Uscendo dalla stanza vidi il mio sguardo riflesso nello specchio, dopo quella scenata non riconobbi neanche me stessa. Volevo ferirla perchè ero ferita Avevo dedicato il mio tempo a lei, avevo provato qualsiasi cosa per farla stare meglio, trascurando me stessa per cercare di "salvarla" e mi stavo rendendo conto che ero proprio io a dover essere salvata.
Federico, intuì che non era un buon momento, prendemmo un caffè al distributore di bevande e con poche parole, ed il tono adeguato, mi fece rientrare nella giusta prospettiva.
Tornai in camera decisa a ritrattare. La trovai seduta, con una flebo attaccata al braccio, intenta a guardare il quiz dell'ora di cena. Mi misi a letto, respirai profondamente recitando mentalmente il discorso che avevo preparato, Barbara afferrò il telecomando e chiuse l'audio, si voltò verso di me e disse con il più limpido dei sorrisi:
"non ci crederai ma ho risolto i miei problemi con te già da tempo"
"ma dai, non dirmelo!"
le parole uscirono spontaneamente, non riuscii ad evitarlo.
"il dott Perrone, primario di psichiatria, non è venuto per un consulto. É stato il mio analista per anni. Era qui per un saluto."
Non capivo cosa voleva dirmi ma ero certa che sarebbe arrivata al punto.
"Non è stata colpa tua, a quell'età é più facile incolpare qualcun altro della propria infelicità. Non si è mai abbastanza pronti per buttarsi nel mondo, accettare i propri limiti, e prendersi la responsabilità delle decisioni che si prendono, con le inevitabili conseguenze! Avevo bisogno di un capro espiatorio, è uscito il tuo numero!"
Abbozzò un sorriso e gli occhi si velarono di lacrime
Era pronta per raccontarmi la sua versione della storia di cui ero protagonista, senza aver mai letto il copione.
CONTINUA
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mercoledì 10 marzo 2010
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...siamo tutt'orecchie!!!
RispondiEliminainiziero dall'inizio..mai dalla fine.
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