sabato 6 marzo 2010

Instant karma #9

Un giovedì notte mi accorsi che Barbara faceva fatica a respirare, mi alzai e l’aiutai a girarsi su un fianco, in posizione di sicurezza, come mi avevano insegnato al corso di pronto soccorso.
Mi strinse la mano e restò attaccata con tutta la forza che aveva, non ebbi il cuore di lasciarla andare e rimasi seduta accanto a lei.
Fu in quella situazione che Barbara iniziò ad aprirsi.
“ho passato così tanto tempo ad odiarti, devo ammettere che non sei male come compagna di stanza”
Non avvertii disprezzo nella sua voce, al contrario lessi nei suoi occhi una lieve ironia.
“non sai le risate che ti sei persa in queste settimane che mi hai tenuto il muso”
Cercai di sdrammatizzare.
La questione era seria e ridere aiutava a sopportare però non risolveva il problema.
Le condizioni di Barbara erano gravi, nessuno della famiglia ne era al corrente, la custode del segreto era Camilla, che ormai non riusciva più a sostenere un tale fardello.
I medici non ne cavavano un ragno dal buco, le terapie erano inefficaci e il suo atteggiamento indifferente complicava ulteriormente le cose.
Decisi di affrontare l’argomento, convinta di trovarmi davanti ad un muro, invece mi sorprese.
“quando mi hanno detto che ero ammalata ho pensato ancora una volta che fosse colpa tua, vostra, sì insomma, tua e di Matteo. Avevo pensato così tanto a voi due che avevo fuso, e per punizione mi era venuto st’affare in testa. Ora ho capito che la malattia è democratica come la sfiga, colpisce chiunque, in qualsiasi momento, e non sono più incazzata. La accetto”
Quel concetto mi lasciò basita.
Non pensavo che mi desse anche la colpa della sua malattia.
Ripensai ai tempi in cui si s’incontrava in piazzetta, quando eravamo solo conoscenti e si parlava sedute nel caffè con la compagnia, quando ancora mi salutava, e al cambiamento repentino avuto dopo il capodanno, cercai di stabilire con esattezza quando si era rotto tutto, il momento in cui era avvenuta la collisione, e provai a ricordare se erano state solo fantasie oppure avevo dato adito di credere che avrei potuto veramente riprendere Matteo con un semplice schiocco delle dita.
Mi vennero in mente piccoli particolari, battute e commenti stupidi scambiati con amiche altrettanto superficiali, atteggiamenti infantili e scene assortite e capii che probabilmente aveva frainteso perché il mio comportamento spesso era stato ambiguo.
Provai una fitta di dispiacere.
Pensai a quanto poco tempo abbiamo e quanto ne sprechiamo in polemiche sterili e inutili risentimenti.
Riconobbi che al matrimonio di Camilla si era comportata da signora, io, al suo posto, avrei dato in escandescenza se avessi dovuto dividere il compito di testimone con la persona che credevo avesse rovinato la mia vita, invece Barbara non aveva dato un singolo cenno di cedimento.
Col senno di poi pensai che aveva dimostrato una dignità mai vista in nessun’altra.

Non avevo una bacchetta magica per fermare il tempo e cancellare le cose brutte, se l'avessi avuta gliel'avrei donata senza pensarci un attimo.

CONTINUA
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4 commenti:

  1. queeeeeeeeennnnnnnnnn....suuuuuuuu...dddaiiiiiiiiiiiiiiiiiiii....

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  2. @Chica > :D

    @Federica > bene, mi fa piacere che susciti emozioni diverse ☺

    @Annie > ciao bellezza ;D

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