lunedì 8 marzo 2010

Instant karma #12

Risposi che non potevo assumermi la colpa di ciò che non sapevo d'aver commesso e che se intendeva spiegarmi il motivo di quell'odio feroce, durato anni, e sospettavo non fosse ancora sopito del tutto, ero disponibile a rivedere le mie azioni.
Il discorso fu troncato sul nascere, Barbara sorrise, mi porse una delle riviste che le aveva prestato un'infermiera e si immerse nella lettura.
Qualcosa stava cambiando
Iniziammo con piccoli passi, semplici cortesie come augurarci buona giornata e chiederci reciprocamente come andava, condividevamo la passione per una fiction trasmessa dopo pranzo e un varietà del sabato sera.
Ero decisa a mostrarle tutta la mia buona volontà e piano piano Barbara si aprì.
Intanto i giorni passavano, i medici ci informavano delle nostre rispettive condizioni sempre in sede separata, non avevo idea di come procedesse, mi fidavo di quello che mi raccontava.
Camilla ne sapeva ancora meno.
Da quando c'era stato un avvicinamento tra noi le informazioni sul suo stato di salute erano diventate sempre più rade.
Una mattina si presentò un medico che non avevo mai visto, un viso particolare, lo sguardo intenso, era il primario di psichiatria e cercava Barbara.
All'inizio la cosa m'inquietò. Pensai che con il cambiamento del nostro rapporto fosse scattato qualcosa e che questa ingerenza potesse spingerla a chiudersi di nuovo, poi venni a sapere che il
consulto era stato richiesto specificamente da lei e mi tranquillizzai.
Barbara entrò nella stanza al ritorno da una serie di esami e approfittando del mio turno in radiologia e compagnia cantanti, sostenne un lungo colloquio con lo psichiatra.
Quando tornai non era a letto. Nel frattempo vennero a trovarmi degli amici del mare, una collega con il marito, una vicina di casa e il tempo trascorse.
All'ora di cena Barbara non era ancora tornata. Chiesi informazioni alla capo sala. Rispose di non averla vista al cambio turno. Avevo uno strano presentimento così chiamai Camilla per chiederle se l'aveva sentita Nessuna notizia. Rientrai in camera e sentii la sua presenza in bagno. Quando uscì mi guardò come se mi vedesse per la prima volta, dagli occhi si staccarono due lacrime come minuscole perle di vetro. Andò a dormire senza proferire parola.
Solo più tardi, mentre avevo la sensazioneche stesse piangendo sommessamente, ma non avevo il coraggio di chiederle nulla, a mezzavoce disse "Non è stata colpa tua"

CONTINUA....
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