dovette frugare molto prima di trovare un'immagine che la ritraeva insieme alle sue amiche; l'anno della maturità. Erano in montagna, in Francia, sul ghiacciaio di Les Deux Alpes, Bea con la tuta da sci turchese, Emma ustionata, Carla sorrideva tenendola per mano mentre lei era voltata a guardare il maestro di ski. Girò la foto e lesse le parole scritte da Serena.
Quattro donne. Amiche, confidenti, complici. A volte invidiose, nemiche, solo per poche ore, ma sempre compagne nella vita, per la vita. Emma, Beatrice, Carla e Vittoria, hanno da sempre un'idea delle donne che vogliono diventare. Qualcuna con fatica ci sta riuscendo, qualcuna ogni tanto rema ancora controcorrente. Nessuna di loro rinuncia a sognare. Non cedono il passo, non mollano di un centimetro. Parano i colpi della vita con destrezza, umorismo e dignità. Sanno che sole sono fragili ma unite sono una forza. La vita non le spezza.
Ripensò a Serena, conosciuta in settimana bianca molti anni prima. Erano nella stessa classe di ski, col maestro Luciano, quello figo! Aveva l'hobby della fotografia, sciava con la macchina fotografica al collo. Aveva scattato la foto e gliela aveva inviata qualche tempo dopo con quella nota scritta in corsivo con l'inchiostro viola. Le era sembrato così strano che una persona che non le conosceva neppure le avesse inquadrate in quel modo e le avesse descritte com'erano realmente. Soprattutto com'erano diventate. Non l'aveva mai più sentita nè incontrata. Ogni tanto aveva la sensazione di averla sognata. E adesso si domandava chi fosse Tiziano
l'atapiramento continua
e parte da lontano, riflettevo in pausa pranzo sui contributi INPS versati e sulle leggi che regolamentano pensione etc. credo che dovrò lavorare da qui all'eternità e non è quello che mi spaventa, mi atterrisce l'idea di farlo lì, in quell'ufficio, con le solite menate, dovendo contare fino ad un milione per non mandarli tutti a stendere. Certe giornate sembra non finiscano mai, che quello che fai non basti mai, invece sono proprio io che ne ho talmente le palle piene che non riesco più a tollerare nulla. Dovrei solo prenderne atto. Diluvia, faccio archivio, mentre la donna delle pulizie rivoluziona l'ufficio (mai stato così pulito) arriva la capa, chiede due cose alla collega, che esulta perchè è riuscita a far partire un contratto (procurato da me) e ovviamente quando è il mio turno (interrogate come se fossimo a scuola, che tristezza) mi rompe le palle per il solito motivo, io che da stamattina ho già avuto i miei bei casini, mica ciccioli, e mi tengo dall'elencarle le sue mancanze perchè comunque rispetto il lavoro degli altri, però mi chiedo quanto sono disposta a sopportare ancora? Io che non abbandono la nave quando affonda, io che non mollo fino alla morte, sono arrivata a pensare che resterei l'estate per permettergli di fare le ferie e me ne andrei, anche se non ho un lavoro alternativo (non l'ho nemmeno mai cercato) e quello a cui vorrei dedicarmi definitivamente, a parte la famiglia, non è così stabile da permettermi di viverci.
Puttanalarana che giornata di MERDA
Puttanalarana che giornata di MERDA
lunedì 14 giugno 2010
True Blood 3 stagione
l'immagine è gentilmente presa in prestito qui
ieri sera è andata in onda sul canale HBO e prontamente rilasciata in rete dopo poche ore
ADORO
Quelli che "siamo tutti italiani solo quando gli azzurri giocano ai mondiali di calcio"
Nonostante il cielo preannunci tempesta stasera si va ai bagni a vedere il partitone.
Forza Azzurri
Forza Azzurri
domenica 13 giugno 2010
[cinema] Meno male che ci sei
Oggi sono in vena e vi segnalo un altro film. Il regista è lo stesso del sequel di "Tre metri sopra il cielo" la protagonista è Claudia Gerini (che a me piace molto) probabilmente questo film è stato apprezzato poco, invece merita davvero. Bella storia e ben articolata.
Niente paura non è sulla falsariga dei film di Moccia!
Mi è piaciuto*****
il dolce far niente della domenica
[cinema] The private lives of Pippa Lee
Non aspettatevi una recensione vera e propria, non sono una critica professionista, sostanzialmente divido i film che vedo in quelli che mi piacciono e quelli che no, senza andare nel tecnico parlando di regia e fotografia, un film, per piacermi deve lasciarmi qualcosa, questo mi è piaciuto tantissimo. Non è ancora stato tradotto, probabilmente non uscirà nemmeno in Italia. Lo trovate in rete, in lingua originale, sottotitolato (malamente aggiungerei) protagoniste Robin Wright Penn e Blake Lively nel ruolo di Pippa attuale ed adolescente. Comprimari Alan Arkin, Julianne Moore, Wynona Ryder, Keanu Reeves. Regia di Rebecca Miller.
BELLO*****
sabato 12 giugno 2010
saturday night fever
venerdì 11 giugno 2010
sugar free 30esimo giorno
Il pozzo dell'anima - 9
Carla sbrigò in fretta la faccenda dal notaio e prima di recarsi all'appuntamento con la cugina si fermò in macchina a frugare nella borsa, tirò fuori un miliardo di cianfrusaglie tra cui due cellulari, un'agenda, tre mazzi di chiavi, di casa dei suoi genitori, casa del lago e casa propria, una trousse zeppa di cosmetici con la zip rotta, salviette umidificate, una scatola di cerotti, granuli omeopatici, una fascia per capelli, un libro, un solvente per unghie, occhiali da sole e occhiali da vista e in fondo, tra la fodera consumata e la tasca dove teneva un orologio da taschino, trovò la famosa rubrica e iniziò a sfogliare alla ricerca di un nome, poi digitò qualcosa sul blackberry. Chissà se la persona con cui voleva parlare aveva ancora quel numero?
***
Adriano cercava di tradurre un verbale inserendo a video dati scritti in maniera incomprensibile, ogni tanto ripeteva a voce alta per capire la costruzione grammaticale e non ne veniva a capo ugualmente. L'espressione interdetta fece sorridere la collega.
- Cerca di essere comprensivo, sono i verbali del turno di notte al casello dell'autostrada!
- Non hai idea di cosa c'è scritto. Questa non è la lingua italiana.
- Quando stacchi pranziamo insieme?
- volentieri, non in mensa, pensavo di andare alla galleria commerciale, devo cambiare una maglietta, possiamo fermarci al fast food.
- Vado dal dirigente a far firmare un plico di documenti e sono pronta per andare.
Uscendo dall'ufficio Sabrina sorrise al suo riflesso nel vetro della porta. Forse Vittoria era una storia definitivamente archiviata. A pranzo ci avrebbe lavorato.
***
Vittoria arrivò a casa dei genitori prima di mezzogiorno, fece il giro dal giardino e trovò il padre nell'orto e la madre seduta sulla terrazza che leggeva un romanzo di Jane Austen.
- Che sorpresa tesoro, cosa ci fai qui?
- sono passata a salutarvi, non ci vediamo da un po' e se non vengo io...
- sei sempre così occupata col lavoro, io e tuo padre non vogliamo essere d'impiccio, ti fermi a pranzare con noi?
- sì, mi fa piacere.
- devi rientrare?
- no, ho la giornata libera.
- cosa racconti, il lavoro come va?
- solite cose, un giorno bene, un giorno meno, ieri sera sono uscita con le ragazze e mi sono fermata a dormire da Carla.
- come sta? e la sua mamma? abbiamo incontrato suo padre, ha detto che la portava al lago, ma che non era tanto in quadro...
- infatti, va a prenderla oggi, la riporta a casa.
- mi dispiace così tanto, quando eravate piccole era un donnone, energica, volitiva. Un caterpillar. Vederla così... senti, cosa vorresti di buono?
- Mangio quello che mangiate voi, senza problemi.
Vittoria continuava a guardare l'orologio con impazienza, non sapeva come arrivare al punto senza far preoccupare i suoi genitori; dopo pranzo, quando il padre andò a riposare all'ombra dell'arancio, si accomodò in soggiorno con la madre. Pensò che era meglio dire tutto subito senza fare giri di parole.
- Mamma perchè ho smesso di andare in chiesa?
La donna la guardò meravigliata.
- So che è una domanda che non ti aspettavi, ho bisogno di sapere perchè non sono riuscita ad entrare a Notre Dame quando andai in gita a Parigi in quinta superiore, o perchè non ho mai visto l'abbazia di Westmister in tutto il tempo che ho vissuto a Londra. Perchè ho questa repulsione per la chiesa? cosa diavolo mi è successo?
***
Adriano cercava di tradurre un verbale inserendo a video dati scritti in maniera incomprensibile, ogni tanto ripeteva a voce alta per capire la costruzione grammaticale e non ne veniva a capo ugualmente. L'espressione interdetta fece sorridere la collega.
- Cerca di essere comprensivo, sono i verbali del turno di notte al casello dell'autostrada!
- Non hai idea di cosa c'è scritto. Questa non è la lingua italiana.
- Quando stacchi pranziamo insieme?
- volentieri, non in mensa, pensavo di andare alla galleria commerciale, devo cambiare una maglietta, possiamo fermarci al fast food.
- Vado dal dirigente a far firmare un plico di documenti e sono pronta per andare.
Uscendo dall'ufficio Sabrina sorrise al suo riflesso nel vetro della porta. Forse Vittoria era una storia definitivamente archiviata. A pranzo ci avrebbe lavorato.
***
Vittoria arrivò a casa dei genitori prima di mezzogiorno, fece il giro dal giardino e trovò il padre nell'orto e la madre seduta sulla terrazza che leggeva un romanzo di Jane Austen.
- Che sorpresa tesoro, cosa ci fai qui?
- sono passata a salutarvi, non ci vediamo da un po' e se non vengo io...
- sei sempre così occupata col lavoro, io e tuo padre non vogliamo essere d'impiccio, ti fermi a pranzare con noi?
- sì, mi fa piacere.
- devi rientrare?
- no, ho la giornata libera.
- cosa racconti, il lavoro come va?
- solite cose, un giorno bene, un giorno meno, ieri sera sono uscita con le ragazze e mi sono fermata a dormire da Carla.
- come sta? e la sua mamma? abbiamo incontrato suo padre, ha detto che la portava al lago, ma che non era tanto in quadro...
- infatti, va a prenderla oggi, la riporta a casa.
- mi dispiace così tanto, quando eravate piccole era un donnone, energica, volitiva. Un caterpillar. Vederla così... senti, cosa vorresti di buono?
- Mangio quello che mangiate voi, senza problemi.
Vittoria continuava a guardare l'orologio con impazienza, non sapeva come arrivare al punto senza far preoccupare i suoi genitori; dopo pranzo, quando il padre andò a riposare all'ombra dell'arancio, si accomodò in soggiorno con la madre. Pensò che era meglio dire tutto subito senza fare giri di parole.
- Mamma perchè ho smesso di andare in chiesa?
La donna la guardò meravigliata.
- So che è una domanda che non ti aspettavi, ho bisogno di sapere perchè non sono riuscita ad entrare a Notre Dame quando andai in gita a Parigi in quinta superiore, o perchè non ho mai visto l'abbazia di Westmister in tutto il tempo che ho vissuto a Londra. Perchè ho questa repulsione per la chiesa? cosa diavolo mi è successo?
[cinema] Prince of Persia - Le sabbie del tempo
film d'azione tratto da un videogioco
avventuroso con una vena sentimentale
Diretto da Mike Newell (una garanzia), cast composto da Jake Gyllenhall, Gemma Arterton, Sir Ben Kingsley, Alfred Molina
Incalzante, frenetico, appassionante
due ore volate
piesse ho messo due giorni per vedere tutto "io , loro e Lara" di Verdone, ieri mi sono addormentata, stasera l'ho ripreso e non vedevo l'ora che finisse! Che mattonaccio!
giovedì 10 giugno 2010
Instant karma # 49
Per gli argomenti trattati si consiglia la lettura solo a persone non impressionabili
Si fa presto a dire dimissioni: al mattino presto, dopo una notte insonne, trascorsa ad osservare quattro scienziati pazzi che facevano esperimenti sulla mia povera vicina di letto, a volerla prendere con spirito sembrava di essere sul set di Stati di allucinazione, l'infermiera polacca dice di prepararmi che da lì a mezzora mi porteranno al secondo piano per il consulto psichiatrico. Questa poi! se non passo il testo col tipo che fanno, mi tengono chiusa qui con la forza? prima di andare in paranoia (pane per i denti di uno strizzacervelli) chiedo di poter usare il cellulare e chiamo Francesca.
- Barbara non preoccuparti, di che hai paura? Che non ti facciano uscire?
- mi domando perchè un consulto ora?
- perchè hai subito un intervento importante, hai sofferto di amnesia e non sei del tutto centrata, senza offesa!
- figurati, praticamente qualcuno deve stabilire se sono socialmente pericolosa!
- no, solo se il tuo rientro a casa sarà semplice o potresti incontrare difficoltà, penso..
- tu lo sapevi?
- no, però immaginavo. Vuoi che venga con te?
- e mi terrai la mano tutto il tempo?
- scema! vedrai che in dieci minuti sarai fuori, chiama quando avrai finito, aspetto notizie.
Il consulto avviene nel reparto di psichiatria, mi accompagna un giovane assistente ospedaliero al primo giorno di lavoro, che sbaglia piano tre volte, quando raggiungiamo lo studio mi accoglie un signore distinto, barba e capelli d'argento, occhi scuri come pece ed una stretta di mano vigorosa.
- Signora Corradi che fine ha fatto? l'aspettavo venti minuti fa!
L'assistente è arrossito. Mi spiacerebbe se lo rimproverassero mentre è in prova, assumo la responsabilità del ritardo.
- Scusi dottore, ero indecisa, non sapevo come vestirmi per l'occasione.
Il medico mi osserva, ha capito che copro il mio accompagnatore, forse intuisce il motivo e congeda il ragazzo.
- L'ho fatta venire qui perchè per dimetterla devo appurare che il suo equilibrio psichico sia stabile.
- Sentiamo, cosa vuole che le dica?
- Partiamo dall'inizio: sulla sua cartella leggo che in seguito a diversi episodi di deficit cognitivi e neurologici le è stata diagnosticata una neoplasia cerebrale.
- vero
- il tipo di cui è affetta di norma viene trattato con radioterapia, è corretto?
- sì.
- è stata sottoposta a cicli di terapia che non sono stati risolutivi, leggo che il processo rischiava di provocare una leucoencefalopatia quindi il medico che l'aveva in cura ha proposto come unica alternativa la resezione chirurgica.
- esatto.
- lei come ha percepito la malattia di cui è affetta?
- in che senso?
- ci sono diversi modi di affrontare o non affrontare le situazioni che ci accadono...
- intende dire se ho capito e accettato quello che mi stava accadendo? capito sì, accettato no. Assolutamente!
- quando le hanno diagnosticato la neoplasia come ha reagito?
- secondo lei?
- le ricordo che non stiamo parlando di me.
- posso essere sincera?
- deve, signora Corradi.
- mi sono incazzata come una bestia.
- mhm interessante, continui.
- Vede dottore ho perso una sorella che ho scoperto d'amare più di me stessa solo dopo che è morta, ed era solo una bambina, ho pensato per anni che fosse colpa mia, ho vissuto a metà come se volessi punirmi, come se non fossi degna di vivere una vita intera, perchè lei non avrebbe potuto crescere, amare, vedere le cose che ho visto, e fare le cose che ho fatto, non ho mai vissuto per due, ho sempre sottratto una parte, come la metà di una mela, che nemmeno Platone poteva riunire. E quando ho accettato che non fosse dipeso da me, quando ho iniziato a vivere, davvero, e provare a vedere il mondo e fare tutte le cose che desideravo anche per lei, come a volerle idealmente restituire qualcosa che non le è mai stato concesso, ho scoperto il mostro nella mia testa. Come un karma istantaneo. Crede nel karma dottore?
- lei ci crede?
- In questo caso senz'altro!
- perchè lo chiama mostro?
- da che mondo è mondo il mostro è qualcosa che fa paura...
- così lei continua ad aver paura, prima di aver causato la morte di sua sorella, poi di non riuscire a vivere, adesso di non guarire?
- che c'è di male ad aver paura?
- le impedisce di andare avanti, la paura blocca.
- cosa potrei fare per non aver più paura? mi hanno operato e lui è ancora lì. Ha vinto!
- con lui intende il mostro?
- sì, il mostro, proprio lui.
- è curioso che lo identifichi con un soggetto maschile.
- non ho mai detto che...insomma io volevo dire esso!
- astrocitoma, questo è il nome, dovrebbe chiamare le cose col loro nome, definirle, per ridimensionarle, renderle reali ed affrontarle. Non è più una bambina, non deve aver paura del buio o di guardare sotto il letto, la malattia fa paura, è vero, allora deve conoscerla e affrontarla.
- un cazzo di astrocitoma, è questo che mi sta rovinando la vita!
- sì, e lei adesso deve provare a reagire!
CONTINUA
riproduzione vietata®
Si fa presto a dire dimissioni: al mattino presto, dopo una notte insonne, trascorsa ad osservare quattro scienziati pazzi che facevano esperimenti sulla mia povera vicina di letto, a volerla prendere con spirito sembrava di essere sul set di Stati di allucinazione, l'infermiera polacca dice di prepararmi che da lì a mezzora mi porteranno al secondo piano per il consulto psichiatrico. Questa poi! se non passo il testo col tipo che fanno, mi tengono chiusa qui con la forza? prima di andare in paranoia (pane per i denti di uno strizzacervelli) chiedo di poter usare il cellulare e chiamo Francesca.
- Barbara non preoccuparti, di che hai paura? Che non ti facciano uscire?
- mi domando perchè un consulto ora?
- perchè hai subito un intervento importante, hai sofferto di amnesia e non sei del tutto centrata, senza offesa!
- figurati, praticamente qualcuno deve stabilire se sono socialmente pericolosa!
- no, solo se il tuo rientro a casa sarà semplice o potresti incontrare difficoltà, penso..
- tu lo sapevi?
- no, però immaginavo. Vuoi che venga con te?
- e mi terrai la mano tutto il tempo?
- scema! vedrai che in dieci minuti sarai fuori, chiama quando avrai finito, aspetto notizie.
Il consulto avviene nel reparto di psichiatria, mi accompagna un giovane assistente ospedaliero al primo giorno di lavoro, che sbaglia piano tre volte, quando raggiungiamo lo studio mi accoglie un signore distinto, barba e capelli d'argento, occhi scuri come pece ed una stretta di mano vigorosa.
- Signora Corradi che fine ha fatto? l'aspettavo venti minuti fa!
L'assistente è arrossito. Mi spiacerebbe se lo rimproverassero mentre è in prova, assumo la responsabilità del ritardo.
- Scusi dottore, ero indecisa, non sapevo come vestirmi per l'occasione.
Il medico mi osserva, ha capito che copro il mio accompagnatore, forse intuisce il motivo e congeda il ragazzo.
- L'ho fatta venire qui perchè per dimetterla devo appurare che il suo equilibrio psichico sia stabile.
- Sentiamo, cosa vuole che le dica?
- Partiamo dall'inizio: sulla sua cartella leggo che in seguito a diversi episodi di deficit cognitivi e neurologici le è stata diagnosticata una neoplasia cerebrale.
- vero
- il tipo di cui è affetta di norma viene trattato con radioterapia, è corretto?
- sì.
- è stata sottoposta a cicli di terapia che non sono stati risolutivi, leggo che il processo rischiava di provocare una leucoencefalopatia quindi il medico che l'aveva in cura ha proposto come unica alternativa la resezione chirurgica.
- esatto.
- lei come ha percepito la malattia di cui è affetta?
- in che senso?
- ci sono diversi modi di affrontare o non affrontare le situazioni che ci accadono...
- intende dire se ho capito e accettato quello che mi stava accadendo? capito sì, accettato no. Assolutamente!
- quando le hanno diagnosticato la neoplasia come ha reagito?
- secondo lei?
- le ricordo che non stiamo parlando di me.
- posso essere sincera?
- deve, signora Corradi.
- mi sono incazzata come una bestia.
- mhm interessante, continui.
- Vede dottore ho perso una sorella che ho scoperto d'amare più di me stessa solo dopo che è morta, ed era solo una bambina, ho pensato per anni che fosse colpa mia, ho vissuto a metà come se volessi punirmi, come se non fossi degna di vivere una vita intera, perchè lei non avrebbe potuto crescere, amare, vedere le cose che ho visto, e fare le cose che ho fatto, non ho mai vissuto per due, ho sempre sottratto una parte, come la metà di una mela, che nemmeno Platone poteva riunire. E quando ho accettato che non fosse dipeso da me, quando ho iniziato a vivere, davvero, e provare a vedere il mondo e fare tutte le cose che desideravo anche per lei, come a volerle idealmente restituire qualcosa che non le è mai stato concesso, ho scoperto il mostro nella mia testa. Come un karma istantaneo. Crede nel karma dottore?
- lei ci crede?
- In questo caso senz'altro!
- perchè lo chiama mostro?
- da che mondo è mondo il mostro è qualcosa che fa paura...
- così lei continua ad aver paura, prima di aver causato la morte di sua sorella, poi di non riuscire a vivere, adesso di non guarire?
- che c'è di male ad aver paura?
- le impedisce di andare avanti, la paura blocca.
- cosa potrei fare per non aver più paura? mi hanno operato e lui è ancora lì. Ha vinto!
- con lui intende il mostro?
- sì, il mostro, proprio lui.
- è curioso che lo identifichi con un soggetto maschile.
- non ho mai detto che...insomma io volevo dire esso!
- astrocitoma, questo è il nome, dovrebbe chiamare le cose col loro nome, definirle, per ridimensionarle, renderle reali ed affrontarle. Non è più una bambina, non deve aver paura del buio o di guardare sotto il letto, la malattia fa paura, è vero, allora deve conoscerla e affrontarla.
- un cazzo di astrocitoma, è questo che mi sta rovinando la vita!
- sì, e lei adesso deve provare a reagire!
CONTINUA
riproduzione vietata®
mercoledì 9 giugno 2010
Il pozzo dell'anima - 8
Vittoria cercò il telefono nella borsa, digitò il numero di casa dei genitori e attese che qualcuno rispondesse fino ache si inserirì la segreteria telefonica. Aveva bisogno di tornare a casa, dove era cresciuta. Aveva bisogno di risposte e finalmente aveva trovato la vera domanda.
Carla andò dal dentista e tra un appuntamento e l'altro trovò il tempo di chiamare Emma per chiederle un chiarimento.
- Ciao roccia, come ti sei svegliata stamattina?
- Stranamente riposata, pensavo peggio, Bea e le sue idee strampalate! Tu?
- Ho già fatto mille cose adesso volo dal notaio a mettere una firma su un atto, pranzo con mia cugina, nel pomeriggio vado a prendere i miei al lago e stasera mi vedo con Bea per l'aperitivo. Mi servirebbe una giornata di 40 ore per farci stare tutto. Volevo chiederti una cosa, ti rompo? stai lavorando?
- Dimmi pure, ho riscritto lo stesso pezzo almeno dieci volte e non mi entra una frase di senso compiuto, magari se stacco un attimo riesco a concludere qualcosa.
- Vic ha dormito da me. Abbiamo parlato un po' poi sono svenuta dal sonno, e stamattina quando ho aperto gli occhi era già andata via. Bea mi ha chiamato presto.
- Quella donna non ha il senso del tempo e dello spazio.
- No aspetta. Non era l'alba.
- Beata te, a me ha chiamato che era ancora buio!
- stamattina?
- no, qualche giorno fa.
- Capiamoci Emma, è una delle sue solite fisse o mi devo preoccupare per Vic?
- Me lo avessi chiesto giorni fa avrei detto la prima, però ci ho pensato e mi sono venute in mente cose della scuola elementare, quando Vic smise di venire a catechismo, ti ricordi?
- Sì, eravamo in terza?
- L'anno della comunione. Quando ieri sera ha detto che tra lei e Adriano è finita perchè non voleva sposarsi ho avuto un flash, forse ha ragione Bea, è successo qualcosa. Conosci Vic, non le cavi una parola nemmeno con le tenaglie...
- Non è necessario chiederlo a lei.
- ah no? e che intenzioni avresti?
- lasciami fare, resto in città ancora tre giorni, vediamo di farli fruttare.
Emma non trattenne un lamento. Lo aveva imparato ai tempi della scuola: Carla era caparbia, anche più di Bea, sarebbe arrivata in fondo alla questione, in qualsiasi modo.
Carla andò dal dentista e tra un appuntamento e l'altro trovò il tempo di chiamare Emma per chiederle un chiarimento.
- Ciao roccia, come ti sei svegliata stamattina?
- Stranamente riposata, pensavo peggio, Bea e le sue idee strampalate! Tu?
- Ho già fatto mille cose adesso volo dal notaio a mettere una firma su un atto, pranzo con mia cugina, nel pomeriggio vado a prendere i miei al lago e stasera mi vedo con Bea per l'aperitivo. Mi servirebbe una giornata di 40 ore per farci stare tutto. Volevo chiederti una cosa, ti rompo? stai lavorando?
- Dimmi pure, ho riscritto lo stesso pezzo almeno dieci volte e non mi entra una frase di senso compiuto, magari se stacco un attimo riesco a concludere qualcosa.
- Vic ha dormito da me. Abbiamo parlato un po' poi sono svenuta dal sonno, e stamattina quando ho aperto gli occhi era già andata via. Bea mi ha chiamato presto.
- Quella donna non ha il senso del tempo e dello spazio.
- No aspetta. Non era l'alba.
- Beata te, a me ha chiamato che era ancora buio!
- stamattina?
- no, qualche giorno fa.
- Capiamoci Emma, è una delle sue solite fisse o mi devo preoccupare per Vic?
- Me lo avessi chiesto giorni fa avrei detto la prima, però ci ho pensato e mi sono venute in mente cose della scuola elementare, quando Vic smise di venire a catechismo, ti ricordi?
- Sì, eravamo in terza?
- L'anno della comunione. Quando ieri sera ha detto che tra lei e Adriano è finita perchè non voleva sposarsi ho avuto un flash, forse ha ragione Bea, è successo qualcosa. Conosci Vic, non le cavi una parola nemmeno con le tenaglie...
- Non è necessario chiederlo a lei.
- ah no? e che intenzioni avresti?
- lasciami fare, resto in città ancora tre giorni, vediamo di farli fruttare.
Emma non trattenne un lamento. Lo aveva imparato ai tempi della scuola: Carla era caparbia, anche più di Bea, sarebbe arrivata in fondo alla questione, in qualsiasi modo.
martedì 8 giugno 2010
[cinema] The soloist
Tratto dalla vera storia di Nathaniel Ayer (Jamie Foxx), musicista formidabile, schizofrenico ridotto a vivere (e suonare ) in strada, scoperto da Steve Lopez (Robert Downey) giornalista de L.A. Tribune che si adopera in tutti i modi per salvarlo.
Diretto dal regista di Espiazione (meraviglioso)
Uscirà nelle sale italiane a luglio.
Consigliato***********
Il pozzo dell'anima - 7
Di lì a poco anche Vittoria scivolò nel sonno ma riemerse dopo poche ore. Quando aprì gli occhi le occorsero una manciata di secondi prima di realizzare dove si trovava. La camera di Carla era rimasta la stessa di quando erano ragazze, accanto alla finestra il frontman dei Duran Duran sorrideva da più di vent'anni. Vittoria si alzò senza fare rumore, Carla, forse ancora intontita dal cambio di fuso orario, dormiva placidamente. Andò in bagno e si preparò in meno di un quarto d'ora. Scrisse una nota su un memo in ingresso e si chiuse la porta dietro le spalle. Meno di un'ora dopo il telefono squillò riportando Carla nel regno dei più.
- Perdona l'ora, lo so è l'alba.
- Non ti preoccupare, anzi, hai fatto bene, se non mi svegliavi tu saltavo pure la seduta dal dentista!
- Vittoria è sveglia?
- Vic è già andata via, ha lasciato un messaggio, awh, scusa sto sbadigliando!
- Non vi siete parlate?
- No, sono crollata come un sasso, mi ha lasciato dormire, certo che sta storia in piscina mi ha dato una mazzata...
- Carla, scusa se ti interrompo, ieri Vittoria ti ha parlato di qualcosa...
- non potesti essere più specifica?
- non saprei, si è confidata, tu come l'hai trovata?
- Bea, non girarci tanto intorno, dove vuoi arrivare?
- sai che non verrà al battesimo di Arianna?
- neanch'io! non mi sembra un problema su cui arrovellarci tanto. Impegni!
- già, ma tu sei giustificata, abiti fuori città, viaggi nove mesi l'anno, per farti partecipare a tre eventi di filata ci affidiamo alle congiunzioni astrali! lei non verrà perchè odia le chiese...storia lunga, ne sai niente?
- mhm, vuoi dire che è atea o si è convertita a qualche culto tipo Scientology e diventa fuori come un balcone come Tom Cruise?
- Carla, non prendermi in giro!
- Bea, tu prendi le cose troppo seriamente, anche quando non dovresti. I veri problemi sono altri, queste sono cazzate, non vuole venire? pace! ci andrete voi! o temi anche la defezione di Emma?
- Come se non ti avessi detto niente!
- ecco appunto, adesso scappo che devo fare un milione di cose entro le sette di sera. Ci vediamo per un aperitivo o non mi parlerai mai più?
- Devo decidere. Fammi uno squillo quando ti liberi.
Quando appoggiò il ricevitore Carla guardò la foto sulla scrivania. Un gruppo di ragazze sorridenti sedute in prato, il ricordo di un merendino pasquale. Tra tanti volti Vittoria ed Emma in primo piano. Erano in terza media. Non conoscevano ancora Beatrice, ma qualcosa era già successo.
***
Vittoria entrò in casa di prima mattina, lanciò la borsa, indossò una tuta sformata e iniziò a fare le pulizie, partì con la cucina, seguì il bagno, infine il soggiorno, all'inizio con calma poi sempre più velocemente, in modo ossessivo, come se volesse cancellare i segni di qualcosa. Aveva accennato ad un particolare la sera precedente, sapeva che Carla era addormentata e che probabilmente non aveva sentito. L'esperienza in piscina l'aveva scioccata. Sentì il bisogno di scrivere. Cercò il quaderno rosso, così chiamava un taccuino dalle dimensioni più grandi con la copertina rigida rivestita di pelle rossa. L'ultima volta che aveva scritto era stato il giorno che lei ed Adriano si erano lasciati. Erano trascorsi quasi tre mesi. E la ferita continuava a sanguinare. Rilesse quelle parole, scritte di getto, senza rabbia, con sgomento "Credevo di vivere un’esistenza assolutamente normale. Già, ma che significa normale?Credevo fosse migliore di altre. Ho sempre fatto ciò che desideravo, che ritenevo giusto per me. Hocreduto di vivere come volevo. Non è così. Non lo è mai stato. Tutto quello che sono diventata, le scelte che ho fatto, i criteri con cui ho vissuto, i parametri con cui ho misurato le persone e valutato le situazioni che mi accadevano erano sfalsati. C’è una tara che non avevo considerato. C'è una porta dietro al buio" Aggiunse una nota. "Ho trovato la porta"
- Perdona l'ora, lo so è l'alba.
- Non ti preoccupare, anzi, hai fatto bene, se non mi svegliavi tu saltavo pure la seduta dal dentista!
- Vittoria è sveglia?
- Vic è già andata via, ha lasciato un messaggio, awh, scusa sto sbadigliando!
- Non vi siete parlate?
- No, sono crollata come un sasso, mi ha lasciato dormire, certo che sta storia in piscina mi ha dato una mazzata...
- Carla, scusa se ti interrompo, ieri Vittoria ti ha parlato di qualcosa...
- non potesti essere più specifica?
- non saprei, si è confidata, tu come l'hai trovata?
- Bea, non girarci tanto intorno, dove vuoi arrivare?
- sai che non verrà al battesimo di Arianna?
- neanch'io! non mi sembra un problema su cui arrovellarci tanto. Impegni!
- già, ma tu sei giustificata, abiti fuori città, viaggi nove mesi l'anno, per farti partecipare a tre eventi di filata ci affidiamo alle congiunzioni astrali! lei non verrà perchè odia le chiese...storia lunga, ne sai niente?
- mhm, vuoi dire che è atea o si è convertita a qualche culto tipo Scientology e diventa fuori come un balcone come Tom Cruise?
- Carla, non prendermi in giro!
- Bea, tu prendi le cose troppo seriamente, anche quando non dovresti. I veri problemi sono altri, queste sono cazzate, non vuole venire? pace! ci andrete voi! o temi anche la defezione di Emma?
- Come se non ti avessi detto niente!
- ecco appunto, adesso scappo che devo fare un milione di cose entro le sette di sera. Ci vediamo per un aperitivo o non mi parlerai mai più?
- Devo decidere. Fammi uno squillo quando ti liberi.
Quando appoggiò il ricevitore Carla guardò la foto sulla scrivania. Un gruppo di ragazze sorridenti sedute in prato, il ricordo di un merendino pasquale. Tra tanti volti Vittoria ed Emma in primo piano. Erano in terza media. Non conoscevano ancora Beatrice, ma qualcosa era già successo.
***
Vittoria entrò in casa di prima mattina, lanciò la borsa, indossò una tuta sformata e iniziò a fare le pulizie, partì con la cucina, seguì il bagno, infine il soggiorno, all'inizio con calma poi sempre più velocemente, in modo ossessivo, come se volesse cancellare i segni di qualcosa. Aveva accennato ad un particolare la sera precedente, sapeva che Carla era addormentata e che probabilmente non aveva sentito. L'esperienza in piscina l'aveva scioccata. Sentì il bisogno di scrivere. Cercò il quaderno rosso, così chiamava un taccuino dalle dimensioni più grandi con la copertina rigida rivestita di pelle rossa. L'ultima volta che aveva scritto era stato il giorno che lei ed Adriano si erano lasciati. Erano trascorsi quasi tre mesi. E la ferita continuava a sanguinare. Rilesse quelle parole, scritte di getto, senza rabbia, con sgomento "Credevo di vivere un’esistenza assolutamente normale. Già, ma che significa normale?Credevo fosse migliore di altre. Ho sempre fatto ciò che desideravo, che ritenevo giusto per me. Hocreduto di vivere come volevo. Non è così. Non lo è mai stato. Tutto quello che sono diventata, le scelte che ho fatto, i criteri con cui ho vissuto, i parametri con cui ho misurato le persone e valutato le situazioni che mi accadevano erano sfalsati. C’è una tara che non avevo considerato. C'è una porta dietro al buio" Aggiunse una nota. "Ho trovato la porta"
Il pozzo dell'anima - 6
In poche ore raccontarono tutto quello che era accaduto in mesi, il tiramolla tra Emma e il fidanzato che nessuna nominava, i viaggi di lavoro e il nuovo accompagnatore di Carla, i premi vinti da Bea, l'unica del gruppo a praticare uno sport a livello agonistico. Sulla rottura tra Vittoria e Adriano calò un momento di imbarazzato silenzio. La versione ufficiale era che si erano lasciati, di comune accordo, senza astio e stupide rivalse e che avrebbero mantenuto anche in seguito un rapporto civile, considerato il tempo trascorso insieme. Avevano chiarito tutti i punti in fretta, organizzato un trasloco e si erano accordati per spartizione di quanto acquistato in sei anni di convivenza. In realtà il rapporto era puramente epistolare, comunicavano via e-mail o con sms ed evitavano accuratamente di incontrarsi. Sei occhi cercarono ogni direzione pur di non posarsi su di lei.
- è il momento di interrompere il silenzio stampa. Non so di chi è la colpa forse di entrambi, forse di nessuno dei due: voleva sposarmi, ho rifiutato, e lui ha pensato che non volessi legarmi veramente. Potevamo restare insieme per la vita, senza doverci consacrare con uno stupido anello, secondo lui senza i voti ero libera di volare via in qualsiasi momento e probabilmente l'avrei fatto. Bianco e nero, zero sfumature. Lui offeso, io offesa. Nessun punto in cui venirci incontro. L'unica via di uscita era separarci. E così è stato. Adesso però, se non vi dispiace, vorrei che non ne parlassimo più.
Le tre amiche rimasero senza parole. Bea che nel frattempo si era alzata per sparecchiare, voltò le spalle per buttare i cartoni delle pizze e in quel momento una lacrima fece capolino all'angolo dell'occhio, aveva ragione a credere che la fissa contro chiese e affini aveva causato la rottura tra i suoi amici. Per una volta, solo quella, avrebbe voluto sbagliare.
****
Si fecero le ore piccole, Bea accompagnò Emma a casa perchè crollava dal sonno, poi quando fu il turno di Carla l'amica chiese a Vittoria di fermarsi a dormire da lei. Vic accettò, scesero entrambe e si accomiatarono. Bea diede uno sguardo allo specchietto retrovisore e guardò le due amiche salire le scale che portavano al portone. La colpì la postura di Vittoria. Sembrava fosse più leggera. Eppure sentiva che nel passato dell'amica c'era qualcosa rimasto sepolto dal tempo. Sperò che una lunga chiacchierata con Carla, l'unica del gruppo lontana otto mesi l'anno, potesse aiutarla a far tornar a galla qualunque fosse il problema che la bloccava.
****
Carla aveva il pregio di ascoltare e fare pochissime domande, qualità che Vittoria apprezzava molto. Però tanti mesi di lontananza e confidenze scritte su fogli elettronici avevano diritto di replica vis-à-vis, quindi si preparò ad ogni evenutale richiesta. Carla leggeva il dolore negli occhi dell'amica, lo conosceva bene per esperienza diretta, fu discreta, non insistette perchè si confidasse e dopo ore di parole, silenzi, risate e lacrime trattenute Vittoria iniziò a parlare.
Proprio quando Carla si addormentò...
- è il momento di interrompere il silenzio stampa. Non so di chi è la colpa forse di entrambi, forse di nessuno dei due: voleva sposarmi, ho rifiutato, e lui ha pensato che non volessi legarmi veramente. Potevamo restare insieme per la vita, senza doverci consacrare con uno stupido anello, secondo lui senza i voti ero libera di volare via in qualsiasi momento e probabilmente l'avrei fatto. Bianco e nero, zero sfumature. Lui offeso, io offesa. Nessun punto in cui venirci incontro. L'unica via di uscita era separarci. E così è stato. Adesso però, se non vi dispiace, vorrei che non ne parlassimo più.
Le tre amiche rimasero senza parole. Bea che nel frattempo si era alzata per sparecchiare, voltò le spalle per buttare i cartoni delle pizze e in quel momento una lacrima fece capolino all'angolo dell'occhio, aveva ragione a credere che la fissa contro chiese e affini aveva causato la rottura tra i suoi amici. Per una volta, solo quella, avrebbe voluto sbagliare.
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Si fecero le ore piccole, Bea accompagnò Emma a casa perchè crollava dal sonno, poi quando fu il turno di Carla l'amica chiese a Vittoria di fermarsi a dormire da lei. Vic accettò, scesero entrambe e si accomiatarono. Bea diede uno sguardo allo specchietto retrovisore e guardò le due amiche salire le scale che portavano al portone. La colpì la postura di Vittoria. Sembrava fosse più leggera. Eppure sentiva che nel passato dell'amica c'era qualcosa rimasto sepolto dal tempo. Sperò che una lunga chiacchierata con Carla, l'unica del gruppo lontana otto mesi l'anno, potesse aiutarla a far tornar a galla qualunque fosse il problema che la bloccava.
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Carla aveva il pregio di ascoltare e fare pochissime domande, qualità che Vittoria apprezzava molto. Però tanti mesi di lontananza e confidenze scritte su fogli elettronici avevano diritto di replica vis-à-vis, quindi si preparò ad ogni evenutale richiesta. Carla leggeva il dolore negli occhi dell'amica, lo conosceva bene per esperienza diretta, fu discreta, non insistette perchè si confidasse e dopo ore di parole, silenzi, risate e lacrime trattenute Vittoria iniziò a parlare.
Proprio quando Carla si addormentò...
lunedì 7 giugno 2010
Instant karma # 48
Non ho ancora capito a che gioco giochiamo o probabilmente qui giocano tutti ed io sono solo una spettatrice. Ho desiderato andarmene da questo ospedale praticamente da quando sono entrata. Ora che mi sono acclimatata, per carità, non dico di voler arredare la stanza a renderla la mia residenza permanente, ma visto che siamo in ballo, balliamo! spunta il primario, l'ambasciator che porta la pena, mi sottopone un indovinello del tipo "c'è una notizia buona e una notizia meno buona, quale desidera per prima" Secondo te, geniaccio? e questo sarebbe il primario? pensa gli altri come stanno messi! Comunque il medico dice che domani sarò dimessa ma che dovrò tornare un paio di volte a settimana perchè intendono monitorarmi. Allora mi chiedo perchè mandarmi a casa? Non posso restare qui? Oddio, non mi starà venendo la sindrome di Stoccolma? mi sono innamorata dei miei carnefici e voglio restare qui vita natural durante! Che a dirla tutta non sembra neanche un ospedale piuttosto una residenza protetta, tipo quelle cliniche per la riabilitazione delle star. Per essere sinceri non ho più visto quel medico da sogno e prima di congedarmi volevo dargli un'altra occhiata, e magari rifilargli il mio numero. Mi assale una strana stanchezza, i pensieri si spengono. Ho sonno ma non riesco a chiudere occhio, oppure sto dormendo ma non riesco a riposarmi. Delle due una è sicura. Precipito in un pozzo nero, scivolo e poi mi sembra di nuotare verso la superificie, sbatto i piedi più veloce che posso, non sento il fiato in gola, riaffioro. Ancora fili e tubi. Il medico col pizzetto sorride e mi fa cenno di non agitarmi. E' stato un episodio di apnea notturna. Niente di rilevante, secondo loro. Nella stanza il solito via vai di infermieri, quanti sono? un esercito! Ascolto la conversazione tra i due medici e inizio a preoccuparmi quando citano il termine psicosi. La dottoressa mora parla difficile, nomina un deficit dell'attività cerebrale, ma sottolinea minimo quando mi vede spalancare gli occhi; afferma che lo stress acuto a cui sono stata sottoposta nelle ultime settimane tra intervento e ospedalizzazione, l'uso di farmaci sommato ai disturbi del sonno preesistenti (sto ripetendo parola per parola) hanno sicuramente influito sulla regolarità del sonno e possono aver provocato un'alterazione dell'equilibrio psichico (ha detto proprio così, ho letto il labiale). Io non ho mai avuto problemi a domire? Di che sta parlando? Poche ore fa pensavo di uscire domani, adesso la faccenda sta assumendo una piega inaspettata, per non dire tragicomica. Altro che rehab per vips, questo sta diventando il manicomio di "qualcuno volò sul nido del cuculo" Adesso mi alzo con un gesto repentino, tramortisco il medico buono, corro in bagno, sradico il lavabo di marmo lo schianto contro la finestra e scappo! See, come no! Mi volto verso la nuova vicina e la vedo collegata ad uno schermo da centinaia di elettrodi. Sta dormendo, sonno ipnotico indotto. Da fantascienza. Le palpebre serrate si muovono velocissime. Mi fa impressione. Sinapsi, neuroni, le rotelline dell'ingranaggio si muovono: realizzo tutto in un nanosecondo. Stavano parlando di lei. La mia è stata veramente una semplice apnea notturna, colpa delle mie tonsillacce ipertrofiche. Se non mi viene un infarto stasera domani porto via le tele, giuro!
CONTINUA
riproduzione vietata®
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Il pozzo dell'anima - 5
Carla finì di disfare le valige rimaste in ingresso da quando era rientrata dal Messico, tre giorni prima. Superati il fastidio del jet lag e la nostalgia di spiagge assolate e acque turchesi, il rientro in città era stato meno traumatico del previsto. Prima di tornare al lavoro, aveva ancora qualche giorno e mille appuntamenti da incastrare. Dentista, notaio, andare al lago a prendere i genitori, e la serata con le ragazze. Afferrò l'agenda, sulla pagina del giorno era annotato l'appuntamento. Nella posta del black berry l'sms di Bea "tieniti libera da mercoledì pomeriggio a notte inoltrata, ci siamo tutte, ti passo a prendere alle 16"; inviò un messaggio di conferma e si infilò nella doccia. Quando sbucò dal portone Bea spalancò gli occhi per la sopresa. Carla era abbronzatissima e sorridente, lo stress per la malattia di sua madre sembravanon aver lasciato traccia sul suo volto. Sapeva che era solo apparenza ma finse di credere al cambiamento. Si abbracciarono urlando come adolescenti e per un attimo ebbero la sensazione di essere tornate ai tempi delle superiori, quando si conobbero sui banchi del liceo linguistico. Così diverse e ancora così uguali a quando erano ragazzine. Salirono in auto e si diressero verso casa di Emma. Una donna distrutta dal lavoro. La maschera della fatica nonostante svolgesse un lavoro d'ordine. Dopo i saluti scambiati con l'amica forestiera Emma si unì alla compagnia alla volta della casa di Vittoria. Due colpi di clacson erano sufficienti per segnalare la loro presenza. Vic apparì davanti all'auto facendole sobbalzare. Un lungo abbraccio con Carla, uno scambio di battute con le altre due e il quartetto era riunito definitivamente, dopo mesi. Si avviarono in direzione ovest. Verso l'aura
****
La seduta di rebirthing in acqua si tenne nel centro olistico L’Aura, all’ora concordata. Dopo un sermone di 40 minuti in cui l’insegnante mostrò le tecniche di respirazione a bordo vasca per preparare le ragazze all’esperienza, si immersero nella piscina. A turno il maestro prese ognuna tra le braccia e le fece dondolare seguendo il ritmo del loro respiro, parlando a bassa voce perché la concentrazione non si interrompesse e continuando a recitare una sorta di mantra. Carla e Bea sembravano aver raggiunto la pace dei sensi. Emma dopo un po' di resistenza le seguì a ruota. Quando fu il turno di Vittoria dovette ammettere che la storia era interessante. Si stava rilassando, per la prima volta, dopo mesi, forse anni. Chiuse gli occhi lasciandosi cullare da quelle parole incomprensibili e quello fu il momento. Non aveva mai creduto a proiezioni astrali ed esperienze extracorporee. Riteneva deja vù e reincarnazione spazzatura per fanatici. Invece accadde qualcosa. Sul serio. Per un tempo che credette lunghissimo, ma confermarono che si trattò di pochi secondi, uscì dal suo corpo e si ritrovò in un altro luogo. Fu tutto molto confuso, veloce, onirico. In un buio più nero del catrame vide se stessa riflessa, come dietro ad uno specchio. Avvertì la sensazione che fosse una scena già vista. Come sepolta nei meandri della memoria. Fu un flash. Un salto indietro in un tempo che doveva aver rimosso. Spalancò gli occhi e tossì come se non riuscisse a respirare. Come se stesse annegando. Il guru e le ragazze si spaventarono. In pochi minuti la piscina si animò. Le prestarono soccorso il medico dell’istituto e un giovane fisioterapista. Il medico stabilì che si trattava di un mancamento probabilmente dovuto ad un abbassamento di pressione. Dopo la doccia annullarono la cena e finirono a casa di Bea con tre pizze da asporto e birra gelata per festeggiare il ritorno di Carla. Vic non toccò cibo, seduta accanto alle amiche sembrava lontana mille miglia. Nella sua testa continuò a rivedere la scena vissuta. Aveva ragione Bea, fu davvero sorprendente. Non rivelò alle ragazze che cosa accadde veramente in piscina.
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La seduta di rebirthing in acqua si tenne nel centro olistico L’Aura, all’ora concordata. Dopo un sermone di 40 minuti in cui l’insegnante mostrò le tecniche di respirazione a bordo vasca per preparare le ragazze all’esperienza, si immersero nella piscina. A turno il maestro prese ognuna tra le braccia e le fece dondolare seguendo il ritmo del loro respiro, parlando a bassa voce perché la concentrazione non si interrompesse e continuando a recitare una sorta di mantra. Carla e Bea sembravano aver raggiunto la pace dei sensi. Emma dopo un po' di resistenza le seguì a ruota. Quando fu il turno di Vittoria dovette ammettere che la storia era interessante. Si stava rilassando, per la prima volta, dopo mesi, forse anni. Chiuse gli occhi lasciandosi cullare da quelle parole incomprensibili e quello fu il momento. Non aveva mai creduto a proiezioni astrali ed esperienze extracorporee. Riteneva deja vù e reincarnazione spazzatura per fanatici. Invece accadde qualcosa. Sul serio. Per un tempo che credette lunghissimo, ma confermarono che si trattò di pochi secondi, uscì dal suo corpo e si ritrovò in un altro luogo. Fu tutto molto confuso, veloce, onirico. In un buio più nero del catrame vide se stessa riflessa, come dietro ad uno specchio. Avvertì la sensazione che fosse una scena già vista. Come sepolta nei meandri della memoria. Fu un flash. Un salto indietro in un tempo che doveva aver rimosso. Spalancò gli occhi e tossì come se non riuscisse a respirare. Come se stesse annegando. Il guru e le ragazze si spaventarono. In pochi minuti la piscina si animò. Le prestarono soccorso il medico dell’istituto e un giovane fisioterapista. Il medico stabilì che si trattava di un mancamento probabilmente dovuto ad un abbassamento di pressione. Dopo la doccia annullarono la cena e finirono a casa di Bea con tre pizze da asporto e birra gelata per festeggiare il ritorno di Carla. Vic non toccò cibo, seduta accanto alle amiche sembrava lontana mille miglia. Nella sua testa continuò a rivedere la scena vissuta. Aveva ragione Bea, fu davvero sorprendente. Non rivelò alle ragazze che cosa accadde veramente in piscina.
Special needs
Avrei bisogno di riprendere fiato, trovare tempo per me, per scrivere, ascoltare musica, passeggiare in riva al mare, e lasciarmi trascinare dalle correnti ascensionali. Non ho bisogno di ferie, sono abbastanza riposata e non sono stanca (in fondo non lavoro in miniera) ho proprio la necessità di allontanarmi dal mio lavoro. Ed è sempre più urgente
il mondo è grigio il mondo è blu
ho perso la cognizione del tempo, stamattina ho aperto gli occhi non ho visto il Principe nel letto e ho pensato che stesse male o fosse in bagno, visto l'ora, poi ho realizzato che era già andato al lavoro e che entro mezz'ora sarebbe suonata anche la mia sveglia. Ho guardato fuori dalla finestra e ho pensato d'aver confuso le stagioni, è di nuovo novembre. Ieri pomeriggio al mercatino rionale ho acquistato una canottierina deliziosa e un paio di bermuda in lino, oggi al lavoro sono andata con t-shirt manica lunga, giacchetta di pelle e sneakers con calzino!
Sarò positiva: dovesse piovere ancora scanserò la menata di bagnare il giardino
*
C'è una marea nelle cose degli uomini che, colta al flusso, mena alla fortuna; negletta, tutto il viaggio della vita s'incaglia su fondali di miserie.
Giulio Cesare
William Shakespeare
domenica 6 giugno 2010
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