Eri una piacevole abitudine, come il caffè a letto la domenica mattina. Avrei voluto tenerti con me, in quel posto, in fondo al cuore, che solo tu potevi occupare. La delusione vera è stata viverti. Hai dimostrato d'essere più umano e fragile di quanto pensassi, imperfetto, scontato, prevedibile. Avrei voluto tornare indietro nel tempo, lasciarti cristallizzato nel momento in cui gli sguardi si sono incrociati e ci siamo riconosciuti. Le nostre anime si sono avvicinate come attratte da un magnete. Improvvisamente ti vedo, come sei. Solo un bellissimo recipiente vuoto. Come l'acqua, che prende la forma del vaso che la contiene. Ti credevo forte, e non lo sei. Non so se fa più male sapere che questa è la verità, o rendermi conto che ti avevo creduto diverso, migliore. So che non ti perdonerò questa ipocrisia, o semplicemente non mi perdonerò d'averti creduto così fedele all'ideale che avevo disegnato nei miei sogni... In ogni caso è colpa mia.
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nei recessi della memoria (2006)
spesso ci innamoriamo di proiezioni, di simulacri, ma non è una colpa, forse è una deformazione dell'animo.
RispondiEliminabelle le tue parole,
un bacio!
...oppure ci innamoriamo di quel che vorremo che fosse...ci proiettiamo quell'immagine, sovrapponendola a quello che veramente è la persona che abbiamo davanti, cieche e sorde a tutte le avvisaglie...ma, sembra che il bello dell'innamoramento sia proprio questo...
RispondiEliminaUn classico. Ci si innamora di un fantasma, di qualcuno non come è ma come vogliamo o immaginiamo che sia. Quando l'altro inevitabilmente ci delude con la sua pochezza, non glielo perdoniamo. Poi, in una fase successiva, ci sentiamo in colpa: abbiamo fatto tutto noi. La verità, come sempre, sta nel mezzo: se ci ha permesso di crederlo Speciale, mentre invece era solo un banalissimo stronzo come tanti, un po' di colpa ce l'avrà pure l'altro, no?
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