sabato 19 giugno 2010

Il pozzo dell'anima - 13

Vittoria ripose la foto scattata da Serena poi un pensiero le attraversò la mente, cercò nei diari e negli album un indizio per capire chi fosse Tiziano, non ricordava compagni di classe con quel nome, nè alle elementari, tantomeno alle medie. Scartabellò le agende delle scuole superiori, frugò nei portagioie colmi di orecchini, collane, in cassetti dove erano sistemati cerchietti e nastri per capelli, passò in rassegna dischi e videocassette. Niente. Non si accese nessuna lampadina. Libri di testo, candele, gomme colorate, adesivi, poster, vecchi giornali, ritagli incollati su quadernoni a quadretti, diari imbottiti di dediche, applicazioni, baci di lucidalabbra sbiaditi, pagine profumate. Tutto sembrava a appartenere alla vita di qualcun altro. Decise di andare a fondo e tornò dalla madre in soggiorno.
- parlami di Tiziano.
La donna osservò Vic con attenzione. Sembrava che parlasse di un estraneo. Non pareva minimamente coinvolta. La cosa le fece effetto e la sollevò al tempo stesso.

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Da più di un'ora Carla fissava sua madre, negli ultimi mesi si era aggravata, i medici erano stati franchi e le avevano detto di portarla a casa perchè potesse trascorrere quanto le restava da vivere circondata dagli affetti anzichè in una triste stanza di un ricovero. Ogni momento aveva la sensazione che sarebbe volata via e non voleva perderne nemmeno un respiro. Si alzò per cambiare posizione quando un movimento impercettibile della mano della donna l'avvertì che era vigile. Si voltò e le sorrise per mascherare il dolore che aveva dentro. La donna chiese da quanto tempo era arrivata, rispose che si era seduta in quel momento. Scambiarono poche parole, la donna chiese una tazza di thè e Carla si alzò rapidamente per andare a prepararla. Quando uscì dalla stanza la madre guardò fuori dalla finestra, dolente. Da tempo si sentiva pronta, ma la sua bambina non lo era ancora per lasciarla andare via.

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Bea ed Emma entrarono ed uscirono dai tre ristoranti della galleria commerciale, quando videro Adriano seduto di fronte a Sabrina in un tavolo nella vetrina del fast food. Conversavano amabilmente davanti a due hamburger, un pacchetto di patatine fritte ed una walky cup e non si accorsero di loro. Per pochi secondi Emma fu pervasa da brividi che cessarono subito. Bea al contrario ebbe una scarica di adrenalina. Da anni aspettava di trovarsi davanti quella Sabrina che aveva recato problemi emotivi a mezzo liceo. La vendetta è un piatto che va servito freddo? Indossò mentalmente una livrea e si apprestò a fare la sua mossa.

1 commento:

  1. Mi ha commosso il pensiero della mamma... essere madre è anche questo. Bellissimo. Giuro.

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